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Medio Oriente

Guerra a Gaza, i civili perdono sempre

700 le vittime israeliane, 2mila i feriti e più di cento le persone rapite dai militanti di Hamas. Oltre 500 i morti nella Striscia di Gaza, 2300 i civili rimasti feriti. Nella Striscia ora mancano farmaci dispositivi medici e carburante per i generatori. E la situazione può solo peggiorare. Le associazioni della società civile chiedono all'unanime: «Cessate il fuoco»

di Anna Spena

Si contano i morti e i feriti, da entrambi i lati, fuori e dentro la Striscia di Gaza. La dinamica è nota: sabato 7 ottobre Hamas, che governa nella Striscia di Gaza, ha lanciato un attacco missilistico su Israele, sfondato le barriere e colpito le colonie in prossimità della Striscia, attaccando anche un rave party in corso nel deserto del Neghev.

Sono 700 le vittime israeliane, 2mila i feriti e più di 100 le persone rapite dai militanti di Hamas. Oltre 500 i morti nella Striscia di Gaza e 2.300 la stima dei civili rimasti feriti. Nella Striscia ora mancano farmaci dispositivi medici e carburante per i generatori. E la situazione può solo peggiorare. La Striscia di Gaza è un lembo di terra di poco più di 300 chilometri quadrati, dove due milioni di palestinesi vivono come in una prigione a cielo aperto.

La risposta del Governo di Israele non si è fatta attendere e nei bombardamenti sono stati coinvolti anche ospedali e strutture civili della Striscia. Intanto il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, ha ordinato un assedio totale di Gaza: «Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto sarà chiuso. Stiamo combattendo animali umani e agiamo di conseguenza». Questa è una tragedia annunciata.

La situazione è drammatica e molto tesa anche nel resto dei territorio occupati della Cisgiordania. Israele è il Paese con più sanzioni Onu al mondo per la violazione dei diritti umani a danno della popolazione palestinese. «Il 2023 è un anno di violenze senza precedenti», dicono da Aoi – Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale. «Dall’inizio dell’anno, già più di 200 Palestinesi erano morti per mano israeliana, inclusi almeno 38 bambini e bambine; un numero di vittime già maggiore di quello registrato in tutto il 2022». Alle vittime palestinesi si aggiungono anche quelle israeliane: «La popolazione civile non deve mai essere un obiettivo di qualsivoglia azione armata. Continuare a raccontare questi momenti come episodi isolati non solo non restituisce il quadro di una situazione di crisi protratta, ma rischia di costituire un ulteriore ostacolo alla pace. Il disinteresse e l’immobilità della comunità internazionale nei confronti della occupazione e della colonizzazione israeliana in Palestina ha creato un clima di impunità di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani commesse da Israele in Palestina: attacchi dei coloni, incursioni mirate, demolizioni di infrastrutture, arresti arbitrari e uccisione di civili sono all’ordine del giorno. Bisogna agire per un immediato cessate il fuoco e per la riapertura di un tavolo di negoziato basato sulle norme e sui principi dei diritti umani e del diritto internazionale; far ripartire immediatamente la macchina della diplomazia, per porre fine dell’occupazione militare e alla colonizzazione israeliana in Palestina, incluso il blocco che da 15 anni affligge la striscia di Gaza, nel pieno rispetto del diritto internazionale e garantire in tempi rapidissimi e senza restrizioni le operazioni di soccorso della popolazione civile, che come sempre sarà la vera vittima di questa ennesima ondata di violenze». 

In questo momento le ambulanze non possono essere utilizzate perché vengono colpite dagli attacchi aerei. Medici Senza Frontiere, presente nella Striscia, chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare la neutralità delle strutture mediche, dei veicoli e del personale sanitario. «Le strutture sanitarie hanno bisogno di medicinali e attrezzature mediche a causa dei molti pazienti feriti», dichiara Ayman Al-Djaroucha, vice coordinatore di Msf a Gaza. «Gli ospedali sono sovraffollati, c’è carenza di farmaci e di dispositivi medici, manca anche il carburante per i generatori».

«Esprimiamo», scrivono le Acli-Associazione italiana lavoratori, «la nostra vicinanza ai familiari delle vittime di questa nuova ondata di inaccettabili violenze, che aggrava l’emergenza umanitaria nel tragico contesto israelo-palestinese e condanniamo fermamente l’azione violenta di Hamas compiuta in questi giorni e ogni forma di violenza e guerra.  Senza uno sforzo concreto perché i diritti di tutti vengano finalmente riconosciuti e rispettati non solo non potrà esserci pace, ma attacchi e massacri avranno inevitabilmente dimensioni sempre più feroci». 

Anche loro, come moltissime realtà della società civile, chiedono di far «ripartire immediatamente la macchina della diplomazia, per porre fine alle azioni violente di Hamas», ma anche di «risolvere l’occupazione militare e la colonizzazione israeliana in Palestina, nel pieno rispetto del diritto internazionale».

L’organizzazione umanitaria ActionAid è presente a Gaza e lavora anche in Cisgiordania: «Come organizzazione siamo profondamente preoccupati per l’escalation di violenza lungo il confine tra Israele e Gaza. La situazione mette in evidenza il fallimento della comunità internazionale nell’affrontare l’occupazione prolungata e il blocco di Gaza, sottolineando l’urgente necessità di una soluzione duratura in conformità alle risoluzioni delle Nazioni Unite», spiega Nadim Zaghloul, direttore di ActionAid Palestina. Al momento le comunicazioni con lo staff dell’organizzazione a Gaza sono discontinue a causa delle frequenti interruzioni di corrente e delle reti internet e telefoniche molto disturbate. 

«A Gaza sono stati uccisi 78 minori, e non è ancora chiaro quanti siano stati i minori israeliani uccisi», stando ai dati di Save the Children, «gli attacchi aerei hanno raso al suolo le abitazioni dei bambini e delle loro famiglie, mentre almeno tre scuole e un ospedale sono stati danneggiati. Anche un centro medico in Israele sarebbe stato colpito dal lancio di razzi. Tutte le scuole in Israele e a Gaza sono chiuse, interrompendo ancora una volta l’accesso dei bambini all’istruzione, da anni vittima delle ripetute escalation, in particolare a Gaza.   

Foto di apertura: Striscia di Gaza/Agenzia Sintesi


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