Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

Il mio viaggio d’inverno nel Monferrato che amo

di Paolo Massobrio

Adesso la neve scende con precisione. I giornali e le tivù ti avvisano dell’orario e le amministrazioni si mettono in moto, pensando che le elezioni non sono lontane. La prima seria neve dell’anno mi ha colto in collina, in un paesino del Monferrato da cartolina: Portacomaro. Siamo arrivati sulla piazza e Andrea Cerrato ci ha fatto vedere i lavori di ristrutturazione di un albergo con ristorante e camere che nascerà nell’antico maniero. Sotto apre la Bottega del Grignolino, dedicata al vino principe di queste colline, dove c’è una trattoria che fa il fritto misto alla piemontese più buono del mondo. Nella piazzetta, di fronte al Municipio, c’è una casa che presto ospiterà degli artisti. Verranno qui per creare le loro opere, con l’unico vincolo, in cambio dell’ospitalità, di fare la loro prima mostra in questo paese. Siamo entrati nella casa, ristrutturata con amore, e c’era una mostra di presepi di ogni parte del mondo. Il più bello era quello della sorella di Guido Nicola, il maestro d’Aramengo, fatto di 150 statuine di ferro e lana. Maria Teresa Nicola è un genio di questi paesi, che la neve sembra avvolgere in un abbraccio come il calore di una comunità. Più in su, in località Sant’Agata, c’è una cantina che fa il Ruchè, un altro vino speciale, dalla nuance aromatica che in Giappone abbinano al sushi. Dalla parte opposta, c’è invece la trattoria Bandini, in frazione Cornapò, una delle mete felici della mia GuidaCriticaGolosa.
Non è lontana dal casello di Asti Est, ma nessuno lo sa. L’autostrada è una comodità, ma è come se avesse tagliato via i paesi, lasciandoli nel loro isolamento. Quel giorno d’inverno, a Portacomaro, m’è sembrato di rivedere Veronelli col suo tabarro che entrava nella farmacia di Carletto Bergaglio e beveva un bicchiere di Ippocrasso. Oppure era solo l’eterna visione di quelle vigne tracciate dai fiocchi di neve, punto di sostanza da cui partire, per dire, con Cesare Pavese, che spesso si crede che il mondo e l’America siano distanti migliaia di chilometri e invece sono lì, a portata di mano, dove ci sono le nostre radici.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA