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«La pace sia con voi». Così papa Leone ci spiega le “irragioni” del fare la guerra

"Interessi" e "vendetta" sono le due parole chiave nel magistero di pace del Pontefice: gli interessi restano interessi anche quando sono legittimi e in quanto tali non sono un valore assoluto, mentre la pace inizia con una vendetta interrotta in vista di un bene più grande

di Luigino Bruni

«La pace sia con voi», sono state le prime parole di Papa Leone nel suo saluto dopo l’elezione. Un saluto che unito al suo nome, scelto per la Rerum Novarum, è stata la sua prima lettera enciclica (tutta la dottrina sociale della chiesa tende alla pace); come il suo nome, Francesco, fu la prima lettera di papa Bergoglio. In ogni “discorso”, le prime e le ultime parole sono sempre quelle decisive. Poi, da quella prima serata romana, papa Leone non ha mai smesso di iniziare i suoi saluti e interventi pubblici con «la pace sia con voi». Un saluto evangelico – “Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»” (Lc 24,36) -, e anche muro maestro del carisma di Francesco. Come di narra il suo primo biografo, Tommaso da Celano, «in ogni suo sermone, prima di comunicare la parola di Dio al popolo, augurava la pace, dicendo: “Il Signore vi dia la pace!”. Questa pace egli annunciava sempre sinceramente a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui. In questo modo otteneva spesso, con la grazia del Signore, di indurre i nemici della pace e della propria salvezza, a diventare essi stessi figli della pace e desiderosi della salvezza eterna». (Vita prima, cap. 10, § 359).

Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo?

Papa Leone XIV

È quindi molto importante che in questi suoi primissimi interventi pubblici papa Leone stia facendo della pace il suo motivo dominante, come è accaduto anche nel discorso rivolto ai partecipanti all’Assemblea della Riunione per Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), il 26 giugno scorso. In quel discorso, forte e coraggioso, il papa ha affermato, tra l’altro: «È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. … Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni. Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? … Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?». 

Qui il papa individua due “ragioni” (o meglio “irragioni”) delle guerre, di tutte le guerre, incluse le nostre. La prima sono gli interessi. Non tutti gli interessi sono illegittimi. Dietro le guerre ci sono anche interessi legittimi di difesa, di integrità del territorio, di giustizia. Lo sappiamo. Ma restano interessi, e in quanto tali non sono un valore assoluto. Sono elementi importanti nella vita delle persone e dei popoli, ma non sono assoluti e non negoziabili. C’è qualcosa di più importante e profondo degli interessi. C’è la vita, la vita della gente, inclusa quella dei soldati (a volte sembra che la morte dei soldati sia normale, mentre quella sbagliata è solo quella dei civili). Nessun territorio, fosse anche grande come la terra intera, vale la vita di un essere umano. In Europa abbiamo immolato la vita di decine di milioni di uomini e donne alla difesa dei chilometri di confini, per la difesa delle frontiere della patria, trattando le persone come strumenti di bassissimo valore a salvaguardia della terra. Sarebbe, veramente, cambiata in peggio la storia dell’Italia se avessimo perso la guerra con l’Austria? Non lo sappiamo, ma ciò che è quasi certo è che si saremmo risparmiati il fascismo con il suo delirio dell’impero da ricostituire. In Europa abbiamo imparato, a prezzo carissimo, la lezione tremenda dell’illusione delle frontiere, ma oggi invece di farne tesoro e insegnarla a nazioni più giovani, diventiamo alleati di reazioni infinite e di vendette.

Vendetta, è infatti, l’altra parola chiave di quel discorso. La vendetta è sempre stata la grande benzina dei conflitti, da quelli privati alle guerre. La Bibbia lo sa molto bene, che fa porre a Dio il segno su Caino, perché nessuno uccida il fratricida, ed evitare la vendetta e la sua ripetizione “mimetica” (René Girard). Dalla storia abbiamo imparato che le guerre finiscono quando una delle parti, in modo spesso unilaterale, decide di porre fine alla catena potenzialmente infinita delle vendette. La pace inizia con una vendetta interrotta in vista di un bene più grande, quando il piccolo “bene” di vendicare una ingiustizia cede il passo alla edificazione di una grande giustizia, la pace.

Grazie papa Leone. Ti sosteniamo nel tuo magistero di pace. Sarebbe profetico e molto bello se, ad imitazione del papa, in questi tempi tremendi di guerra tutte i convegni e tutte le messe dei cattolici iniziassero con “la pace sia con voi”, e così terminassero. La pace si genera anche con le parole, pronunciando insieme parole diverse, e bellissime. Come la parola pace.

Foto La Presse: papa Leone XIV durante l’angelus di domenica scorsa

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