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I nuovi tycoon? O li fermiamo o sarà nuova barbarie

Intervista a Giulio Sapelli: «Conflitti sociali inevitabili»

di Redazione

Il grafico che pubblichiamo qui fianco, Giulio Sapelli se lo studierà e centellinerà anche con i suoi allievi. «Fotografa con un’evidenza schiacciante il grande fenomeno che ha segnato questo nostro tempo: lo schiacciamento della classe media». Sapelli è professore ordinario di Storia economica all’Università di Milano, dove insegna anche Analisi culturale dei processi organizzativi. Spiega. «Questo schiacciamento sta accadendo in tutto il mondo, ed è l’esito della prevalenza del capitale finanziario sul lavoro». Ma non è sempre stato così. E c’è una data in cui i fenomeni di crescita diffusa e distribuita su tutte le classi sociali si è fermato. È il 1980, non a caso data d’inizio del reaganismo. «In quel momento vengono tagliate le tasse ai reddIti alti, con la motivazione che lasciando più libertà a queste ricchezze si sarebbe prodotta una mobilità asceNdente per tutti. Lo schema era sbagliato e oggi subiamo il trauma prodotto da quell’errore». Dove stava l’errore? «Nell’aver puntato tutto sulla crescita all’infinito dei consumi americani. Il debito delle famiglie Usa ha spinto l’economia mondiale, sino a che la crisi dei subprime non le ha messe in ginocchio». Tuttavia questa depressione non sembra aver avuto grandi conseguenze per l’élite dei super-ricchi, gli unici che non sembrano toccati dalla crisi. Come lo spiega? «Con il fatto che è ricchezza che non ha un nesso con l’andamento dell’economia reale, ma che vive e cresce su se stessa».
Gran parte dei nuovi tycoon in effetti vengono dal mondo della finanza. È lì che si sono moltiplicate le ricchezze iperboliche, anche in una fase di quasi recessione. Sapelli non è convinto che soluzioni tipo Tobin tax siano affidabili. «A livello morale mi sembrano rimedi. Dove non ci sono troppe previsioni di crescita, i capitali fuggono. La Tobin tax è funzionata in Cile, perché lì c’erano previsioni di espansione economica che comunque rendevano il contesto attraente per chi voleva investire. Ma una Tobin tax sulla situazione italiana sarebbe una catastrofe».
Poi c’è un altro fattore da tenere in conto: l’inciviltà dei nuovi ricchi. «Sono spesso figli di un capitalismo da rapina, che ha fatto fortuna sugli asset tossici. Il caso tipico è Soros, che ha raccolto fortune immense con assoluta spregiudicatezza, e poi si è reso protagonista di gesti esemplari come il finanziamento di università libere nel suo Paese d’origine. Ma i nuovi ricchi non hanno nessuna coscienza di quanto siano devastanti per la collettività le dinamiche che hanno permesso loro di accumulare immense ricchezze». E come si immagina Sapelli lo sviluppo del grafico nei prossimi anni? «Non so dire. Ma mi preoccupano le ricadute sociali che ci saranno se non si inverte questo trend. Il rischio è quello di una nuova barbarie, un imbarbarimento dell’Occidente assediato da contrasti e conflitti che diventano ingovernabili».

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