Non profit

I muscoli del dittatore

La comunità internazionale scossa dal secondo test nucleare nella storia della Corea del Nord. Dura la reazione di Obama, che parla di «atto di incoscienza», di «minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo».

di Redazione

Messaggio alla nuova amministrazione americana? Strategia per aprire un dialogo con Obama dopo le aperture all’Iran? Prova di forza a uso interno in vista della successione? Il test nucleare voluto da Kim Jong-Il conquista le prime pagine dei giornali. Che si interrogano sul senso del gesto.

“La bomba coreana spaventa il mondo”, titola il CORRIERE DELLA SERA. Il test atomico della Corea del nord nei pressi della città nordorientale di Kilju, il secondo nella storia, spaventa il mondo. Usa, Cina e Russia all’unisono all’Onu condannano il regime di Kim Jong-il. Con una potenza fra i 10 e i 20 chilotoni si tratta di una simulazione equivalente agli ordigni americani sganciati nel 45 su Hiroshima e Nagasaki. Lanciati anche tre missili a corto raggio. Cosi l’agenzia di stampa nordcoreana Kcna: è stato «condotto con successo un nuovo esperimento atomico sotterraneo» nell’ambito di «misure per rafforzare la deterrenza nucleare all’autodifesa». Il CORRIERE affida l’analisi allo storico Pierre Rigoulot: “«Kim dice all’America: se c’è posto per l’Iran, fateci entrare nel club»”. Questa la spiegazione del direttore dell’istituto di storia sociale a Parigi: si tratterebbe di un messaggio indirizzato alla Casa Bianca. Ma anche una dimostrazione di quanto un regime dato per finito abbia ancora risorse da spendere sulla scenda del mondo…«per Pyongyang il nuovo atteggiamento (di dialogo) verso l’Iran da parte di Obama è un segnale che la politica di non proliferazione è stata di fatto abbandonata. Dunque se può Teheran , perché non Pyongyang?».

Fotonotizia in prima su LA REPUBBLICA: “La Corea del Nord sfida il mondo con un nuovo test atomico”. I servizi alle pagine 12 e 13. Arturo Zampaglione da New York riferisce della riunione d’emergenza tenutasi all’Onu: il test nucleare è stato visto come una vera e propria sfida al consiglio di sicurezza che ha poi espresso una dura condanna nei confronti di Pyongyang, d’accordo anche la Cina:  «Chiediamo che i nord-coreani rispettino le promesse di denuclearizzazione e ritornino al tavolo delle trattative a sei» ha commentato Pechino. Particolarmente dura la reazione di Obama che parla di «atto di incoscienza», di «minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo». Lo scenario è di Federico Rampini: “Il ricatto a Obama, l’ambiguità di Pechino così Kim Jong II gioca la carta bomba”. «Pechino in questa partita mantiene un ruolo ambiguo e cinico; nasconde le sue carte; si associa alle condanne ma si ferma sempre un passo prima di ogni azione risoluta». Da parte sua il regime di Pyongyang svolge la sua tattica di provocazioni e prepotenze in una progressiva escalation (in particolare dal mese di aprile).

Il GIORNALE dedica due pagine all’esplosione atomica registrata in Corea del Nord. Il test nucleare fa parte della strategia del dittatore Kim Jong-il il «caro dittatore» nordcoreano. Secondo il giornalista Fausto Biloslavo è una tattica che mira a ricattare «la comunità internazionale con lo spauracchio della Bomba» per ottenere favori come ha fatto già in passato come nel caso del «cibo durante la carestia negli anni novanta, tonnellate di combustibile con la luce verde degli Stati Uniti e la benevolenza della Cina per dismettere un vecchio impianto nucleare». Il fatto più importante è che alle dure reazioni internazionali e in primo luogo occidentali si sono aggiunte quelle di Cina e Russia paesi che prima »non si erano mai distinti per durezza nei confronti delle provocazioni di Kim».

“Test nucleare della Nord Corea. Obama: il mondo deve reagire” scrive AVVENIRE in prima. Non è passato neppure un anno da quando la prova di forza fra comunità internazionale e Corea del Nord sembrava essersi allentata. Nel 2007, i negoziati a sei avevano iniziato a dare risultati positivi. Ma da un paio di mesi, secondo gli analisti, la Corea ha ripreso la politica delle provocazioni, alzando nuovamente la posta in gioco. Una carrellata di reazioni all’esperimento nucleare: dalla convocazione d’emergenza del consiglio di sicurezza dell’Onu da parte di Ban Ki-moon alle pronte condanne di Gordon Brown («Questo atto minerà le prospettive per la pace nella penisola coreana e non aggiungerà nulla sicurezza della Corea del Nord. La comunità internazionale tratterà la Corea del Nord come un partner solo se questa si comporterà responsabilmente. Se non lo fa si può attendere solo un rinnovato isolamento»), Franco Frattini e José Manuel Durao Barroso, che a nome dell’Ue definisce il test «una provocazione», un «avvenimento profondamente deplorevole» e un «atto irresponsabile» che giustifica una ferma reazione. Ahmedinejad non perde l’occasione per dire che, se è vero che nessun paese dovrebbe sviluppare armi nucleari, «i primi a disfarsene devono essere le grandi potenze…. Se loro lo faranno, anche gli altri seguiranno». Secondo l’analista dell’Istituto per gli studi internazionali di Shanghai Yu Yingli «Pyongyang vuole aumentare le proessioni sulla comunità internazionale per ottenere concessioni, mentre prosegue nei suoi obiettivi segreti». Ma soprattutto il test nucleare è utile a rafforzare la posizine del leader nordcoreano Kim Jong-il. Insomma, dietro lo strappo ci sono i giochi per la sua successione e il favorito è il figlio Kim Jong-un. Un box mette in evidenza il già ricchissimo arsenale balistico del Paese eremita: oltre mille missili di varia stazza e gittata, mentre l’esercito è il 4° al mondo con oltre un milione di soldati regolari e ben 7 milioni di riservisti su un totale di 34-24 milioni di abitanti.

“Sfida atomica della Corea”. In prima pagina LA STAMPA pubblica una foto di una manifestazione a Seul contro il test nucleare. Il servizio all’interno apre con la reazione della Casa Bianca: “Test nucleare di Pyongyang. Obama furioso” è il titolo dell’articolo scritto da New York che riporta la condanna degli Usa. «I test rappresentano una minaccia per la pace e una sfida sconsiderata alla comunità internationale» ha detto Obama. Seul ha fatto sapere che Usa e Cina erano avvertiti del test ma Washington ha precisato che si è trattato di un “alert” meno di un’ora prima. LA STAMPA intervista John Bolton, falco neoconservatore del governo Bush, che punta il dito contro la politica dei democratici basata sul dialogo. Secondo Bolton ora gli Usa dovrebbero «inserire di nuovo la Corea del Nord nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo».

“Pyongyang sfida il mondo” è il titolo di apertura della pagina dedicata dal SOLE 24 ORE ai test nordcoreani. Oltre alla cronaca della giornata di ieri, interessante ritratto di Kim Jong-Il, il «caro leader» nonché «genio dai 10mila talenti» come viene definito in patria. Gli scarni tratti biografici non ufficiali parlano di un playboy e viveur che a 68 anni non si rassegna, amante del cibo raffinato (va pazzo per i vini pregiati e la vera pizza italiana), ma la cui personalità potrebbe andare al di là di questi tratti macchiettistici: secondo Giancarlo Elia Valori, che lo conosce personalmente, sarebbe infatti scaltro e dotato di notevole fiuto politico. Il suo obiettivo, secondo IL SOLE24ORE sarebbe infatti quello di arrivare a trattare con gli Stati Uniti «direttamente» per mantenere in vita il proprio regime e non essere fagocitato dalla vicina Cina.

Al test atomico nordcoreano IL MANIFESTO dedica un piccolo richiamo in prima “Nuovo test atomico. Obama: è una minaccia” e una pagina all’interno con due articoli, il primo “Il Nord -Corea  gioca la carta del test nucleare” in cui si sottolineano anche i giochi politici interni dovuti al fatto che il leader Kim-Jong-il è gravemente malato «sta cercando di costruire una transizione (da mesi gli osservatori cercano di orientarsi tra i segnali che arrivano dal regime più opaco del mondo): lo scettro dovrebbe passare a uno dei tre figli, ma nessuno sembra avere il carisma per imporsi. In questa situazione i vertici militari hanno certamente più gioco: il test sarebbe una concessione a loro fatta del debole Kim-Jong-il (…)». Nell’articolo dedicato alle reazioni “Anche gli amici ora protestano. Pechino e Mosca infuriate con Pyongyang” si sottolinea invece come «Per una volta la comunità internazionale risponde compatta all’ennesima provocazione nordcoreana e da un’estremità all’altra del globo, dagli Stati Uniti al Giappone, passando per l’Unione Europea, la Russia e la Cina, la condanna è forte e unanime (…)».

E inoltre sui giornali di oggi:

CEI

CORRIERE DELLA SERA – “la Cei difende i licenziati: non sono zavorra da gettare”. Il monito di Bagnasco occupa l’apertura di pag 5. Che sugli immigrati aggiunge la necessità di una «strategia più ampia e articolata» visto che il «singolo provvedimento» sui respingimenti «finisce con l’essere fatalmente inadeguato» e che le «significative correzioni» al ddl sulla sicurezza «non hanno superato tutti i punti di ambiguità». Sul tema del lavoro replica Sacconi: «Più che altrove, il Italia si è protetto il rapporto di lavoro».

LA REPUBBLICA – Ampio spazio al monito della Cei (“I vescovi in campo «I licenziati non sono zavorra»” è il titolo in prima). Fra i servizi, un’intervista al ministro Brunetta: “Non ci sono tensioni sociali in difficoltà solo gli autonomi” dice il titolo. «Sui precari non ci sono dati. La tesi secondo cui sarebbero stati i primi a pagare non ha ancora evidenza empirica… 14 milioni di dipendenti che formano il grosso del mercato del lavoro non hanno perso il loro posto. In più hanno aumentato il loro potere d’acquisto» sostiene…

IL MANIFESTO – “Bagnasco sgrida il governo. «I fenomeni migratori non sono solo questione di ordine pubblico” è il titolo dedicato all’articolo sull’intervento del presidente della Cei «Per una volta non si è parlato solo di Noemi (…). Nel suo intervento (Bagnasco) ha toccato ben altri temi: immigrazione, politica, lavoro, crisi economica e bioetica. Invitando tutti a ragionare su scala transnazionale in vista delle prossime elezioni europee, per “costruire l’Europa dei cittadini e dei popoli, non quella delle burocrazie”». Si sottolinea come per il cardinale l’immigrazione non è riducibile a un problema di  ordine pubblico e che «l’immigrazione è una realtà magmatica – conclude Bagnasco – se non la si governa si finisce per subirla».

AVVENIRE – La 59° Assemblea della generale della Cei si apre sui temi della crisi, del lavoro, dell’immigrazione, del terremoto e dell’emergenza educativa. «Col dramma del sisma in Abruzzo è emersa la parte migliore del Paese ma è importante che l’opinione pubblica resti attenta e vigile: la ricostruzione dovrà essere sollecita, senza intoppi né sprechi», ha detto nella prolusione il cardinale Angelo Bagnasco (testo integrale a pagina 6, 7 e 8). Fra le questioni sociali, l’arcivescovo di Genova mette al primo posto quella della crisi economica: «Torniamo ad auspicare un fisco più equo», e ancora, «Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra» e individua nelle risorse umane il bene da cui ripartire una volta passato il peggio. Ha auspicato più ammortizzatori sociali per i precari, attualmente, «davvero modesti» e ha esortato «a umanizzare il mondo del lavoro». Per quanto riguarda l’immigrazione ha invitato invece ad una strategia più articolata che non risponda solo all’esigenza dell’ordine pubblico ma includa «patti di cittadinanza» per l’integrazione e più cooperazione internazionale (primo piano a pagina 5).

 

SOCIAL CARD

CORRIERE DELLA SERA – “Social card, bocciate 220mila richieste”. Nel focus di oggi il bilancio della carta per i poveri: le carte attivate sono 567mila. Già fatte 5 milioni di operazioni, 28,2 euro l’importo medio. D’altro canto i beneficiari potenziali sono 1.3 milioni, ma non esiste una banca dati della povertà. Database che ora il governo vorrebbe costruire. Bocciate 220mila richieste, come dice il titolo, su 788mila domande. Fra i respinti anche pensionati da 5mila euro al mese. Campania e Sicilia le regioni con più ricariche richieste.

 

POLEMICHE

LA REPUBBLICA – “Roma: c’è Vauro in sala, il sindaco Alemanno rifiuta la concessione del cinema Aquila” è l’occhiello di una notizia che dalla prima scivola a pagina 47: “E Moretti salvò il film di Emergency” sintetizza il titolo. L’appuntamento per stasera ma quando l’amministrazione capitolina ha scoperto che in sala ci sarebbe stato il contestato vignettista di Annozero ha fatto marcia indietro (con la scusa che la richiesta della sala non sarebbe stata prodotta in tempo). L’assessore alla cultura, Umberto Croppi, commenta (riferendosi a un analogo episodio): «già per il dvd di Deaglio su Genova il sindaco aveva smentito il funzionario che aveva negato lo spazio. Se mi avessero cercato avrei dato il via libera».

AFRICA

SOLE24ORE – “Caccia alle terre d’Africa per nutrire i paesi ricchi”: sconcertante panoramica disegnata dalla Fao sulle vaste aree di stati come Tanzania, Madagascar, Rep. Dem Congo, Sudan e Mozambico ormai in mano a stati e multinazionali che le sfruttano per coltivare grano, granturco, soia e altri vegetali che finiranno però ovviamente altrove. La più attiva su questo fronte, si sa, è la Cina ma sono coinvolti anche Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait, Gran Bretagna, India e Corea. Il Giappone proporrà al G8 un codice etico contro gli abusi, che portano al paradosso, per esempio, che in Sudan la gente muore di fame in Darfur e il governo svende un milione di ettari alla Cina per produrre derrate alimentari.

LA STAMPA – “Africa disperata. Terre in vendita a cinesi ed emiri” è il titolo di un servizio sulla denuncia della Fao. Nel continente più ricco di risorse naturali del mondo è la corsa ad accaparrarsi la terra: Seul possiede 2,3 milioni di ettari, Pechino ne ha comprati 2,1 milioni, l’Arabia Saudita 1,6, gli Emirati 1,3. Nuovi imperi in nome dell’agrobusiness. Lo scopo è produrre cibo da esportare o coltivare le piante che servono per produrre gli agrocombustibili.

 

POLITICA

IL MANIFESTO – L’apertura de IL MANIFESTO con una grande foto di pupi siciliani e il titolo “Pupi e papi” punta sulla politica interna «Piccole crepe crescono. Nel pieno del “caso Noemi”, su cui cambia versione ogni giorno, Berlusconi si imbatte nel “caso Lombardo”. Il governatore della Sicilia scioglie la sua giunta per faide interne al Pdl e in lite con l’Udc, propone un’alleanza “dei volenterosi”, no chiude la porta al Partito democratico. Paura a destra in vista delle Europee» è il sunto delle tre pagine interne dove in passerella si analizzano i movimenti politici in Sicilia con tanto di amarcord “La minaccia. Sul finire degli anni 50 Silvio Milazzo ruppe con la Dc e diventò presidente della Sicilia in un governo autonomista “destra -sinistra” appoggiato dal Pci e dal Msi».

ITALIA OGGI– Chi veramente vuole diminuire il numero dei parlamentari e dei senatori? Sono una decina le proposte di maggioranza e opposizione per comprimere i costi del Palazzo. Un articolo di ITALIA OGGI nella sezione Primo Piano fa luce sui disegni di legge sulla riduzione dei parlamentari  che abbondano a inizio legislatura ma che strada facendo finiscono nel dimenticatoio. Scrive Italia Oggi:«Una volta insediatosi il governo, evidentemente, quei progetti non si sono dimostrati così urgenti come adesso. Ma si sa, quando si avvicina una scadenza elettorale, le cose vanno molto diversamente». Secondo il pezzo,la maggioranza delle proposte che sono oggi nei cassetti di camera e senato sono state presentate dal Pd. Tra gli esempio, Italia Oggi cita la proposta di Luigi Zanda ( Pd) , che aveva l’obiettivo di ridurre il numero dei parlamentari portando a 400 il numero dei deputati e a 200 quello dei senatori. La proposta di Andrea Pastore e Italo Bocchino del Pdl mirava invece a  una riduzione a 500 deputati. Sempre nel campo del Pd, Olga D’Antona, il 30 aprile 2008 aveva proposto un disegno di legge che prevedeva oltre ai tagli dei parlamentari e dei senatori anche un governo con al massimo 15 ministri e 30 sottosegretari.

 

DIRITTI

AVVENIRE – “Pena di morte: si sta allargando il fronte del no» (pag. 16). Anche il Togo rinuncia al boia. L’annuncio al quarto congresso dei ministri della Giustizia organizzato dalla comunità di Sant’Egidio.

 

FISCO

AVVENIRE – Inserto Non profit. L’agenzia delle entrate individua le priorità e detta le istruzioni per l’attività di prevenzione e contrasto all’evasione. “Terzo settore, prepararsi ai controlli”. L’obiettivo del fisco: stanare il falso non profit. L’inserto offre una serie di consigli da seguire dopo le indicazioni dell’Agenzia delle entrate (“Associazioni, regole minime per non temere le verifiche”)

 

BERLUSCONEIDE

IL GIORNALE – Al caso Letizia il quotidiano milanese dedica l’apertura con un esplicito «Berlusconi: “Adesso parlo io”»  e tutte le prime quattro pagine. In difesa del premier viene schierato un articolo di Giampaolo Pansa «Quella cieca ossessione di Repubblica» in cui si accusa il quotidiano di Mauro dove prima il giornalista era di casa di attaccare ormai ideologicamente e irrazionale Berlusconi. C’è poi un invettiva femminista, a cura di Maria Giovanna Maglie, che difende Noemi tirando in ballo il rispetto delle donne dal titolo «La campagna infame sul corpo di una ragazza». Lo scoop, il grimandello per sotterrare polemiche e detrattori viene fatto detonare in seconda pagina e consiste in un’intervista rilasciata da Elio Letizia, padre della ragazza, a Il  Mattino. «Lo sfogo del padre sotto assedio: “Basta fango Noemi è illibata”» porta con sè la notizia chiave dell’amicizia tra l’impiegato comunale e il premier: «La mia amicizia con Berlusconi? Mi fu vicino quando persi mio figlio in un incidente stradale». Le ultime due pagine dedicate alla querelle sono una lunga intervista rilasciata alla Cnn da Silvio Berlusconi che si difende e spiega i fatti.

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