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Il coraggio di parlarne in soli cinque minuti

In “Gioco di squadra”una ragazza sieropositiva cerca il modo migliore per comunicare il suo stato alle amiche della pallavolo. Un documento utile, ma vietato ai minori

di Redazione

Dura appena cinque minuti ?Gioco di squadra?, il film di Claudio del Punta sull?Aids. Quasi uno spot. Lo interpreta la brava Cecilia Dezzi, che esordì nel telefilm Rai ?I ragazzi del muretto?, per poi approdare al cinema indipendente. La storia si svolge tutta all?interno di uno spogliatoio di una squadra di pallavolo femminile, dopo una partita. I pensieri della protagonista, mentre fa la doccia e si riveste, sono il parlato del film. Lei ha appena scoperto di essere sieropositiva, ha paura di dover dire addio a molte cose permesse alle amiche, ma allo stesso tempo non vuole rinunciare a tutto. «Come la prenderanno loro, le mie compagne quando lo sapranno?», pensa. E intanto le osserva a una a una immaginando le reazioni di ciascuna alla notizia. E il film finisce così, con la protagonista che confessa alle amiche: «Sono sieropositiva» , l?unico momento in cui l?attrice abbandona i pensieri recitati fuori campo, e pronuncia una frase. L?effetto cinematografico, perfettamente riuscito, è quello di un salto fuori dalla solitudine del proprio pensiero. Il soliloquio interiore e nevrotico che diventa dialogo, ricerca di aiuto. Ed è tutta qui l?originalità dell?opera: non si è cercato di spaventare i sani, rappresentando il destino di morte della malattia, ma di dare una chance di sopravvivenza sociale. Il cortometraggio, prodotto da Telepiù e presentato all?ultimo festival di Venezia, è stato abbinato a un film (?Perversioni femminili?, vietato ai minori, però) e trasmesso nelle sale di Roma, Bologna e Milano. Perché, ci chiediamo, non dargli una diffusione più ampia, anche in Tv?


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