Idee Dopo la Cosp 18

L’obiettivo? Far emergere i talenti delle persone con disabilità

L'intervento della presidente dell’Istituto Serafico di Assisi: «La vera svolta che dobbiamo affrontare, oggi, è di tipo culturale. Dobbiamo essere capaci di riconoscere in ogni persona la sua immensa dignità, e di guardare alle sue risorse e ai suoi talenti, non ai suoi limiti.  La strada verso il pieno e concreto riconoscimento dei diritti fondamentali passa attraverso le mani e la mente di ciascuno di noi»

di Francesca Di Maolo

La partecipazione di tante associazioni italiane al side event organizzato in occasione della 18ª Conferenza degli Stati Parte della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, la Cosp18 che si è tenuta alle Nazioni Unite l’11 giugno, è stata un’azione corale che ha mostrato, in modo concreto, come rendere reale la partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale. E non poteva esserci luogo più appropriato per testimoniare le tante vie che portano all’attuazione dei diritti fondamentali riconosciuti dalla stessa Convenzione, il punto più alto mai raggiunto a livello internazionale in materia di promozione e tutela dei diritti delle persone con disabilità.

La Convenzione, infatti, è il primo testo vincolante di diritto internazionale su questo tema e rappresenta un cambio di paradigma importante: la disabilità non è più vista come una caratteristica estrinseca della persona, ma come il risultato dell’interazione tra le persone e le barriere che ne limitano la partecipazione. Con la convenzione del 2006, ratificata in Italia nel 2009, è cambiato totalmente lo sguardo sulla persona con disabilità, che adesso non viene più vista solo come un soggetto da assistere, curare e proteggere, ma viene riconosciuta nella sua dignità piena. Da questo riconoscimento, infatti, derivano la garanzia della libertà di movimento, di scegliere la propria residenza, di vivere nella comunità esercitando la stessa libertà riconosciuta a tutti gli altri cittadini; ma anche il diritto a un’istruzione inclusiva, alla salute e all’accesso ai servizi sanitari, all’abilitazione e alla riabilitazione, al lavoro, alla partecipazione alla vita politica, culturale, ricreativa, al tempo libero e allo sport. Diritti e libertà riconosciuti su una base di uguaglianza con tutti gli altri cittadini, che impongono agli Stati il dovere di rimuovere ogni ostacolo – economico, sociale o ambientale – che ne limiti l’esercizio reale e concreto. È in questo campo che le associazioni giocano un ruolo fondamentale, perché riescono in modo incisivo a rimuovere barriere e a costruire ponti verso l’autonomia e la libertà delle persone con disabilità. 

Al side event italiano che si è tenuto a New York, e che ha avuto come tema il diritto a una vita piena e partecipata, a più voci sono state presentate le attività ricreative e occupazionali attraverso la pittura, la ceramica, la musica, la rilegatura di libri e molto altro ancora.

E anche il Serafico, che ha esposto le creazioni realizzate dai ragazzi nel suo laboratorio di ceramica ad Assisi, ha dimostrato che la cura, anche in un centro sanitario, non passa solo attraverso atti tecnici e medico-sanitari. Nel laboratorio di ceramica, infatti, mettere le mani nell’argilla vuol dire dare forma a una scelta, un volto alle emozioni, è plasmare infinite possibilità, è colorare sentimenti e sensazioni.  Ogni oggetto realizzato è espressione di un talento e, nello stesso tempo, è il segno concreto di un cammino fatto insieme. Forme uniche, come le persone che le hanno create, sono l’espressione più concreta di un atto di libertà.

Prendersi cura di ogni persona significa aiutarla a vivere pienamente la propria vita. E al Serafico facciamo questo: oltre alla promozione di sport inclusivi, abbiamo numerosi laboratori –  da quello teatrale a quello di musica, da quello di artigianato, di ortoterapia o di arte, fino alla ceramica. Queste attività non servono per riempire le ore di una giornata, ma sono i luoghi in cui è possibile partecipare alla vita e dare concretezza ai diritti e alle libertà fondamentali della persona.  L’integrazione tra assistenza, cura, attività sociali e occupazionali, in un approccio centrato sulla persona, è il cuore del progetto di vita indipendente e che oggi, grazie al Decreto Legislativo n. 62 del 2024 fortemente voluto dal ministro Alessandra Locatelli,  non è più un privilegio per pochi, ma un diritto esigibile da ogni persona con disabilità.

Il nostro Paese, a livello legislativo, è avanti rispetto ad altri nell’attuazione della Convenzione Onu del 2006. Ma la vera svolta che dobbiamo affrontare, oggi, è di tipo culturale. Dobbiamo essere capaci di riconoscere in ogni persona la sua immensa dignità, e di guardare alle sue risorse e ai suoi talenti, non ai suoi limiti.  La strada verso il pieno e concreto riconoscimento dei diritti fondamentali passa attraverso le mani e la mente di ciascuno di noi. Un ruolo fondamentale in questo percorso, infatti, è rappresentato dai tanti enti del terzo settore: veri e propri  laboratori di cittadinanza che dischiudono possibilità e consentono a tante persone con disabilità di scegliere la vita che scelgono di vivere. 

All’Onu l’Italia ha portato 250 professionisti del Terzo settore che oltre ai loro incarichi ufficiali sono tutti operatori di giustizia: persone che ogni giorno sono in prima linea per difendere la democrazia e combattere l’esclusione. Il loro lavoro è una scelta di responsabilità civile, affinché nessuno resti indietro.

Foto: Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive