Non profit

I due ostacoli che impediscono di fare il salto decisivo

di Redazione

Chissà perché quando c’è di mezzo la conoscenza l’impresa cooperativa fino ad ora non ha funzionato. O comunque fatica ad affermarsi nonostante alcune organizzazioni di rappresentanza ? in Italia, Legacoop e nel Regno Unito, Cooperatives UK ? si prodighino per promuovere l’associazione in forma cooperativa tra professionisti, in particolare tra i cosiddetti “lavoratori della conoscenza”. Eppure guardando al tema in termini astratti la cooperativa sembrerebbe la forma ideale per coordinare la produzione di un bene, la conoscenza, che sempre più spesso è il frutto di un processo di natura collettiva.
È necessario quindi riconoscere e poi rimuovere gli ostacoli che hanno fin qui impedito di costruire intorno alla conoscenza un sistema organizzativo adeguato a generarla e scambiarla, addirittura in forma di bene comune. Tra i principali ostacoli si possono ricordare, in primo luogo, i mercati, sia pubblici che privati, dove la conoscenza viene prodotta e che si caratterizzano per una notevole frammentarietà della domanda, spesso alimentata da sistemi burocratici farraginosi e che tutto incentivano fuorché l’associazione tra professionisti. In secondo luogo si può aggiungere l’ostacolo derivante da un’interpretazione “oltranzista” della governance cooperativa, che applica in maniera eccessivamente rigida principi come quello di “una testa un voto” nel suddividere le quote di potere. Un eccesso di egualitarismo che, ad esempio, limita la distinzione tra operatori “senior” e “junior”.
Ma, a ben vedere, il principale limite del modello cooperativo nel settore delle libere professioni consiste nel mancato riconoscimento delle peculiarità dei soggetti che potenzialmente ne possono fare uso. In pochi casi è emerso che a dover essere associate in cooperativa non sono solo persone portatrici di determinate competenze (tendenzialmente omogenee) alla ricerca di un contenitore imprenditoriale (spesso purchessia!), ma vere e proprie unità economiche e produttive diversificate per campo d’interesse. Le conseguenze di questo riconoscimento sono rilevanti, perché in quest’ottica le cooperative tra professionisti si configurano come reti d’impresa orientate all’innovazione, assumendone gli elementi tipici: natura collaborativa degli scambi, valorizzazione dell’autonomia dei nodi, versatilità rispetto all’obiettivo, capacità di attrarre apporti di natura diversa. Tutti aspetti oggi molto ricercati dai lavoratori della conoscenza che potrebbero rendere l’impresa cooperativa ben più attrattiva rispetto a un qualsiasi studio professionale, anche da parte di possibili finanziatori.

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