Non profit
il Camerun chiama, i chirurghibdel cuore rispondono
cooperazione Il progetto di Cuore Fratello ha coinvolto 200 volontari
di Redazione
Il primo centro
di cardiochirurgia dell’Africa occidentale
è in costruzione.
Vi lavoreranno sanitari africani formati gratuitamente
dai medici dell’ospedale
di S. Donato Milanese I n Africa c’è chi, prima di tutto, tira su i muri. Nel Nord del Camerun sta per nascere il primo centro di cardiochirurgia dell’Africa Occidentale, in un’area dove quasi 300 milioni di abitanti non hanno a disposizione nessun servizio analogo. Ma i muri, in questo caso, sono il punto di arrivo di un percorso che dura da sette anni e che ha coinvolto duecento volontari italiani, i medici dell’ospedale di San Donato Milanese e i loro colleghi africani, due associazioni non profit e le suore francescane che gestiscono l’ospedale di Shisong, in Camerun.
«In età pediatrica, fino ai 18 anni, le malattie al cuore sono la seconda causa di morte nei Paesi in via di sviluppo» spiega Gianfranco Butera , 39 anni, cardiologo pediatra a San Donato Milanese e membro del direttivo della onlus Cuore Fratello. «In Africa occidentale non esisteva nessun centro in grado di operare chi ha patologie di questo tipo: bisognava arrivare fino in Egitto, in Sudan, oppure, verso sud, spingersi in Sudafrica». Due onlus italiane, Cuore Fratello e Bambini cardiopatici nel mondo, sette anni fa hanno raccolto l’appello che veniva dal Nord Camerun, dall’ospedale cattolico St. Elizabeth di Shisong. E un gruppo di medici cardiologi e cardiochirurghi pediatrici dell’Ospedale di San Donato si è reso disponibile a formare medici e infermieri camerunesi: «Sono almeno sette anni che si fa formazione, diverse persone si sono alternate qui a San Donato: quattro medici per periodi di due o tre anni, 18 infermieri per tirocini da sei mesi a due anni», spiega il professor Butera. «La formazione consiste nel rimanere qui, lavorare insieme a noi, seguire tutto quello che si fa in un centro che è uno dei primi in Europa come livello di attività per quanto riguarda la cardiochirurgia, soprattutto pediatrica».
L’obiettivo era arrivare all’apertura del centro cardiochirurgico in Camerun «con una grossa base di personale formato», continua Butera. Nel frattempo sono stati raccolti i fondi: sei milioni di euro, frutto esclusivamente di donazioni private da parte di singoli, gruppi, associazioni e fondazioni. «Il Centro ora esiste, i muri ci sono; stiamo provvedendo ad attrezzarlo e prevediamo possa essere operativo per novembre del prossimo anno. Sarà possibile effettuare interventi di cardiochirurgia, con due sale operatorie, sala per la terapia intensiva, sala di emodinamica, letti di degenza e ambulatori».
Dal 2001 ad oggi, i casi più urgenti sono stati trasferiti dal Camerun direttamente all’ospedale di San Donato, dove finora sono stati operati 120 bambini africani. «Negli anni si è costruita una rete di circa duecento volontari, che si sono resi disponibili ad accogliere e accompagnare questi bambini durante la loro permanenza in Italia», spiega il dottor Butera. A lavorare gratis sono anche una decina di medici di San Donato che hanno aderito all’iniziativa di Cuore Fratello e Bambini cardiopatici del mondo: «Sentivamo l’esigenza di uno sbocco di volontariato al nostro lavoro», conclude il professore. «Di recente abbiamo presentato il progetto a livello internazionale tra i nostri colleghi cardiochirurghi, suscitando molto interesse. Medici appartenenti ad associazioni simili in Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti hanno dato la loro disponibilità a spendere parte del loro tempo libero per aiutare i colleghi camerunesi a crescere».
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