Welfare
Guantanamo: procuratore militare si dimette per problemi etici
All'origine della decisione lo scarso margine di manovra concesso alla difesa degli imputati
di Redazione
Nuovo colpo per i tribunali militari istituiti a Guantanamo: uno dei procuratori ha rassegnato le dimissioni per motivi etici. In una lettera al tribunale il tenente colonnello Darrel Vandeveldd ha spiegato il suo gesto con le procedure che limitano la consegna di prove a discarico alla difesa.
Al centro della vicenda vi è il processo contro Mohammed Jawad, un afghano di 24 anni, accusato di aver lanciato una bomba a mano contro una jeep militare a Kabul nel 2002, ferendo due soldati americani e il loro interprete afghano. L’avvocato del giovane, David Frakt, ha detto al Washington Post che Vandeveld voleva raggiungere un accordo extragiudiziale per permettere il rapido rilascio di Jawad, che aveva 16 o 17 anni all’epoca dei fatti. Il procuratore capo, colonnello Lawrence Morris, non ha voluto commentare eventuali accordi, limitandosi a dire che Vandeveld si è dimesso perché «deluso» del fatto che i suoi superiori non abbiano approvato le sue raccomandazioni. «Non vi è nessuna base per dubbi etici. Siamo l’organizzazione più scrupolosa possibile in materia di presentazione dei documenti alla difesa», ha aggiunto, riferendosi all’obbligo della procura di consegnare alla difesa ogni documento che possa esserle utile.
Il procuratore dimissionario sembra vederla in modo diverso: «Sono altamente preoccupato per la sciatta e incerta procedura di consegna dei documenti alla difesa, tanto da ritenere di non poter più servire come procuratore», ha scritto nella lettera di dimissioni.
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