Fabio Rolfi, vicesindaco del Comune di Brescia, com’è nata e quali finalità si propone l’iniziativa che prevede lavori di pubblica utilità per i detenuti?
L’iniziativa nasce da una proposta del ministero dell’Interno rivolta ai tribunali italiani (dlgs 274/2000) in base alla quale i giudici possono applicare, su richiesta dell’imputato, la pena del lavoro di pubblica utilità, che consiste nella prestazione di attività non retribuita in favore della collettività da svolgere presso pubbliche amministrazioni o enti non profit. L’accordo gioverà all’intera collettività perché trasformerà in beneficio della collettività appunto alcuni reati minori.
Come è organizzata l’attività dei detenuti? È prevista la collaborazione con le associazioni di volontariato?
Al momento dell’accordo hanno aderito all’iniziativa: Associazione Avar, Associazione Sos randagi, Associazione Le Muse, Associazione Mare mosso, Cooperativa Bottega Informatica, Associazione Familiari e vittime della strada e Associazione Carcere e territorio. L’attività è svolta in conformità con quanto disposto nella sentenza di condanna, nella quale il giudice indica il tipo e la durata del lavoro di pubblica utilità, la struttura dove la stessa è svolta e le persone incaricate per l’attività di coordinamento e definizione delle relative istruzioni. La durata non può essere inferiore a dieci giorni e superiore a sei mesi e deve essere svolta soltanto nell’ambito della provincia in cui risiede la persona interessata e non può eccedere le sei ore settimanali.
Quali sono le prestazioni di lavoro che saranno svolte dai detenuti?
Sono stabilite a seconda della specifica professionalità e attitudini del soggetto. Ad esempio: prestazioni di lavoro nei confronti di tossicodipendenti, persone affette da infezione da Hiv, portatori di handicap, malati, anziani, minori, ex detenuti o extracomunitari; prestazioni di lavoro per finalità di protezione civile, anche mediante soccorso alla popolazione in caso di calamità naturale, di tutela del patrimonio ambientale e culturale.
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