Idee Cooperazione

Visto negato ai funzionari palestinesi: per fermare Trump spostiamo la sede dell’Onu in Europa

Gli Stati Uniti hanno negato i visti ai funzionari palestinesi per partecipare all'ottantesima riunione dell'Assemblea Generale della Nazioni Unite. Impedire la partecipazione ai rappresentanti dell'Autorità Nazionale Palestinese è un atto inqualificabile che va denunciato. Non basta sostenere il multilateralismo e le Nazioni Unite a parole come fa l'Ue: dobbiamo mettere fine all'arbitrarietà del Paese che ospita l'Onu, boicottando molte delle sue agenzie, e garantirne il corretto funzionamento

di Paolo Bergamaschi

L’annuncio che gli Stati Uniti non concederanno il visto di ingresso ai funzionari palestinesi in procinto di partire per New York per partecipare all’ottantesima riunione dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite che inizia il 9 settembre ha opportunamente occupato i titoli di testa dei media internazionali. 

Le decisione appare di per sé abnorme considerando la tragedia senza fine che sta vivendo il popolo palestinese. Quello che non tutti sanno, però, sono le motivazioni che ha addotto il Dipartimento di Stato americano per punire i rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp). Marco Rubio, il Segretario di Stato Usa, ha adottato la misura perché ritiene l’Anp  “responsabile di aver minato le prospettive di pace” chiedendo alla stessa che “ripudi sistematicamente il terrorismo”, incluso l’attacco guidato da Hamas in Israele il 7 ottobre 2023. A parte il fatto che l’Anp ha fermamente condannato l’attacco del 7 ottobre è noto e stranoto, che oramai da anni l’Autorità Palestinese è in rotta di collisione con Hamas. 

È dal 2006 che a Gaza non ci sono più rappresentanti ufficiali dell’Anp dopo che i fondamentalisti islamici hanno assunto con la forza il controllo della striscia. Quello che più sconcerta, tuttavia, è l’interpretazione americana delle presunte minacce palestinesi alle prospettive di pace che per Rubio sono “i ricorsi alle istituzioni legali, tra cui la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia” e la campagna per il riconoscimento internazionale di un “ipotetico Stato palestinese”. 

Ora, qualsiasi persona di buon senso dovrebbe incoraggiare e sostenere il ricorso agli organi di giustizia internazionale per dirimere i conflitti e non ostacolarlo. La risoluzione pacifica delle controversie fra stati e fra altri soggetti è un principio fondamentale della Carta delle Nazioni Unite. Esiste ancora una prospettiva di pace per il conflitto israelo-palestinese? Marco Rubio dovrebbe chiarirlo a meno che il futuro che lui intende per i territori occupati sia il piano distopico della “riviera di Gaza” che circola in questi giorni nei corridoi della Casa Bianca o il regime di aparheid in vigore in Cisgiordania con i coloni liberi di scorazzare e di mettere a ferro e a fuoco i villaggi palestinesi sradicando uliveti e sgozzando pecore e polli. Non si può chiedere all’Anp di auto-sopprimersi o di cancellare un popolo dalla sua terra.

C’è poi la questione dell’extra-territorialità delle istituzioni internazionali e dell’obbligo implicito per gli stati che le ospitano di consentire la partecipazione attiva dei Paesi Membri. Dal 2012 la Palestina all’Onu gode dello status di “Osservatore permanente non membro” che permette ai suoi rappresentanti sia di intervenire ai dibattiti, pur senza diritto di voto, che di accedere alle agenzie e agli organi di giustizia internazionali. La prossima settimana il conflitto mediorientale sarà uno dei temi caldi all’ordine del giorno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Unga). Francia, Regno Unito, Australia, Malta, Belgio e Canada hanno preannunciato in quella occasione il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina come hanno già fatto altri 147 membri dell’Onu su 193. Peraltro la stessa Unga nel maggio del 2024 si era espressa favorevolmente nel merito chiedendo la piena inclusione della Palestina nel massimo consesso sovranazionale. Impedire la partecipazione ai lavori dell’Assemblea dei rappresentanti dell’Anp è un atto inqualificabile che va denunciato.

Ma non basta sostenere il multilateralismo e le Nazioni Unite a parole come fa l’Ue; occorre passare ai fatti. Se vogliamo mettere fine all’arbitrarietà del Paese che ospita l’Onu (Nb boicottando molte delle sue agenzie) e garantirne il corretto funzionamento perché non proporre di spostare la sede in Europa? In fin dei conti potremmo già offrire all’uopo, ad uso gratuito, l’inutile edificio del Parlamento Europeo a Strasburgo (c’è già quello di Bruxelles), un altro “Palazzo di Vetro” sottoutilizzato che, per giunta, costa 250 milioni di euro all’anno ai contribuenti europei per appena dodici  settimane di seduta plenaria. Anche i Paesi dell’Ue, inoltre, in un prossimo futuro potrebbero incorrere nelle sanzioni americane visto che figurano fra i 125 che hanno firmato e ratificato il trattato che stabilisce il Tribunale Penale Internazionale che Donald Trump vede come il fumo negli occhi. E sempre a proposito di Trump, nell’epoca della post-verità dove non esistono più principi condivisi che reggono l’ordine mondiale e i valori sono ribaltati, la notizia che il tycoon, dopo avere picconato il diritto internazionale, sta facendo i salti mortali per ottenere il Nobel per la Pace non può che lasciare increduli anche i più sprovveduti. Per dirla alla Benigni “Non ci resta che piangere”. 

Credit foto: Fabio Mazzarella/Sintesi

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.


La rivista dell’innovazione sociale.

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti
e funzionalità esclusive