Non profit

Il grande bluff di Monsieur Sarkozy

bilancio euromed Tanta esposizione mediatica, ma poca sostanza

di Redazione

Gli esperti sono unanimi: il mattatore del vertice euromediterraneo è stato lui, Nicolas Sarkozy. Al presidente francese sono bastate 48 ore per mettere a segno una serie memorabile di imprese che rimarranno negli annali della diplomazia europea. A memoria d’uomo, mai un leader politico dell’Ue era riuscito a riunire allo stesso tavolo i dirigenti del bacino mediterraneo e i loro omologhi dell’Unione europea. In tutto, 43 capi di Stato si sono presentati il 13 luglio scorso a Parigi per benedire uno dei progetti più cari a Sarkò: l’Unione mediterranea.
Ma Euromed non ha soltanto partorito successi. Dalla dichiarazione finale emergono infatti una serie infinita di ambiguità che rischiano di mettere sotto scacco l’iniziativa francese. Nota in terra d’oltralpe per le sue analisi sulle questioni euromediterranee e responsabile del programma Turchia presso l’Institut français des relations internationales (Ifri), Dorothée Schmid ha seguito sin dall’inizio il progetto accarezzato da Sarkozy per unificare le due rive del Mare nostrum. La sentenza è senza appello: «Il summit doveva segnare una prima tappa per la socializzazione tra l’Europa e i Paesi della sponda Sud. Invece è stato soltanto una straordinaria operazione di immagine che ha consentito a Sarkozy di riscattarsi dal suo crollo nei sondaggi francesi».
I sospetti della Schmid trovano conferma nei 33 capitoli del documento finale firmato dai 43 capi di Stato. Leggi e rileggi, i famosi «progetti concreti» vantati dall’Eliseo per rilanciare un processo di Barcellona finito sul binario morto non sono altro che un susseguirsi di annunci generici. Si parla di disinquinamento del Mediterraneo, di autostrade del mare per facilitare la circolazione delle navi-merce, di protezione civile in chiave ambientale o di scambi universitari in stile Erasmus. «Purtroppo» sottolinea Schmid, «non si capisce bene quali saranno le fonti di finanziamento destinate a rendere questi progetti sostenibili». A pagina 16, l’articolo 31 prevede la mobilitazione di «mezzi finanziari supplementari». Quanti? Nessuno lo sa.
Fonti vicine alla Commissione europea hanno confidato a Vita i disagi enormi provocati Sarkozy tra i Paesi membri. A Bruxelles sono tutti consci che il bilancio di spese 2008-2013 approvato dal team di Barroso non aveva previsto questi «fondi supplementari». E di soldi ce ne vogliono tanti. In un recente rapporto sfornato a palazzo Berlaymont, si scopre che il disinquinamento delle acque mediterranee costerebbe non meno di due miliardi di euro. Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania non accetteranno mai di rivedere al ribasso i finanziamenti destinati ai Paesi dell’Est europeo. Nei corridoi dell’Eliseo c’è chi però vorrebbe sfruttare l’affondo operato dalla Commissione contro la corruzione dilagante nell’Europa orientale per chiedere a Barroso di dirottare un po’ di euro verso il Mediterraneo.

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