Non profit

Il caso modello della Regione Veneto

Aumenta l'investimento della Giunta veneta verso le due forme di servizio civile attive a livello regionale, per i giovani e gli anziani. Intervista all'assessore alle Politiche sociali

di Redazione

Un milione di euro da destinare ai Comuni di tutta la regione, che a loro volta avviano al servizio civile centinaia di anziani. A cui vanno aggiunte 600mila euro (per quest'anno erano 500 mila) destinate al servizio civile giovanile regionale: "questa la dote per il 2013 che la Regione Veneto può investire in queste esperienze che sono tra le più importanti e valoriali per la collettività", è l'inciso di Remo Sernagiotto, assessore regionale alle Politiche sociali, "è una sfida ancora più forte, in tempi di crisi".

Puntare sul servizio civile rende a livello sociale?
Altrochè. A tutti i livelli, ci tengo a sottolinearlo. Che siano giovani o anziani, l'importante è dar loro la possibilità di alzarsi dalla sedia e combattere l'inattività, l'ozio e la disillusione per la difficile ricerca di un lavoro dopo gli studi. Con il servizio civile ci si sente utili così come è utile a sé stessi, sia dal punto di vista morale che relazionale, anceh nell'ottica dell'entrata del mondo del lavoro: dati alla mano, chi ha svolto il servizio ha poi più possibilità di trovare un lavoro rispetto a chi non si è dato da fare per gli altri.

Come funzionano i due modelli?
Il servizio civile giovanile dura un anno, come quello nazionale, e permette di operare in vari settori sociali. E' un'esperienza che prende sempre più piede perchè ti permette di metterti alla prova e conoscere realtà che ti cambiano la visione dell cose, per esempio l'incontro con una persona disabile e le sue esigenze permette ai ragazzi di aprire le proprie vedute alla diversità. Vista la forte valenza dell'esperienza, abbiamo appena istituito una commissione di servizio civile fromata da ex volontari che ci aiuterà e potrà dire la propria nei prossimi bandi regionali.

E il servizio civile per anziani?
E' il fiore all'occhiello. Sono particolarmente soddisfatto di questo modello di servizio in ci i protagonisti sono anziani, perchè proprio in questi giorni è stato premiato come best practise a Cipro in un concorso internazionale in cui veniva scelta la migliore azione contro l'invecchiamento attivo. Il meccanismo è semplice: la Regione divide il milione di euro tra i comuni, che individuano le persione anziane che hanno bisogno di arrotondare la propria pensione o con particolare esigenze. A loro vengono date 400 euro al mese per accompagnare i bambini a scuola con il 'Piedibus', per esempio, oppure per aiutare gli altri ad attraversare la strada. Anziché rimanere a casa, queste persone si rendono utili per la collettività e rimangono in attività guadagnandone in salute.

La vostra Regione investe sul servizio civile, mentre il Governo affossa il Scn, Servizio civile nazionale, oggi a secco di fondi. Come uscirne?
La parola d'ordine è investimento, non assistenza. Il nostro modello funziona perchè non punta ad assistere le persone ma ad investire su di loro. Il ritorno c'è, in termini di collettività, e i servizi sociali lo confermano. A livello nazionale manca questa spinta a investire sulla cittadinanza, bisogna invece essere capaci di individuare nuove frontiere, e ingegnarsi anche per trovar enuove strade in un momento di crisi economica come l'attuale. Un esempio: vorrei addirittura affiancare in futuro un giovane in servizio a una persona disabile che lavora in una ditta, perchè oltre ad aiutare il suo utente, può lavorare anch'egli. Alla fine, se al ragazzo in servizio il lavoro piace e l'azienda è soddisfatta, potrebbe anche puntare su di lui quando finisce l'anno di esperienza.

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