Non profit

Il gesto di Mou nell’Italia delle mazzette

di Redazione

Manette. Ci sono gesti che senza volerlo sintetizzano un momento storico. L’Italia di oggi, quella della corruzione che sembra non aver mai fine, degli scandali sulla Protezione civile e degli assessori che nascondono la mazzetta nel bagno, trova una sua fortunata espressione nel gesto inconsulto dell’allenatore di calcio più amato-odiato, il portoghese José Mourinho. Foto finita in prima pagina. Le sue manette mimate a bordo campo contro l’arbitro nell’ultima partita dell’Inter gli sono costate tre giorni di squalifica. Lui si è giustificato sostenendo che si vedeva come possibile arrestato, ma non è stato creduto e la sua isteria è stata duramente repressa. Ma che altro gesto avrebbe dovuto fare il cosiddetto “Special One”? Ma alla Figc li leggono i giornali di questi tempi? Oppure si sono fatti distrarre dal Principe (ma la nobiltà non è stata abolita nel 1789?) che, anche a Sanremo, è stato ripescato grazie al televoto?
Benzina. Lo aveva detto a tutti, soprattutto al figlio Emanuele. «Ci diceva sempre di non reagire, di non rischiare la vita per pochi spiccioli». Angelo Canavesi, benzinaio, è stato ucciso durante un tentativo di rapina a Gorla Minore, nel Varesotto. Bottino: mille euro. Probabilmente è stato ucciso perché ha riconosciuto il suo aggressore. E d’altra parte chi lo ha rapinato conosceva le sue abitudini: lo aveva visto, sempre di lunedì mattina, svuotare la cassaforte del self service e lasciare la propria macchina con la chiave nel cruscotto. Il mezzo con cui l’assassino si è dato poi alla fuga, sapendo come si comportava il benzinaio.
Penali. Un imprenditore si è ucciso perché non riusciva più a pagare gli stipendi ai propri operai. È accaduto in provincia di Vicenza dove Paolo Trivellin, titolare della ditta Tri-intonaci di Noventa Vicentina, si è tolto la vita. Giovedì 18 febbraio aveva incontrato i suoi dipendenti che manifestavano, aveva spiegato che gli appaltanti avevano contestato il ritardo nella consegna delle opere, arrivando a pretendere una penale di 65mila euro, a suo dire esagerata. E che era in difficoltà. Non ce l’ha più fatta e si è suicidato.
Relazioni.Il Messaggero ha raccontato la storia di un tredicenne, fagocitato nel business dei pierre delle discoteche del sabato pomeriggio. Una trasformazione radicale che lo ha portato di colpo ad andare male a scuola. I pierre prendono una quota per ogni pagante che riescono a portare. Oppure ingressi omaggi. Quel ragazzino si è poi disintossicato grazie ad una mamma coraggio. Ma per una storia a lieto fine, quante sono quelle di perdizione e di stordimento?

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