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Il decreto extraprofitti rischia di essere un boomerang, parola di Banca Etica

Secondo Banca Etica il provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri rischia di provocare una stretta al credito da parte delle banche e un aumento dei costi per i clienti

di Alessio Nisi

detassazione degli utili della banca (a determinate condizioni), incrementi di aliquota per i dividendi corrisposti dalle banche agli azionisti (quelli che restano all’interno) e introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie. Sono alcune delle proposte di Banca Etica relative a quegli interventi normativi che potrebbero spingere il sistema finanziario verso una maggiore equità e che nascono dall’analisi della tassa sugli extraprofitti delle banche, così come è stata delineata nel decreto legge omnibus varato dal Governo italiano lo scorso 8 agosto.

Secondo Banca Etica il prelievo straordinario a carico degli intermediari finanziari (si prevede che gli istituti di credito diano un contributo rispetto ai margini di interesse sulle loro attività di credito) potrebbe spingere le banche a stringere i cordoni dei finanziamenti (il cosiddetto credit crunch) con un impatto negativo sulla crescita economica e poi, non da ultimo, gli istituti di credito potrebbero essere costretti a compensare le perdite aumentando i costi di gestione dei conti correnti per i propri clienti.

Il provvedimento insomma rischia di avere effetti ben diversi da quello auspicato di favorire la giustizia sociale. 

Detassazione degli utili

L’obiettivo di dare sollievo ai mutuatari in difficoltà a causa dell’aumento dei tassi, secondo Banca Etica, potrebbe essere perseguito con una detassazione degli utili che la banca dovesse utilizzare a diretta calmierazione del tasso del mutuo dei propri clienti. «Una misura che», si evidenzia, «Banca Etica ha già adottato nelle scorse settimane destinando il 10% degli utili maturati nel 2022 a misure per ridurre gli spread a favore dei clienti con mutui a tasso variabile».

Anna Fasano

Incrementi di aliquota per i dividenti

Parallelamente, si aggiunge, «si potrebbero introdurre incrementi di aliquota per i dividendi corrisposti dalle banche agli azionisti  (vale a dire gli utili d’esercizio che “escono” dall’azienda) oltre una certa soglia minima a tutela del valore per gli azionisti».

Se il maggior valore dell’utile della banca non viene distribuito ma rimane all’interno della stessa, questo consente di fronteggiare meglio gli effetti di aumento dei crediti problematici attraverso maggior solidità patrimoniale in grado di assorbire le perdite da crediti

Anna Fasano, presidente di Banca Etica

Tassa sulle transazioni finanziarie

Se l’obiettivo del Governo è favorire una vera redistribuzione fiscale e moderare degli eccessi speculativi delle banche, la finanza etica e molte associazioni in tutto il mondo, propongono da anni l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie. «Anche di importo minimo ad esempio pari allo 0,05%», precisano da Banca Etica, «avrebbe l’effetto di scoraggiare la turbofinanza e i suoi ormai evidenti effetti nefasti e di generare un gettito costante da utilizzare per politiche di giustizia sociale e lotta ai cambiamenti climatici. Un misura di questo tipo naturalmente dovrebbe essere presa a livello internazionale e richiede una vera riforma finanziaria e non una misura una tantum come si è voluto fare con questo decreto».

Cosa non va della tassa sugli extra-profitti

Spiega la presidente di Banca Etica, Anna Fasano, che «calcolare la tassa straordinaria sull’incremento del margine di interesse significa identificare come base di tassazione l’attività tipica della banca: l’intermediazione e l’erogazione del credito, con l’effetto di inibire gli istituti a rafforzare questa attività e spingerli a mettere energie e risorse nella distribuzione di servizi vari (assicurazioni prodotti di terzi) e nell’attività di trading  anche speculativo – ad esempio i crediti da bonus fiscali – i cui risultati non vengono colpiti»

Rischio credit crunch

Per Fasano questa misura «provocherà ulteriore credit crunch e proprio non ne abbiamo bisogno visto che il credito è fondamentale specialmente per l’economia italiana dove è la principale fonte di finanziamento degli attori del sistema economico».

Accantonamenti per il deterioramento del credito

Una tassa così disegnata, inoltre, non considererebbe l’effetto sul risultato economico finale della banca di altri fattori di costo tra i quali gli accantonamenti per il deterioramento del credito che si sta già registrando a fronte dell’inflazione. «Questa tassa», sottolinea ancora Fasano, «andrà a ridurre il patrimonio delle banche che quindi registreranno un indebolimento degli indici patrimoniali con un incremento dell’area di fragilità a fronte di tensioni di mercato quali il peggioramento dei crediti NPL. Inoltre sembra molto sproporzionato colpire allo stesso modo le banche che distribuiscono dividendi agli azionisti e quelle invece che destinano tutti gli utili al rafforzamento patrimoniale della banca stessa per poter erogare più credito».

La foto in apertura è di Roman Wimmers/Unsplash. Nel testo immagine per gentile concessione di Comunicazione Istituzionale & Media Relations Banca Etica


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