Idee Società
Povertà, l’assordante silenzio del Governo
Il portavoce dell'Alleanza contro la Povertà chiede l'apertura di un tavolo di confronto e un piano straordinario di contrasto efficiente ed efficace: «Il Governo? Tace, di un silenzio assordante e imbarazzante. E lo fa dopo aver messo in campo politiche che si stanno rivelando completamente e drammaticamente inefficaci»

La povertà in Italia si è cronicizzata: i numeri sono altissimi – quasi 6 milioni di poveri assoluti nel nostro Paese – e non lo sono da oggi: sono anni che la povertà assoluta non fa che crescere, divenendo strutturale e trasversale.

Il Report di Caritas, presentato ieri, conferma ed evidenzia ciò che sappiamo bene e che come Alleanza contro la povertà continuiamo periodicamente e ripetutamente a ripetere: la povertà assoluta nel nostro Paese è diventata strutturale e richiede un’attenzione e misure altrettanto strutturali. In tutto questo, cosa fa il governo?
Tace, di un silenzio assordante e imbarazzante. Tutto questo, dopo aver messo in campo politiche e misure di contrasto che – bisogna avere il coraggio di ammetterlo – si stanno rivelando completamente e drammaticamente inefficaci.
Arriva la sospensione dell’assegno di inclusione
Non solo la platea dei beneficiari dell’Assegno di inclusione si è dimezzata (da circa 1,37 milioni a poco più di 600mila), ma adesso arriverà anche la sospensione: a giugno infatti l’erogazione si interromperà per tutti coloro che lo hanno percepito fin dall’inizio. Infatti, la norma prevede che l’Adi venga erogato per un massimo di 18 mesi, rinnovabili per altri 12, ma dopo una pausa di un mese.
Chi quindi ha iniziato a riceverlo a gennaio 2024, lo vedrà “scadere” – e quindi sospendere proprio in questi giorni. Dobbiamo poi capire cosa accadrà, perché per il rinnovo è necessario presentare di nuovo domanda e documenti, sottoposti poi all’iter di approvazione. Tutta questa procedura burocratica potrà portare a ritardi nei pagamenti. Che ne sarà di queste persone, che già si trovano in condizioni di estrema difficoltà e fragilità?
600mila nuclei senza protezione
Da anni, come Alleanza contro la povertà, denunciamo la cronicizzazione della povertà assoluta nel nostro Paese. Di fronte a una situazione ormai strutturale, il governo ha reagito introducendo misure che non sono più universalistiche: ha diviso i poveri in categorie, lasciando almeno 600mila nuclei senza alcun supporto. Di fronte a questa situazione, che viene riconfermata periodicamente dai dati, non bastano promesse e sperimentazioni e neppure affermazioni che tentano a minimizzare il problema o, peggio ancora, a individuare responsabilità in capo ad altri o a congiunture sfavorevoli.
Per leggere e capire un’emergenza di questa portata, sono necessari i numeri che raccontano di vite in carne e ossa, a volte schiacciate dalla solitudine. Spesso, anche nel lessico usato per affrontare la questione povertà, traspare l’approccio che si ha ad un problema che priva milioni di cittadine e cittadini, bambini, ragazzi e anziani, di alcuni elementari diritti come avere la possibilità di una vita dignitosa, studiare, curarsi, sentirsi a pieno titolo membri di una comunità.
I poveri diventino priorità della politica
Non è tempo di parole vuote o vaghe, che piuttosto che individuare responsabilità precise, cercano sempre un “angolo dove mandare la palla” pur di temporeggiare. Se non si assumono i poveri come priorità di ogni politica, le vittime di una nuova malattia di cui soffre l’Italia non potranno che crescere.
È giunto il momento in cui ognuno si assuma le responsabilità delle sue scelte spiegando, magari, quale impostazione culturale le sostiene. Numeri così importanti richiamano a responsabilità politiche precise, che non possono essere addebitate ad altri se non a chi governa il Paese. Chiunque esso sia e in qualunque momento storico governi.
Poveri, il governo vuole occuparsene?
Di qui una domanda diretta a chi oggi è chiamato a occuparsi dei cittadini più fragili del Paese: questo governo vuole occuparsi dei poveri? Perché i fatti dimostrano al momento che sono residuali e politiche di lotta e di contrasto alle dilaganti e molteplici, per numero e forma, povertà.
L’Adi non funziona, va detto chiaramente. Il Supporto alla formazione e al lavoro è incommentabile. I dati sull’efficacia di queste misure sono fermi a dicembre, L’Osservatorio nazionale sulla povertà istituito per legge non viene convocato. Nonostante i nostri ripetuti appelli a renderlo operativo per analizzare i problemi in profondità e guardare in faccia la realtà, a oggi non si è mai insediato.
La Caritas ci ricorda che la povertà si è cronicizzata: questa cronicizzazione chiama tutti a una responsabilità. Bisogna aprire una stagione di politiche straordinarie di contrasto alla povertà, non è più tempo di politiche ordinarie.
La situazione la conosciamo, nella sua drammaticità: la povertà che avanza anche al nord, che riguarda in particolare le famiglie con figli ma sempre più investe anche agli anziani; che costringe tanti a rinunciare persino alle cure; che impedisce a tanti di pagare un affitto, anche per via di un problema abitativo sempre più grave, specialmente in alcuni territori.
Una povertà da cui neanche il lavoro mette al riparo. In questo contesto, perfino l’unico, insufficiente strumento di supporto – l’Adi – viene sospeso per un mese. Perché? Per guadagnare ancora risorse a spese dei poveri, dopo aver risparmiato ben un miliardo l’anno grazie al passaggio alle nuove misure?
Quando si investirà nel welfare?
Quando riprenderemo a investire risorse su un sistema di welfare alla portata del momento storico che stiamo attraversando in cui nel dibattito politico echeggia il nuovo mantra dell’aumento delle spese militari, fino al 2%, se non addirittura fino al 5% come vorrebbero alcuni governi internazionali?
Chi pagherà (ancora?) il prezzo di un aggravio di spese sul bilancio dello Stato? Dove troveremo quelle risorse impossibili per un Paese come l’Italia? Chi ne pagherà le spese? I 6 milioni di poveri assoluti di cui per qualche ora si sta tornando a parlare? La domanda, dopo l’ennesima conferma sulla situazione delle persone fragili nel nostro Paese fornitaci dal dossier Caritas, spero sia legittima.
Ritorni l’universalismo delle misure di contrasto
Noi chiediamo che questa attenzione sia seria, costante e straordinaria. Continuiamo a chiedere, come Alleanza contro la povertà, che si riparta dal ripristino dell’universalismo delle misure di contrasto come primo segno di un cambio di marcia. Non abbiamo più bisogno di dati, che confermino ancora una volta quanto grave sia la situazione: ci aspettiamo dal governo l’apertura di un tavolo di confronto efficiente ed efficace, che metta in campo un piano straordinario di contrasto alla povertà.
periamo che non cada nel vuoto anche questa proposta.
In apertura foto di © Fabio Fiorani/ Ag. Sintesi
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it