Che cosa vende Facebook? Quello che le società moderne hanno reso progressivamente sempre più scarso e massimamente prezioso: i beni relazionali. I beni relazionali sono quei “beni” che non possono essere prodotti da soli ma richiedono necessariamente relazioni, la presenza di altri per essere prodotti.
Nelle società moderne i beni relazionali sono diventati sempre più scarsi per l’aumento del costo del tempo ad essi dedicabile. Per avere buoni beni relazionali bisogna investire tempo nelle relazioni, tempo che è sempre più prezioso e conteso per via della complicazione degli agglomerati urbani in cui viviamo (che aumenta i costi di spostamento e trasporto necessari per vivere le relazioni), dell’incremento esponenziale delle opportunità di uso del tempo libero non relazionali che aumenta alibi e pigrizie (possiamo passare la giornata o la serata vedendo una serie di film o di partite nel nostro home theater soli con il nostro telecomando) e dall’aumento della nostra produttività e dai ritmi serrati degli orari di lavoro che rendono costosa un’ora di tempo libero dedicabile alle relazioni. A tutte queste componenti di fondo si aggiunge la fragilità intrinseca dei beni relazionali che, per la crescita di qualità e per la loro fruizione, richiedono investimento coordinato.
In questo contesto l’inventore di Facebook ha capito che la domanda dei consumatori più profonda su cui far soldi era proprio quella di ridurre tutte queste barriere e ricreare un ambiente nel quale rendere più facili le relazioni. Non c’era bisogno di vendere proprio nulla, bastava solo ricreare quell’ambiente o una sua lontana imitazione per attirare investimenti pubblicitari tali da renderlo un successo commerciale. Ed è riuscito nell’impresa a modo suo, sfruttando i vantaggi della tecnologia della rete per ricreare un villaggio virtuale modulabile secondo la convenienza degli utenti che ci rimette in contatto con i nostri “amici”, ci consente di fissare attimi e di condividerli con altri, ci fa ritrovare i compagni di scuola, ci riunisce nonostante le distanze. Si tratta ovviamente di beni relazionali di qualità inferiore o di pseudobeni relazionali se li confrontiamo con quelli tradizionali “faccia a faccia” di un tempo, di beni relazionali che si trasformano in relazioni di prestigio o di potere (basate sul numero di pseudoamici che mi conquisto, ovvero di persone che mi danno l’amicizia). Ma allo stesso tempo di un ponte che ci consente di rintracciare persone che avevamo perso di vista e che può diventare complemento e non sostituto di relazioni “faccia a faccia”. E poi il segreto del successo per ogni buon venditore sta proprio nel non esaurire il bisogno. Questo pseudoconsumo di relazioni è un po’ come quelle bevande apparentemente dissetanti che ci mettono sempre più sete mettendo in moto un meccanismo di consumo perpetuo che fa il successo di chi vende.
Resta il fatto che chi è fermo all’economia delle mele, pere e banane non capirà mai Facebook e i bisogni complessi e profondi della natura umana che il mondo in cui viviamo spiazza e che questi nuovi prodotti di successo sono in grado di soddisfare.
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