Non profit
Grecia out, Turchia in. La crisi potrebbe aprire le porte della Ue ad Ankara
di Redazione
Atene ed Ankara: in comune c’è solo l’iniziale. Per il resto, i destini di Grecia e Turchia sono così diversi e mutati nel corso del tempo, da sfiorare il paradosso. Nemici da sempre, costretti a un attuale quieto vivere per convenienza reciproca, c’è un’immagine che descrive perfettamente questo scambio di ruoli, dove l’Ellade che ha fatto ? realmente ? carte false per l’ingresso in Europa rischia di soccombere e la Turchia, che sogna l’Europa ma aspetta da anni fuori sulla soglia, vive un momento di prepotente crescita, economica e sociale.
Qualche mese fa è arrivata la notizia che la casa ateniese della famiglia Onassis è stata venduta allo Stato turco, che vi stabilirà la nuova ambasciata. L’immobile, che prima della crisi aveva un valore fra i 23 e i 30 milioni di euro, è stato venduto per 18. Si trova nel centro della capitale, non distante dal Parlamento e vicino a piazza Syntagma, centro delle manifestazioni anti Ue. La notizia è stata battuta dai media turchi con un tono di avvenuto riscatto. Onassis, originario di Smirne da cui era scappato nel 1923 in seguito all’espulsione dei greci dalla città, non aveva mai nascosto la sua antipatia per la Mezzaluna. Oggi i piani sembrano essersi tragicamente ribaltati.
La Turchia cresce e ruggisce come una tigre, tanto che alcuni esperti economici iniziano a preoccuparsi del fatto che cresca troppo. Può contare su una popolazione molto giovane ? l’età media è di 28 anni ?, e su una posizione geografica strategica e che ha saputo valorizzare. L’equilibrio interno è retto ? pur non senza polemiche, scandali e nodi irrisolti ? da un’invidiabile stabilità politica, garantita da un premier carismatico, capace di convincere gli investitori stranieri, Francia e Germania in testa: proprio le due nazioni che stanno facendo di tutto per tenere Ankara fuori dall’Europa. Ma quello su cui la Turchia può fare maggiormente conto è il grande dinamismo e la voglia di fare della sua gente, animata da un senso di riscatto.
Dall’altra parte c’è Atene, ferma nel tempo, attaccata a quella inestimabile eredità culturale che però è anche l’unico plus che le è rimasto. Lei che è membro dell’Unione Europea e dell’euro, di cui rischia di rappresentare la fine, al confronto con la Turchia a tratti sembra quasi la compagna di banco a cui è stata data una pagella che non si meritava.
Per questo i quotidiani della Mezzaluna, senza nasconderlo troppo, si considerano al momento in una situazione di superiorità non solo dei confronti dell’Ellade, ma addirittura dell’Europa, cui potrebbero ora decidere di voltare le spalle definitivamente. E per quell’antico rapporto di conflitto, nei titoli dei giornali anziché usare il nome “Grecia” scrivono komsular, “i vicini”. Per fargli capire ancora meglio quanto siano lontani anni luce.
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