O tto anni dopo Genova, il G8 torna in Italia. A La Maddalena, in Sardegna. Il logo richiama le bellezze dell’isola: quattro tartarughe stilizzate che nuotano. Tra le novità, l’allargamento del summit, il secondo giorno, al G5 (Sud Africa, India, Cina, Brasile e Messico) e all’Egitto, e nell’ultima giornata ad Indonesia e Australia. Ma secondo Sergio Marelli, presidente dell’Associazione ong italiane, il buon vecchio G8 non è più quello di una volta.
Vita: Come sarà il G8 2009?
Sergio Marelli: Potrebbe essere l’ultimo. Le precedenti edizioni hanno dimostrato incapacità nel trovare soluzioni concrete ai temi che di volta in volta hanno trattato. È cresciuta l’importanza di altri summit, come il G20, che si è tenuto lo scorso anno e che proseguirà con la seconda seduta, annunciata da Gordon Brown, il 2 aprile 2009.
Vita: Che senso hanno due summit a distanza di tre mesi?
Marelli: Gordon Brown ha detto che il G8 è troppo piccolo per occuparsi dei grandi temi economici. E non è un caso che il G20 ospitato da Londra si svolga prima della riunione dell’Ecosoc, il Consiglio sociale ed economico delle Nazioni Unite, che tratterà la crisi economica mondiale.
Vita: L’allargamento del G8 ad altri Paesi, annunciato in occasione dell’edizione 2009, non è sufficiente?
Marelli: Il G8 in forma allargata è un passo in avanti. Senza i Paesi cosiddetti industrializzati alcune sfide non si possono vincere, come quella della sostenibilità ambientale. Ma vale anche il contrario: un G8 chiuso in se stesso rischia di rimanere a margine delle sfide globali.
Vita: È il G8 dopo Genova. E si parla già del problema sicurezza?
Marelli: Credo che tutti debbano dimostrare responsabilità perché il summit si svolga in modo corretto, anche le forze dell’ordine.
Vita: Il tema del G8 sarà la crisi economica. Qual è la prospettiva delle ong?
Marelli: Le organizzazioni non governative hanno toccato con mano gli effetti della crisi alimentare ed economica nei Paesi in via di sviluppo, sulle economie più fragili e le popolazioni più povere. Bisogna evitare che le disparità crescano perché oltre a saltare i sistemi economici rischiano di saltare i sistemi sociali.
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