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Famiglia & Minori

I detenuti? In giardino

Ottomila metri quadri di verde strappati ai topi e al degrado. Un laboratorio ecologico, una scuola e un impiego per decine di persone.

di Eugenio Andreatta

Sono ottomila metri quadrati di verde, punteggiati da alberi e arbusti tipici di vari climi. Ma il parco di via Due Palazzi a Padova ha qualcosa di speciale. È l?unico in Italia a sorgere all?interno di una casa di reclusione, un carcere di massima sicurezza costruito negli anni di piombo. Il parco è stato progettato dalla cooperativa sociale ?Giotto?, una piccola società sorta a metà degli anni Ottanta che da tempo organizza un corso di giardinaggio all?interno del carcere, inserendo anche i detenuti in semilibertà all?interno della sua azienda. Quelli della ?Giotto? sono partiti in piccolo, ma sempre pensando in grande. Alle sue cure oggi sono affidati i due parchi più grandi di Padova, l?Iris e il Roncajette, oltre che il verde monumentale del Cimitero Maggiore. Ora il parco didattico è il nuovo fiore all?occhiello della cooperativa padovana. È stato inaugurato la scorsa settimana alla presenza delle autorità cittadine e regionali. «Un laboratorio all?aperto», lo definisce Carmelo Cantone, direttore del carcere Due Palazzi. «Un?opportunità straordinaria per riqualificare e umanizzare l?ambiente carcerario», gli fa eco l?assessore regionale ai Servizi sociali Raffaele Zanon. E non è davvero retorica, se si pensa a come stavano le cose all?interno dei Due Palazzi. Infatti, solo qualche mese fa, quel quadrato di verde a cui fanno da quinta le muraglie con le finestre a sbarre, era una specie di discarica a cielo aperto, infestata da erbacce di ogni tipo, popolata da topi e da gabbiani in lotta per aggiudicarsi i rifiuti che cadevano dall?alto. Rimboccate le maniche, i detenuti del corso di giardinaggio hanno cominciato l?opera di trasformazione. L?area del carcere è stata suddivisa in quattro parti, in ognuna delle quali un gruppo di carcerati ha scavato le linee della corrente elettrica, dell?acquedotto e degli scarichi, diserbato le cordonate, lavorato e bonificato il terreno, piantumato alberi e arbusti, concimato e seminato il tappeto erboso. «La scelta delle specie vegetali», dice Nicola Boscoletto, presidente della cooperativa ?Giotto?, «ha interessato ventidue specie arboree e diciassette specie arbustive tra le più diffuse nei nostri climi, per familiarizzare gli allievi con le caratteristiche fondamentali delle piante». Ma ciò che più conta è il rilievo che il parco avrà per l?occupazione dei detenuti. «Lo scopo», dice ancora Boscoletto, «è la collocazione al lavoro, anche all?esterno, per quei carcerati che possono godere delle misure alternative alla detenzione». In effetti, offrire chances e nuove opportunità di riscatto ai detenuti non è cosa tanto semplice. «Da undici anni sono assistente volontario in questo carcere ed è la prima volta che mi trovo a inaugurare qualcosa», dice Piero Ruzante, giovane parlamentare pidiessino. E ricorda la penosa vicenda del megacapannone attrezzato, pronto ormai da sei anni e ancora bloccato da pastoie burocratiche che non consentono il lavoro dei detenuti. Ma ora non è più tempo della lamentela e della recriminazione. È Sergio Iovino, prefetto di Padova, a dirlo a chiare lettere: «Dalla collaborazione tra istituzioni pubbliche e private e volontariato sociale emerge un?identità di vedute, una strategia innovativa» e lancia un appello perché si faccia di tutto per moltiplicare le opportunità di lavoro esterno per i detenuti. E ora? «La grande sfida», dice il presidente Boscoletto, «è rendere ancora più vivibile il carcere: il parco rappresenta un polmone verde di grande respiro per l?intera struttura. Ma è solo una tappa, importante, del progetto generale di riqualificazione di tutti gli spazi del complesso carcerario che si completerà nei prossimi anni». Cominciando per esempio dall?area colloqui con i familiari, perché «sarebbe davvero bello offrire ai detenuti un luogo accogliente per un momento così importante» . Insomma, dal giardino alle celle: siamo appena agli inizi. ? Cooperazione a sud Il Meridione d?Italia si promuove con ?Cooperazione Sud?, il primo coordinamento di cooperative calabro-campane, nato a opera di tre imprese sociali. Si tratta della Coop. sociale ?Cronos Raito? di Salerno e delle cooperative ?Serenità? e ?Comunità e sviluppo? di Reggio Calabria. L?intento è di promuovere l?ente cooperativa come forma di impresa autogestita, attraverso una serie di obiettivi-servizi. Si tratta della creazione di un sistema informativo sulla cooperazione, dello sviluppo di controlli delle leggi nazionali sul movimento cooperativo, dell?intermediazione con enti pubblici e privati, della promozione di servizi mutualistici e della ricerca di nuovi rapporti d?impresa. Ecco gli indirizzi: ?Cronos Raito?, via Scavata, 84010 Raito di Vietri sul Mare (Sa); ?Serenità?, via San Pantaleo 20, 89020 Serrata (Rc); ?Comunità e sviluppo?, viale Regina Margherita, Laureana di Borrello (Rc).


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