U lisses Manaças è il coordinatore nazionale del Movimento Sem Terra e di Via Campesina, due associazioni che fanno parte del consiglio internazionale del World social forum e che sono tra le organizzatrici dell’incontro di Belém.
Vita: Qual è il significato di un Forum sociale mondiale proprio nel cuore dell’Amazzonia?
Ulisses Manaças: L’intera comunità mondiale deve rinnovarsi per riuscire a costruire un nuovo modello di sviluppo, sostenibile ed ecologicamente corretto. Fermo restando che l’Amazzonia è la foresta più grande del mondo, e che la civiltà sta passando attraverso grandi crisi, sia etiche che economiche. Ma soprattutto assistiamo a una crisi di comportamenti che incide sull’intero pianeta. I cambiamenti climatici e le catastrofi naturali a causa degli interventi dell’uomo, sempre più predatori verso la natura, indicano l’Amazzonia come una regione che può dare indicazioni importanti alla civiltà umana per un nuovo modello di sviluppo.
Vita: In che senso?
Manaças: Molti pensano che l’Amazzonia sia un territorio disabitato. In realtà qui abbiamo due grandi metropoli, ovvero Belém e Manaus, e una popolazione complessiva di 22 milioni di abitanti, compresi gruppi isolati come gli Yanomami. Gli abitanti hanno una relazione armonica con la natura: agricoltori, indigeni, comunità di ex schiavi, chi vive sui fiumi, chi lo fa grazie alle materie prime che estrae dal territorio. Le organizzazioni di questi gruppi che convivono nella regione interverranno al World social forum per discutere di questo, per dire che l’Amazzonia non è solo una regione ricca di risorse, ma è soprattutto uno spazio in cui convivono gruppi che hanno una relazione armonica con la natura.
Vita: L’anno scorso l’esperienza multicentrica fu un flop. Quest’anno si torna al Forum centrale mentre la crisi economica lascia presagire che l’incontro troverà un grande spazio sui mass media. Ne siete consapevoli?
Manaças: Tornare a una sede unica è importante perché il decentramento aveva creato dispersione. Oltre all’ambiente a Belém dibatteremo della crisi del modello neoliberale capitalista che sta cominciando a colpire tutti i Paesi del mondo. I due temi portanti, dunque, saranno la crisi economico-finanziaria, che dimostra il fallimento di un modello che pone il mercato al di sopra della vita, e la crisi dell’umanità, messa in luce dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale.
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