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Welfare & Lavoro

Il cielo in una stanza

Pochi metri quadri, un letto, 120 minuti scanditi dall’orologio alla parete. Non è il paradiso ma, dicono i detenuti, «è il solo modo di sentirsi ancora vivi, ancora umani».

di Giacomo Ratti

Carcere di Alicante, Spagna. Felipe guarda l?orologio, impaziente. Tra qualche minuto entrerà sua moglie Rosa e i due avranno un paio d?ore tutte per sé. Felipe è in galera da 17 anni, per omicidio, ma ancora non s?è abituato a questo sprazzo mensile di libertà. Per lui, ?il cielo in una stanza? significano dieci metri quadri senza finestre, con un letto a due piazze, un tavolino, due sedie. E poi un lavandino e una toilette. In squallide ?camere dell?amore? come queste a ogni prigioniero e prigioniera di carcere spagnolo è consentito ricevere il partner (teoricamente dal 1979, in pratica da inizio anni ?90). Sul muro, un orologio consente di tener d?occhio l?ora, in un angosciante conto alla rovescia verso la scadenza dei 120 minuti consentiti dal regolamento. Ma a dare il batticuore è anche ogni rumore che arriva da quella porta priva di serratura: il secondino potrebbe entrare quando vuole, con un pretesto qualsiasi. E non è facile l? intimità se ci si sente sorvegliati. Carcere di Sittard, Olanda, vicino a Maastricht. Sul letto a una piazza della stanza bianca, 15 metri quadrati in tutto, Wim cerca per la quarta volta di dimostrare a Karin che le vuole bene, cerca di dimostrarglielo fino in fondo. Ma lei guarda già l?orologio, con gli occhi pieni di lacrime: le due ore e 45 minuti della ?visita senza sorveglianza? stanno per esaurirsi, e Karin ormai aspetta solo di sentir due colpi alla porta, ben chiusa a chiave dall?interno, e un urlo: «Il tempo è scaduto». Dove una frase è sottintesa: ?È ora di rivestirsi?. Poi, dovrà attendere un altro mese per sentire di nuovo il calore e il profumo della persona amata, per tornare a vedere il cielo bianco di quella stanza bianca. Spagna e Olanda, eccezioni alla regola carceraria che nega ai detenuti il diritto all?affetto. Nazioni che cercano di venire incontro a un?esigenza d?amore che è soprattutto esigenza di umanità. A differenza dell?Italia, ma a differenza anche di una Francia dove l?amministrazione penitenziaria nega esistenza e bisogno della sessualità fra detenuti ma, visto che esiste il pericolo Aids, dal 1989 ha ipocritamente collocato dei distributori di preservativi nelle carceri. In Spagna c?è ormai una ?camera dell?amore? in quasi tutti i penitenziari. Le chiamano ?vis-à-vis?, per distinguerle dal parlatorio normale. Ma non sono ?scannatoi? dove dare sfogo a istinti infiammati ed esacerbati dalla clausura carceraria. No, queste stanzette sono anche gli unici luoghi dove incontrare a tu per tu i figli o i genitori, dove percepire il calore di un rapporto umano altrimenti negato dalla parete di vetro e dallo scassato interfono del parlatorio. «È il solo modo di sentirsi ancora vivi, ancora umani», confessa Begonia, dieci anni da scontare. «All?inizio ci si sente delle bestie, degli esseri obbligati a ?farlo? a tutti i costi, su comando, solo in quel luogo e in quel momento, dopo gli sguardi ironici dei guardiani. E all?inizio si è disorientati, non si è più abituati a ?sentire? il partner. Ma passati i primi minuti di sconcerto, si riscoprono sensazioni sepolte nel fondo del cuore». Un miracolo, insomma, qualcosa che va ben al di là del semplice rapporto sessuale. E si capisce allora cosa abbiano provato Miguel e sua figlia Beloci, che per i primi dodici anni di vita della bambina si erano visti solo attraverso un vetro. Fino a tre anni fa: «D?improvviso», racconta la quindicenne spagnola, «mio papà è diventato reale. E poco importa l?ambiente sordido: ora so chi è, ora posso amarlo davvero». Insomma, si comincia col rivendicare il diritto alla sessualità e si finisce col riconoscere il diritto a una umanità più vera, più piena. Invece che degli abiti, o oltre agli abiti, ci si spoglia della corazza di insensibilità, della scorza di paura. E lo stesso accade anche nella più liberale Olanda, dove per 165 minuti detenuto e partner sono davvero soli. «Il sesso è importante ma l?essenziale è poter comunicare in privato, come una coppia normale. Quando mi hanno messo dentro ho avuto paura che lei mi piantasse. Ora sono più tranquillo, possiamo parlare dei nostri problemi, affrontarli assieme». A Sittard ci sono quattro ?camere dell?amore?, tutte pulite, con tanto di radio e frigorifero. La direzione chiude un occhio anche se il detenuto viene visitato da una prostituta, magari pagata da amici e parenti del recluso. Ma può accadere che queste stanze facciano nascere clamorosi flirt, come quello tra Nathaniel e Rebecca: lui africano del Togo condannato a sette anni, lei bionda guardia carceraria olandese. Una storia d?amore impossibile altrove, ma non in quell?Olanda che non pare conoscere la parola tabù. Così il detenuto e la sua guardia si sono sposati e da allora anche loro si sono adattati alla regola degli incontri mensili. In attesa della scarcerazione ormai imminente. In attesa che il cielo non sia più limitato a quella stanza. Vocabolario per non fare confusione ARTICOLO 21. È una misura che permette al detenuto di lavorare all?esterno. Lo prevede l?ordinamento penitenziario del ?89 che mira alla rieducazione e reinseimento dei condannati. Questo accade dopo un periodo di osservazione da parte dell?équipe penitenziaria e del direttore del carcere. LIBERTà CONDIZIONALE. Ne possono godere i condannati con buona condotta che abbiano scontato almeno 30 mesi o comunque metà della pena se il rimanente non supera i 5 anni. I condannati all?ergastolo vi accedono dopo 26 anni. PERMESSI PREMIO. Se il magistrato di sorveglianza ritiene che un carcerato non sia più socialmente pericoloso, può concedere permessi ai fini del reinserimento del condannato (art. 30 dell?Ordinamento penitenziario) SEMILIBERTà. Si tratta di una misura di detenzione alternativa per chi ha espiato un terzo della condanna definitiva. Chi ne usufruisce si può recare all?esterno a lavorare e tornare in carcere alle dieci di sera. INDULTO. Prevede di ridurre le pene (compreso l?ergastolo) per tutti i reati di terrorismo e anche di estinguere le multe per le spese processuali e spese di mantenimento in carcere, il risarcimento allo stato e ai familiari delle vittime se questi si sono costituiti parte civile.


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