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Guinendadi, il reportage che racconta l’altra faccia della Guinea Bissau
Un reportage multimediale articolato in 15 storie. Raccoglie le parole e le esperienze di coloro che, nel Paese più piccolo del continente africano, ogni giorno lavorano per costruirsi un futuro diverso; e lo fanno credendo nella forza della collettività e della cultura locale per determinare il proprio sviluppo
di Serena Carta
Tutto ruota intorno a una parola in creolo: guinendadi. Un termine che porta con sé significati diversi – giustizia, amore per la patria, condivisione, responsabilità, impegno politico e sociale, tradizione, allegria – ma che, allo stesso tempo, unisce l'intero popolo della Guinea Bissau. Un popolo orgoglioso di avere dichiarato l'indipendenza dal Portogallo negli anni Settanta, sotto la leadership del politico ed eroe nazionale Amilcar Cabral; un popolo che oggi muove i suoi passi verso una nuova autonomia, quella dagli aiuti internazionali, dalla corruzione politica e dalla povertà.
“Guinendadi – Storie di rivoluzione e sviluppo in Guinea Bissau” è un reportage multimediale articolato in 15 storie. Raccoglie le parole e le esperienze di coloro che, nel Paese più piccolo del continente africano, ogni giorno lavorano per costruirsi un futuro diverso; e lo fanno credendo nella forza della collettività e della cultura locale per determinare il proprio sviluppo.
Se siamo abituati a sentire parlare della Guinea Bissau in termini di crisi politiche, narcotraffico ed estrema povertà, “Guinendadi” cerca un nuovo punto di vista sul Paese, dando voce a personalità, associazioni ed gruppi di cittadini impegnati nella società civile guineense. Ed è così che, con la guida del regista di fama internazionale Flora Gomes, si comprende il contesto storico e culturale dove nasce la volontà di farcela “con le propre gambe”. Spostandosi dalla città alla campagna, si incontrano le donne e gli uomini delle cooperative agricole per cui la sovranità alimentare è diventata bandiera di progresso locale e appropriato. Si scopre poi il primo incubatore di imprese del Paese, che offre formazione e sostegno ai giovani per trovare e creare impiego. E si fa la conoscenza con alcuni dei movimenti sociali nati in risposta al colpo di stato del 2012, determinati a divulgare una cultura di pace,libertà e democrazia: «Vogliamo creare una massa critica pensante, capace di riflettere sulle questioni del Paese, di fare domande e pretendere risposte. Vogliamo manifestare i nostri punti di vista in maniera costruttiva». Non mancano, infine, le melodie di quei musicisti che cantano «in nome del popolo», porgendo il microfono allo spirito della guinendadi: «I miei testi raccontano tante cose della Guinea Bissau: parlo della salute, dell’educazione, della sicurezza, del traffico e del consumo di droga. Non mi piace usare termini negativi per descrivere questo Paese, è una perdita di tempo e non credo sia utile. Io faccio musica per lanciare messaggi positivi sulla Guinea Bissau. Canto nel nome del popolo guineense e del mio Paese».
Le storie di “Guinendadi” sono raccolte su una piattaforma multimediale che mette insieme testi, foto e video, creata su misura rispetto alla funzione narrativa del reportage. Un esempio di storytelling giornalistico che vuole “entrare dentro” le storie, dedicando loro il giusto tempo e la giusta attenzione.
Il reportage è stato realizzato dai giornalisti Serena Carta, Fabio Lepore, Carolina Lucchesini, Sara Perro in collaborazione con l'ong Engim Internazionale e grazie al premio DevReporter, finalizzato a intensificare la collaborazione tra il mondo del giornalismo e quello della cooperazione internazionale.
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