Rapporto Caritas
I poveri in Italia? Sempre di più e sempre più cronici
Nei servizi Caritas il numero delle persone vulnerabili accompagnate è cresciuto del 62% in due anni. Tanti gli anziani e i lavoratori poveri. Casa e accesso alle cure sono i due nodi cruciali. Tutti i dati, con le video interviste a Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana; Federica De Lauso, ricercatrice dell’Ufficio Studi di Caritas; Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore e Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana

Sono state 277.775 le persone accolte e sostenute dai centri di ascolto e i servizi della rete Caritas nel corso del 2024. È quanto emerge dal Report povertà 2025 presentatoinsieme al Bilancio Sociale, nella sede di Caritas italiana a Roma. Va precisato che il dato si riferisce esclusivamente ai 3.341 centri Caritas informatizzati, distribuiti in 204 diocesi. Tali servizi rappresentano circa la metà di quelli promossi dalle Caritas diocesane e parrocchiali del nostro Paese che, secondo l’ultima mappatura nazionale, risultano essere 6.780. Ciò che subito colpisce è l’aumento delle prese in carico nell’ultimo decennio: il numero delle persone vulnerabili accompagnate è infatti aumentato di oltre 62% rispetto al 2014 (+77% al Nord). Diversamente da quanto ritiene l’immaginario comune, la richiesta d’aiuto legata alla povertà arriva in modo consistente anche dagli italiani (42,1%): la forbice con gli stranieri (56,2%) infatti è sempre più ridotta. L’1,7% sono apolidi o con doppia cittadinanza. Tra gli stranieri, prevalgono le nazionalità marocchina, peruviana (colpisce che questa sia passata dalla 7a alla 2a posizione), rumena e ucraina.
I numeri della povertà in Italia
L’aumento delle persone prese in carico dai servizi Caritas rispecchia l’aumento della povertà nel nostro Paese e, più in generale, in Europa, dove il 21% della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale: oltre 93 milioni di individui, ovvero più di un europeo su cinque. L’Italia è il settimo Paese per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (23,1% nel 2024, a fronte del 22,8% del 2023), dopo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania. Passando dal rischio povertà alla condizione di povertà conclamata, la percentuale e i numeri sono comunque alti: oggi in Italia un residente su 10 vive in povertà assoluta (precisamente il 9,7%), pari a 5.694.000 persone, per un totale di 2.217.000 famiglie. Sono i numeri emersi ed evidenziati dall’ultimo rapporto Istat, che confermano la tendenza verso un costante aumento della povertà assoluta nel nostro Paese.

L’istruzione è un “antidoto”, il lavoro no
Come evidenziato recentemente da Istat (ne abbiamo parlato qui) e ora rimarcato da Caritas, neanche il lavoro mette al riparo dalla condizione di povertà: il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato. Colpa dei salari che non aumentano, mentre aumentano il costo della vita e l’inflazione: quest’ultima, pur avendo rallentano la propria crescita (+1%) rispetto al 2022 e 2023 (rispettivamente +8,1% e +5,7%), continua a rendere insostenibili le spese basilari per molti nuclei familiari. Tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni reali in Italia sono diminuite del 4,4%; dal 2008 al 2024, la perdita complessiva del potere d’acquisto dei salari è stata dell’8,7%, dato peggiore tra tutti i Paesi del G20 (fonte: Ilo).
La povertà vista dalla Caritas
Tornando ai dati dell’Osservatorio Caritas e delle prese in carico, la rete ha raggiunto circa il 6 per mille dei nuclei familiari residenti in Italia e circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta. Il numero degli assistiti è aumentato del 3% rispetto al 2023, ma addirittura del 62,6% rispetto al 2014. Allarma in particolare la crescita delle situazioni di cronicità: oltre un assistito su quattro (26,7%) si trova in uno stato di disagio stabile e prolungato.

La povertà non ha età
Se i giovani continuano ad essere la categoria maggiormente assistita nei servizi Caritas, raddoppiano le richieste di aiuto da parte degli over 65: dal 2015 a oggi la loro incidenza è infatti passata dal 7,7% al 14,3%. Le famiglie con figli costituiscono invece circa i due terzi degli assistiti (63,4%), molti dei quali con figli minori, senza rilevanti variazioni rispetto agli anni precedenti. La maggior parte delle persone accompagnate accompagnate da servizi Caritas ha una condizione lavorativa critica: il 47,9 % è disoccupato, il 23,5% “working poor”. Quest’ultima condizione ha un’incidenza superiore al 30% nella fascia tra i 35-54 anni. Da notare che “quindici anni fa i disoccupati rappresentavano i due terzi dell’utenza e gli occupati appena il 15% – riferisce Caritas Italiana – Questo descrive con chiarezza quanto sia mutato il profilo dell’utenza nel corso degli ultimi tre lustri, riflettendo al contempo una profonda trasformazione del fenomeno stesso della povertà”.

Il 33% degli assistiti Caritas ha disagio abitativo
Il problema abitativo coinvolge un numero crescente di famiglie; secondo Istat, nel 2024 il 5,6% della popolazione italiana vive in condizioni di grave deprivazione abitativa e il 5,1% è in sovraccarico rispetto ai costi abitativi, ovvero la quota di reddito spesa per la casa risulta eccessiva. Il disagio abitativo colpisce il 33% delle persone seguite dalla rete Caritas nel 2024. In particolare, il 22,7% vive una grave forma di grave esclusione abitativa: persone senza casa, senza tetto, in condizione di insicurezza abitativa, in condizioni abitative inadeguate, persone sotto sfratto, persone accolte presso dormitori, servizi di accoglienza, alloggi temporanei. Tra le persone in povertà assistite da Caritas, il tasso di sovraccarico dei costi abitativi è quasi doppio rispetto alla media nazionale riportata da Istat, segnalando un livello di vulnerabilità ben più accentuato nelle fasce più fragili della popolazione.
La rinuncia alle cure
Come già Istat ha evidenziato, il 9,9% della popolazione – circa 6 milioni di persone – nel 2024 ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie, per via delle liste d’attesa e dei costi insostenibili. Nella rete Caritas, il problema emerge ancora più gravemente: il 15,7% degli assistiti vive una condizione di vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e alla mancanza di una risposta adeguata da parte del sistema pubblico. Molti di questi chiedono aiuto alla rete Caritas, che diventa punto di riferimento e presidio alternativo di ascolto e supporto. Altri, invece, non formulano richieste specifiche: ciò lascia presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati, che spesso sfuggono ai circuiti statistici e sanitari formali. I principali interventi sanitari erogati dalla rete Caritas sono la fornitura di farmaci (57,2%), le visite mediche (28,9%), i sussidi per le spese sanitarie (11,2%) e le cure odontoiatriche (9,9%).
L’appello di Caritas e Terzo settore
«I dati offrono uno spunto importante per tutti coloro che si occupano di povertà, ma è anche un modo per valorizzare il lavoro dei centri di ascolto e la testimonianza di chi a questi si rivolge – ha detto monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente di Caritas Italiana – Tra i temi cruciali che emergono, c’è la cronicizzazione della povertà, l’invecchiamento della popolazione che chiede aiuto e l’aumento della richiesta dalle regioni del Nord. Altro tema cruciale è l’istruzione, che mette al riparo dalla povertà. Come pure il lavoro povero: prima chi si rivolgeva ai servizi era per lo più disoccupato, oggi tanti hanno un reddito da lavoro, che però è insufficiente. E poi occorre affrontare il problema della casa, sempre più grave e diffuso».
A fornire dati e dettagli sulle problematiche evidenziate dal rapporto è intervenuta Federica De Lauso, ricercatrice dell’Ufficio Studi di Caritas: «Se dovessi sintetizzare i principali alert, direi che sono la cronicizzazione della povertà, il reddito da lavoro insufficiente e l’impoverimento degli anziani, che rappresentano un quarto degli italiani che si rivolgono ai nostri servizi».
A concludere la mattinata, la lettura e l’interpretazione dei dati, ma soprattutto l’appello alle istituzioni, da parte di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore e di don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana che potete ascoltare qui sotto.
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