Economia
«Il meglio dell’Italia deve lavorare con la cooperazione sociale»
Lo ha detto in un incontro tra Federsolidarietà-Confcooperative e la Fondazione Altagamma

«Il meglio dell’Italia può, anzi, deve lavorare con la cooperazione sociale», prima di pronunciare queste parole Santo Versace schiarisce la voce, solitamente roca. Ci tiene, e si vede, a ribadire il concetto. Questa mattina a Roma al Palazzo delle Cooperazione, Federsolidarietà-Confcooperative e la Fondazione Altagamma, l’organizzazione che riunisce le aziende dell’eccellenza italiana e i marchi più famosi sui mercati internazionali, hanno presentato un protocollo per promuovere progetti comuni.
«Un’iniziativa», spiega Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative, «che nasce con l’obiettivo di favorire l’incontro e lo scambio tra il mondo della cooperazione sociale e il mondo delle imprese dei grandi marchi dell'alta qualità del made in Italy. Un’opportunità per coniugare l’eccellenza della qualità d’impresa e di prodotto, con il valore sociale e valorizzare le iniziative di welfare aziendale per il benessere delle persone occupate e delle loro famiglie»
Che la partnership abbia tutte le carte in regola per funzionare lo dimostrano le esperienze ormai consolidate che vedono lavorare fianco a fianco alcuni grandi marchi del made in Italy e le cooperative sociali.
In Calabria il consorzio cooperative Goel, attivo nella Locride, realizza capi sartoriali per lo stesso Versace, a Modena la cooperativa sociale di tipo B Alecrimwork realizza gadget ed eroga servizi alla Ferrari mentre a Trieste il consorzio cooperativo Arca gestisce l’asilo aziendale della Illycaffè.
«Questi», aggiunge Guerini, «sono solo alcuni degli esempi del percorso comune che imprese e cooperative sociali possono fare insieme. Questo protocollo deve essere per noi uno stimolo al miglioramento continuo, dall’eccellenza dell’imprenditoria italiana dobbiamo imparare a fare bene del bene».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.