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Fragilità

Il laboratorio artistico nato in un centro diurno

L’evoluzione del “Belotti Pensa” di Busto Arsizio è una storia da raccontare. Paolo Vaccaro della coop sociale Società Dolce, che gestisce il progetto: «Molte persone con disabilità psico-intellettiva sono dominate dalle emozioni, ma l’arte fa sì che l’espressione e la creatività non siano loro precluse»

di Silvia Vicchi

La vita delle persone con problemi di salute mentale è spesso vissuta ai margini e i sevizi che li accolgono sono collocati in contesti isolati e chiusi. Per lungo tempo, le residenze e i centri diurni per disabili hanno assicurato assistenza e controllo, ma da qualche anno le cose stanno cambiando. Un’attenta osservazione delle singole caratteristiche e preferenze di ogni paziente, mette la persona al centro e le attività diversificate e personalizzate sono pensate per garantire la migliore qualità di vita e di espressione.
A Busto Arsizio (in provincia di Varese), i ragazzi e le ragazze del centro diurno disabili Belotti Pensa, tra loro molto eterogenei, ma accomunati dalla sensibilità e dal talento, hanno scelto di confrontarsi con la malattia mentale, raccontando sentimenti e difficoltà attraverso l’arte. Presto il laboratorio creativo è diventato un Centro d’arte aperto al territorio e agli artisti interessati a collaborare.

Immagini dal Centro d’Arte Belotti Pensa di Busto Arsizio

Luogo di espressione
«Attraverso l’arte, le persone diventano protagoniste» spiega Raffaella Ganzetti, coordinatrice del centro diurno per Società Dolce, gestore del servizio « e dal disegno, dal colore, dai materiali scultorei, emerge il talento di ciascuno, si racconta la vita intima e si lasciano fluire all’esterno pensieri, sentimenti e impulsi, che hanno bisogno di essere espressi. Questi anni di lavoro hanno dimostrato come l’arte sia un veicolo formidabile di promozione della salute psicofisica, capace di sviluppare la crescita interiore e psicologica, migliorando lo stato di benessere e la qualità di vita dell’individuo». Il Centro d’Arte del Belotti Pensa nasce così, come spazio collettivo dove le immagini interiori sono trasferite sul foglio, o sulla tela. Un luogo in cui esprimersi, indagare, prendere decisioni, fare cambiamenti, confrontarsi in modo costruttivo e non giudicante.

Attenzione internazionale
«Chi convive con difficoltà psicologiche o psichiatriche» dice Paolo Vaccaro, responsabile della Lombardia per Società Dolce, «lotta per essere visto come persona e non solo come malattia. Molte persone con disabilità psico-intellettiva e relazionale hanno difficoltà ad esprimersi col linguaggio, sono dominate dalle emozioni, ma l’arte fa sì che l’espressione e la creatività non siano loro precluse».
E se qualcuno pensa che le opere dei ragazzi e delle ragazze del centro diurno servano solo come terapia a coloro che le realizzano, sbaglia: «I disegni, i dipinti e le sculture degli utenti sono belli, non hanno nulla da invidiare agli artisti che li affiancano in questo viaggio. Per questo, grazie anche alla collaborazione dell’amministrazione comunale di Busto Arsizio, li esponiamo e apriamo al pubblico. Dalle mostre presso la struttura, siamo passati a contesti prestigiosi, come le sale comunali con “Intrecci d’Arte”, a Palazzo Cicogna, che a maggio ha accolto la mostra “Dualismo di Luce”, documentata in un catalogo, il cui ricavato va a sostegno dell’attività», conclude Vaccaro. In questi anni molte realtà e diverse persone hanno aderito al progetto del Centro d’Arte. Tra loro, l’associazione culturale internazionale Art’s Wings Forum, l’artista e critica d’arte marocchina Khira Jalil, l’antiscultore bergamasco Silver Plachesi, la curatrice d’arte Maria Marchese, l’art developer Alessio Musella, la critica d’arte Giada Eva Elisa Tarantino, l’artista Giuseppe Portella.

Immagini dal Centro d’Arte Belotti Pensa di Busto Arsizio, nato all’interno del centro diurno gestito dalla cooperativa sociale Società Dolce


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