Giustizia
Il ministro Nordio mette i detenuti nei container, ma l’appalto è da rifare
Al sovraffollamento degli istituti di pena che supera il 134% il Guardasigilli ha risposto con un piano di edilizia penitenziaria, a partire dai container in otto carceri. Ma il piano appena partito è già in ritardo perché l’appalto è da rifare e i costi, dai 32 milioni di euro inizialmente previsti, sono saliti a 45,6 milioni. Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino: «Da 22 giorni scandisco la chiusura delle attività parlamentari con lo sciopero della fame. Parlamento e Governo sono andati in ferie lasciando le carcere in una situazione di totale illegalità»

È in sciopero della fame da 22 giorni, Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino. «Si chiudono i Palazzi del potere per un mese e quello degli istituti di pena non sembra un problema urgente. Il Parlamento e il Governo sono andati in ferie lasciando una situazione delle carceri totalmente illegale dal punto di vista del rispetto della Costituzione. Ho deciso di scandire ogni giorno di chiusura delle attività parlamentari con questa iniziativa nonviolenta e di dialogo con tutti, trasversale fra le forze politiche». Bernardini ha iniziato, dalla mezzanotte del 10 agosto, lo sciopero della fame dichiarando di attendere il rientro dalle vacanze dei parlamentari «per richiamare tutti, in primo luogo me stessa, al senso di responsabilità di fronte ad una pena illegale che toglie dignità sia ai detenuti che a coloro che in carcere ci lavorano».
ll 30 giugno scorso erano 62.728 le persone detenute in Italia, in aumento di 1.248 unità rispetto all’anno precedente, con un sovraffollamento che si attesta al 134,3%. La capienza regolamentare resta di 51.276 posti, e con oltre 4.500 posti indisponibili (dati del Rapporto di metà anno dell’associazione Antigone). I suicidi dall’inizio dell’anno sono 58, secondo il dossier, Morire di carcere di Ristretti Orizzonti, aggiornato al 28 agosto.

Bernardini, con un sovraffollamento che supera il 134% il primo passo sul fronte dell’edilizia penitenziaria è stato quello di aprire un bando per la costruzione di 16 moduli prefabbricati che sarebbero dovuti essere pronti entro la fine dell’anno, per un importo iniziale di 32 milioni di euro. Ulteriori approfondimenti nelle otto carceri coinvolte hanno fatto revocare il bando per un aumento nella stima dei costi, che raggiungono 45,6 milioni di euro: più di 118mila euro per ogni posto nei container. La nuova scadenza per le offerte è il 25 settembre, nel frattempo il sovraffollamento continua ad aggravarsi.
La parola container già mi mette paura. Il sovraffollamento è evidente, visto che si è deciso di costruire dei moduli per i detenuti. Che ci avevano descritto come velocissimi da realizzare, entro la fine dell’anno avremmo dovuto avere altri 384 posti, che già ci costavano un occhio della testa, si parlava di 32 milioni. Poi andando avanti, la cifra è lievitata e siamo arrivati a 45,6 milioni di euro e si parla della fine dei lavori entro la primavera 2026, sempre se ora tutto filerà liscio. Teniamo conto del fatto che, se vogliamo solo parlare di posti e non di condizioni di detenzione, mancano all’appello circa 16mila posti nelle carceri e qui se ne recuperano 384 con dei container. È una soluzione che mi fa ridere. È per la noncuranza nei confronti del tema delle carceri il motivo per cui sto facendo uno sciopero della fame.
Sciopero della fame che lei ha iniziato allo scoccare delle vacanze dei parlamentari.
Non si può andare in ferie lasciando una situazione delle carceri totalmente illegale. Ho deciso di scandire ogni giorno di chiusura delle attività di Camera e Senato per le ferie estive, con lo sciopero della fame, io ho questo strumento, che ci ha insegnato Marco Pannella, della nonviolenza, non ne ho altri a disposizione. Anche perché la nonviolenza presuppone il dialogo, si parla anche “con il nemico”. Quando l’11 agosto ho cominciato questo sciopero della fame ho detto che l’avrei proseguito fino al rientro dalle ferie dei parlamentari: la Camera riprende le attività il 9 e il Senato il 10 settembre. Poi deciderò se proseguirlo o no, vediamo se starò all’ospedale.
Volevo proprio scandire questa che è una irresponsabilità che coinvolge tutto il Parlamento, tutte le forze politiche, l’intero governo. Se accetteranno il dialogo, vorrei che si partisse da un dato di verità, che è quello che si accetta, in un Paese in cui c’è l’obbligatorietà dell’azione penale, che ci sono sistematiche violazioni e trattamenti inumani e degradanti? Possibile che solo noi che visitiamo le carceri ce ne accorgiamo? Il problema è che le carceri sono talmente piene che fra l’altro, fra gli istituti, fanno “da scaricabarile”.
Ci spieghi meglio.
A causa del sovraffollamento, per sfollare le carceri più piene, si trasferiscono i detenuti in altri istituti senza preoccuparsi se decine di persone andranno a scontare la pena lontani da casa, dagli affetti, interrompono scuole e lavori che magari facevano dentro il carcere. Anche nell’istituto a custodia attenuata per madri con bambini al seguito, a Lauro avevano mandato via le donne presenti con i loro figli, per alcuni mesi, trasferendole tutte al Nord (VITA ne aveva scritto QUI, ndr). Quando abbiamo visitato la sezione femminile del carcere di Venezia, ho incontrato una di quelle donne, di origini nigeriane, con una bambina bellissima, che era molto arrabbiata perché a Lauro, avendo più attenzione per queste donne e i loro figli, lei faceva tante attività, la andavano a prendere per andare in piscina, a danza. A Venezia non faceva nulla, aveva interrotto tutto.
Ho deciso di scandire ogni giorno di chiusura delle attività di Camera e Senato per le ferie estive, con lo sciopero della fame, io ho questo strumento, che ci ha insegnato Marco Pannella, della nonviolenza, non ne ho altri a disposizione
Quali potrebbero essere alcune soluzioni?
Non si è in grado con l’edilizia penitenziaria di stare dietro al sovraffollamento che genera trattamenti inumani e degradanti. Quindi, bisogna intervenire subito con una misura efficace. Naturalmente, la più idonea fra tutte le misure sarebbe l’amnistia e l’indulto, il Parlamento si è privato di questo strumento nel momento in cui ha deciso che, per avere un tale provvedimento, ci vuole la maggioranza dei due terzi dei parlamentari. Però ci sono altre strade. Noi come Nessuno tocchi Caino abbiamo indicato, con l’onorevole Roberto Giachetti, quella della liberazione anticipata speciale, uno sconto di pena aumentato e retroattivo per i detenuti che si sono comportati bene. Se i detenuti sono di meno negli istituti, è più semplice assicurare a loro i diritti umani fondamentali, perché oggi non sono curati, non sono seguiti. Un agente di Polizia penitenziaria segue tre sezioni, quindi 150-200 persone distribuite su tre piani. Se qualcuno si sente male, che fa? Le celle sono sempre più chiuse fra l’altro.

Soprattuttto d’estate, le carceri sono ancora di più chiuse al mondo esterno. Ma il Governo ci entra, in carcere?
Noi con la nostra associazione abbiamo continuato a fare i laboratori “Spes contra Spem” presso la sezione G8 del carcere di Opera, a Milano. E prima che il Parlamento chiudesse ci sono stati degli incontri molto importanti, in cui abbiamo invitato tutti i rappresentanti delle forze politiche a discutere direttamente con i detenuti. Al laboratorio, nel carcere romano, partecipano sempre Gianni Alemanno e Fabio Falbo, lo “scrivano di Rebibbia”, e altri detenuti che si confrontano con i parlamentari. Negli istituti sono venuti il presidente del Senato Ignazio La Russa e il vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura Fabio Pinelli. Ad una delle visite nelle carceri romane, che ho fatto il giorno di Ferragosto, ho invitato (e lui ha accettato di venire), Matteo Salvini. Dal punto di vista delle idee, almeno fino a questo momento, noi e il ministro siamo molto lontani, però gli ho voluto far vedere che cos’è una sezione sovraffollata. Il 12 agosto abbiamo visitato con il ministro Roberto Giachetti il carcere Regina Coeli di Roma, ne sono uscita distrutta dalla situazione che ho visto.
ll 30 giugno scorso erano 62.728 le persone detenute in Italia, in aumento di 1.248 unità rispetto all’anno precedente, con un sovraffollamento che si attesta al 134,3%
Cosa ha visto a Regina Coeli?
Abbiamo visto quello che ho definito “l’indicibile”. Subito dopo la visita ho presentato una diffida e l’ho mandata al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria-Dap, Stefano Carmine De Michele, al presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma, Marina Finiti, al procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi. Parliamo di veri e propri maltrattamenti, di violazione costante (possiamo dire perpetua nella settima sezione) di trattamenti inumani e degradanti, di violazione dei diritti umani fondamentali. Mi ha fatto molto piacere che la presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma sia subito intervenuta, è rientrata dalle ferie e ha fatto un’ispezione di otto ore, dando delle precise prescrizioni al Dap.
Cosa ci può dire delle condizioni dei detenuti, in particolare a Regina Coeli?
Abbiamo segnalato alcuni casi molto preoccupanti, in particolare quello di un ragazzo. Io ho la registrazione del padre che mi ringrazia per essere intervenuti, per avergli salvato la vita (lì veramente è in pericolo la vita di molte persone), era stato già aggredito da altri detenuti e correva il pericolo di essere ammazzato. A Regina Coeli spesso ci sono disordini perché i detenuti vengono tenuti in condizioni disumane. Nella settima sezione ci sono celle piccolissime che potrebbero contenere una persona, invece ci vivono anche in tre. In una cella c’erano tre ragazzi africani, con il letto a castello a tre piani. Uno dei tre aveva buttato per terra il materasso di gommapiuma, per respirare un po’ a causa del caldo l’aveva messo sotto la finestra. Quando siamo entrati abbiamo sentito una puzza incredibile e abbiamo visto che il bagno, naturalmente senza porta, era un buco per terra, non c’era più il water e lo scarico era otturato. Non si può far vivere le persone in quelle condizioni, ce ne sono con problemi seri di tossicodipendenza, comportamentali, e anche psichiatrici.
Foto in apertura di Pawel Czerwinski su Unsplash e, nell’articolo, dell’intervistata e da Facebook
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