Mondo
Il Covid19 è la fine della nostra illusione dell’immortalità
Cosa stiamo imparando da questa pandemia? A colloquio con don Giuliano Zanchi, teologo bergamasco, direttore scientifico della Fondazione “Adriano Bernareggi”, autore del recente e-book “I giorni del nemico. Il grande contagio e altre rivelazioni”, edito da Vita e Pensiero. Contenuto a cura del gruppo di lavoro Zoe
Quelli nati dagli anni Sessanta in avanti hanno vissuto, almeno in Occidente, “il cinquantennio più felice della storia” e hanno nutrito la persuasione di essere in un mondo protetto da ogni intrusione grazie alla medicina, alla scienza e alla tecnica. «Oggi vediamo infranta questa grande “superstizione” e il virus mette in discussione ogni cosa. Abbiamo imparato che la vita sociale non è scontata, ma va custodita come una costruzione miracolosa a cui tutti concorrono», spiega don Giuliano Zanchi, teologo bergamasco, direttore scientifico della Fondazione “Adriano Bernareggi”. «Privata dei corpi e della relazione, della liturgia e della carità, anche la Chiesa è sembrata spiazzata e inizialmente senza un ruolo e senza una parola autorevole. Anche attraverso la rete (ci immaginiamo come sarebbe stata la pandemia vent’anni fa senza di essa?), la Chiesa delle parrocchie, dei preti e dei laici, anche a costo di molte vittime, ha messo in campo una intelligenza pratica e una prossimità capillare. Per non “sprecare” questa crisi, dovremo interpretare, lontano dalla retorica, il vero significato delle parole “coraggio” e “responsabilità”».
Zoe è un gruppo di lavoro che da anni collabora per la realizzazione di format televisivi. In questo momento difficile, ha deciso autonomamente di produrre dei contenuti video utilizzando le piattaforme di comunicazione che il lockdown consente. L’obiettivo è quello di risultare utili, fornendo un piccolo contributo ad una corretta informazione e dando voce a tutti coloro che possano aiutarci ad interpretare questa crisi epocale. VITA è lieta di poter ospitare il loro prezioso lavoro.
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