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Il diario di Ghassan Salhab dal Libano

Dal settimanale VITA il diario regista franco-libanese Ghassan Salhab. Dal 1970 a Beirut, dove vive con la sua famiglia. Ecco il Libano che vedranno i 2500 ragazzi partiti per la missione

di Redazione

Lunedì 14 agosto 2006. La cessazione delle ostilità (per riprendere la terminologia quanto meno alambiccata della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle cosiddette Nazioni unite) è effettiva. Avevo messo la sveglia alle 8 meno dieci, cioè dieci minuti prima dell?ora ufficiale di questa cessazione. L?aviazione nemica, la sua marina, tutta la sua artiglieria non hanno smesso di bombaradre il sud, la Bekaa, il sud di Beirut sino all?ultimo secondo. Cronometro in mano, Tsahal ha interrotto la sua infernale potenza all?ora precisa. I miei vicini hanno avuto la stessa idea. Le idee e le notizia attraversano i muri. Questa fottuta televisione che già in tempi normali non si decide mai a stare in silenzio, è più che mai presente. Senza più aspettare, a centinaia, a migliaia, gli sfollati si dirigono vero i loro villaggi devastati.

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Come ciascuno sa, Beirut, la capitale, è stata per così dire risparmiata: il terrore e l?orrore erano alle sue porte. Tre o quattro chilometri al più ci separavano e continuano a separarci dalla periferia sud. Tonnellate e tonnellate di bombe di ogni tipo si sono abbattute su interi quartieri, devastandoli, annientandoli. In questo primo giorno di tregua, come tante altre persone, ho voluto anch?io vedere con i miei occhi. Camminando vedevo le case che portavano ancora i segni delle guerre precedenti e che si presentavano con un?aria di stranezza: nessuno prestava più loro attenzione. I nuovi segni della guerra sono di tutt?altro genere. Il fuoco del nemico si è scatenato con una potenza che supera l?immaginazione. Per quanto questo paese ci sia abituato, è quasi un spettacolo irreale.

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Ci si domanda di applicare la risoluzione 1701, e non c?è bisogno di un grande sforzo per capire che si attende al varco soprattutto il Libano. Il governo riuscirà ad applicarla? Sembra questa la sola incognita, Israele essendo ipso facto nel suo buon diritto alla difesa. Quello stesso Israele che si è fatto beffe di un numero incredibile di risoluzioni Onu. La verità è che la pace non conviene allo stato ebraico. Altrimenti gli basterebbe accettare la proposta chiara emersa dalla conferenza dei paesi arabi nel 2002 qui a Beirut: tutte le terre arabe occupate in cambio di una pace senza condizioni. Dubito che saremmo dove siamo se Israele avesse applicato la risoluzione 242 del 1967. Né la 338, né la 1322, né la 1397, né la 1435, né la 425, né la 1559 e neppure la 1701 avrebbero visto la luce. Non se l?Hezbollah (conseguenza diretta dell?invasione israeliana del 1982) e Hamas avrebbero visto la luce. Ne dubito. Il mondo è una questione dinamica. Il rifiuto di Israele di dare ai Palestinesi un loro stato vitale, l?accecamento (o senso di colpa) di gran parte dell?occidente, insieme, beninteso, al dispotismo che regna in una gran parte del mondo arabo (dei despoti che sono in gran parte amici del cosiddetto mondo libero) hanno creato un dinamismo infernale?

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  • Chi è Ghassan Salhab
    Ghassan Salhab, regista, è nato a Dakar nel 1958. Dal 1970 si è trasferito a Beirut, dove vive con la sua famiglia. Ha studiato cinema a Parigi. Si è fatto conoscere a livello internazionale presentando a Cannes nel 2006 il suo film Terra incognita, un film dedicato a Beirut ?la città sette volte distrutta e sette volte ricostruita?. Tema del film: quale vita inventarsi dopo una catastrofe? Per questo Vita ha chiesto a Salhab di immaginarsi come possa riprendere la vita dopo l?ultima tragedia che ha colpito la sua città.

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