Economia

Il Decreto Rilancio rilancia la cosiddetta “Legge Marcora”

La conversione in Legge del “Decreto Rilancio” ha introdotto due importanti novità di grande interesse per le imprese cooperative. All’interno dei suoi 266 articoli - qualche “bis” e migliaia di commi – la Legge di conversione del DL Rilancio ha, infatti, previsto un significativo rilancio della c.d. “Legge Marcora”.

di Mauro Frangi

La conversione in Legge del cosiddetto “Decreto Rilancio”, ha introdotto due importanti novità di grande interesse per le imprese cooperative.

Misure che potranno contribuire al rafforzamento patrimoniale delle imprese cooperative, mettendole nella migliore condizione per contribuire ad una nuova stagione di sviluppo del Paese, tornando a generare occupazione e ricchezza.

All’interno dei suoi 266 articoli – qualche “bis” e migliaia di commi – la Legge di conversione del DL Rilancio ha, infatti, previsto un significativo rilancio della c.d. “Legge Marcora”.

Un modello di intervento consolidato e di successo che pone al centro il protagonismo, l'impegno diretto e la responsabilità dei soci lavoratori delle imprese cooperative e li affianca con l’apporto di risorse pubbliche: condizioni che possono garantire maggiori opportunità di successo alle misure di sostegno pubblico a supporto delle PMI, con positivi effetti non solo economici, ma anche occupazionali e di sviluppo della coesione sociale.

La Legge Marcora

Si tratta di una Legge che – a distanza di oltre 35 anni dalla sua originaria promulgazione, avvenuta il 27 febbraio 1985 – costituisce uno dei principali strumenti disponibili per sostenere la patrimonializzazione delle imprese cooperative, contribuendo direttamente a superare uno dei principali limiti – la scarsità del capitale sociale investito dai soci nell’impresa – che frenano lo sviluppo imprenditoriale delle cooperative e, quindi, la loro capacità di generare lavoro, occupazione, ricchezza.

Nata nel 1985 – come risposta ad una importante crisi economica e produttiva del nostro Paese – da un’intuizione originale dell’allora Ministro dell’Industria, il comandante partigiano Giovanni “Albertino” Marcora, che decise di assicurare il sostegno dello Stato ai lavoratori di aziende in crisi che, anziché accontentarsi del sostegno garantito dagli ammortizzatori sociali, decidevano di costituirsi in cooperativa per acquistare l’azienda stessa, o un suo ramo, e farne ripartire l’attività.

La Legge Marcora è stata oggetto di una profonda modifica nel 2001, a seguito di una procedura aperta dall’Unione Europea che ravvisava nell’impostazione originaria una violazione della normativa comunitaria in materia di “aiuti di Stato”.

Tale revisione – compiuta con la Legge 57/2001 – ha portato alla definizione di un modello unico ed innovativo di intervento dello Stato a sostegno delle PMI, in questo caso cooperative.

Le risorse pubbliche della Legge Marcora sono state, infatti, conferite come capitale sociale di società cooperative finanziarie, partecipate e vigilate dallo Stato, e aventi come scopo esclusivo l’esercizio della funzione di investitore istituzionale nelle società cooperative costituite tra lavoratori.

Nel tempo la disciplina della Legge Marcora si è ampliata e perfezionata, adeguandosi, da un lato, alle riforme del diritto societario che disciplina il funzionamento e le modalità di finanziamento delle società cooperative e, dall’altro, ampliando il raggio d’azione delle società finanziarie “Marcora” anche alle cooperative sociali e alle cooperative costituite per la gestione di beni o aziende confiscate alla criminalità organizzata.

Nel contempo, nel 2019, Cooperazione Finanza Impresa – CFI – la principale società “finanziaria Marcora”, ha incorporato l’altro soggetto operativo in tale ambito, diventando l’unica società, partecipata e vigilata dal MiSE, costituita per il “perseguimento di un fine di interesse pubblico”, quale quello di sostenere l’occupazione delle cooperative di lavoro e sociali.

I risultati dell’attività di CFI nel tempo sono particolarmente importanti in relazione alle risorse pubbliche effettivamente investite nel tempo per l’attuazione della Legge Marcora.

A fronte di una dotazione di capitale pubblico di 98 milioni di euro, infatti, CFI è intervenuta nel tempo investendo nel capitale sociale di 520 imprese cooperative per complessivi 290 milioni di euro, sostenendo l’occupazione di ben 23.279 addetti.

Le risorse pubbliche conferite e integralmente preservate nel capitale della società finanziaria hanno garantito significativi ritorni alla finanza pubblica, ad ulteriore testimonianza che l’investimento nello sviluppo di impresa è l’unica leva, non solo per generare occupazione e ricchezza, ma anche per garantire l’equilibrio della finanza pubblica.

In un tempo, come il nostro, in cui si discute molto della cosiddetta “finanza d’impatto” i risultati conseguiti da CFI e dal modello d’intervento originato dalla Legge Marcora costituiscono un’esperienza sicuramente significativa ed importante per i volumi di investimento realizzati e i risultati conseguiti.

Il rifinanziamento della “nuova Marcora”

Opportunamente, il legislatore ha, nel tempo, progressivamente incrementato gli strumenti e le risorse disponibili per il perseguimento di tali finalità, in particolare con la definizione – attraverso il D.M. 4.12.2014, cosiddetto “Nuova Marcora” – di uno specifico regime di “aiuto” destinato a sostenere le cooperative di lavoro e le cooperative sociali, con finanziamenti a lungo termine a tasso agevolato, erogati insieme ad una partecipazione al capitale da parte della società “finanziaria Marcora”.

Tale strumento di finanza pubblica agevolata, inizialmente costituito con una dotazione di soli 10 milioni di euro, è stato progressivamente rifinanziato sino a raggiungere la dotazione complessiva di 33 milioni di euro.

Un emendamento parlamentare all’articolo 39 del DL Rilancio ne ha disposto un ulteriore finanziamento per altri 15 milioni di euro. L’intervento consente di compiere un passo significativo nella direzione della definitiva stabilizzazione di uno strumento finanziario che, nei pochi anni di suo funzionamento, ha mostrato tutta la sua efficacia, avendo garantito risorse finanziarie agevolate per complessivi 15 milioni di euro a ben 66 imprese cooperative che sviluppano un’occupazione complessiva di 1.991 addetti.

Le nuove risorse destinate permetteranno di rafforzare significativamente il sostegno ai programmi di sviluppo e di investimento delle cooperative sociali e di quelle costituite dai lavoratori per rilanciare aziende in crisi e aziende confiscate alla criminalità organizzata.

Tali obiettivi potranno essere perseguiti con ancora maggiore efficacia se i provvedimenti attuativi – di competenza del MiSE – provvederanno, come auspicato, ad ampliare ulteriormente il raggio d’azione della “nuova Marcora”, in particolare superando l’attuale limitazione che prevede che per le cooperative di lavoro e sociali operanti nel nord del Paese la misura sia disponibile solo nei primi due anni di vita dell’impresa.

Le risorse stanziate e le modifiche attese alla disciplina del fondo potranno consentire a CFI di contribuire con maggiore efficacia al sostegno degli investimenti necessari a garantire la “ripartenza” e, soprattutto, il riposizionamento di mercato delle imprese cooperative di lavoro e sociali dopo la crisi.

Il sostegno alla patrimonializzazione delle PMI cooperative

Ma ancora più importante è l'emendamento introdotto dal Parlamento all’articolo 26 del DL Rilancio, nell’ambito dell’istituzione del “Fondo Patrimonio PMI”, chiamato a sostenere con l’erogazione di risorse pubbliche per complessivi 4 miliardi di euro la patrimonializzazione delle imprese con un valore della produzione compreso tra 10 e 50 milioni di euro.

La modifica introdotta dal Parlamento per la prima volta riconosce esplicitamente le peculiarità normative ed operative proprie delle imprese cooperative e dispone che il loro accesso alle risorse pubbliche stanziate debba avvenire con un regime idoneo a valorizzare pienamente tali peculiarità.

Conseguentemente, il legislatore ha individuato la “società finanziaria Marcora”, CFI, come soggetto gestore, a fianco di Invitalia, dei fondi stanziati per la patrimonializzazione delle PMI cooperative.

Una scelta che consolida la collaborazione tra Invitalia e CFI – già avviata con l’accordo sottoscritto nel gennaio 2018 per la promozione del Fondo agevolato a sostegno delle imprese sequestrate e confiscate alle mafie – e favorisce la complementarietà della loro azione di investitori istituzionali, partecipati dallo Stato, la cui missione si indirizza a differenti tipologie societarie ed imprenditoriali.

Anche in questo caso il Governo è chiamato ad emanare nelle prossime settimane – con un decreto del MEF di concerto con il MiSE- i provvedimenti attuativi necessari a dare piena operatività ai nuovi strumenti legislativi.

Successivamente all’adozione di tali provvedimenti le imprese cooperative potranno contare, quindi, su un percorso specifico per l’accesso ai nuovi strumenti pubblici di sostegno alla loro patrimonializzazione e sull’esperienza di un “soggetto gestore” dotato di specifiche competenze e conoscenze delle loro peculiarità, nonché di consolidati strumenti di accompagnamento alla concreta fruizione delle misure.

*Presidente Cooperazione Finanza Impresa CFI Soc. Coop.

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