Se tutto va bene, tra meno di due anni l’Italia vanterà un primato come minimo europeo: il primo impianto in grado di produrre bioetanolo senza un euro di incentivo pubblico, ma a costi compatibili con il barile di petrolio a 70 dollari.
A scommettere sul carburante di origine vegetale è il gruppo Mossi e Ghisolfi, multinazionale che è cresciuta con il polietilene a Rivalta Scrivia e che da sempre investe moltissimo in ricerca e sviluppo. Passata l’era dei massicci investimenti pubblici, la parola è passata alle ricerche di alto livello. All’M&G hanno sviluppato un approccio un po’ meno avveniristico, ma più efficace: partire dalla comune canna mediterranea che cresce naturalmente sui terreni marginali o incolti, non ha bisogno di fertilizzanti, e necessita di meno di un quarto dell’acqua necessaria al mais.
La biomassa viene poi bollita con forti sbalzi di pressione, che servono a staccare i polimeri cellulosici dalle fibre di lignina e se ne ricava da un lato una massa di lignina, che ha un potere calorifico superiore al legno comune, e dall’altro una birra scura che poi viene distillata in etanolo.
Grazie agli accordi con gli agricoltori del Vercellese, che stanno seminando a canne i 4mila ettari di loro terreni marginali, spesso intorno alle risaie, lo stabilimento pilota di Crescentino sarà presto in grado di produrre 40mila tonnellate/anno di etanolo, in grado di alimentare quasi 7mila auto.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.