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Il non profit sul piede di guerra

Dopo il Comune, occupato il Maschio Angioino. La denuncia di Legacoopsociali

di Luca Zanfei

Prima il Comune, adesso il Maschio Angioino. Continuano le occupazioni di protesta del terzo settore campano contro i tagli al welfare regionale e il blocco dei 100 milioni spettanti a cooperative e associazioni locali. Dalla 10 di questa mattina, oltre 500 operatori sociali del comitato “Il welfare non è un lusso” stanno occupando la Sala Grandi Eventi e presidiando gli spazi antistanti il castello, diffondendo volantini con i punti-chiave della protesta; mentre altri due manifestanti si sono issati su una gru.

Stavolta le proteste chiamano direttamente in causa il governatore regionale. «Chiediamo un incontro con il presidente regionale Stefano Caldoro – afferma il presidente di Gesco e portavoce del comitato, Sergio D’Angelo – Se le istituzioni locali non sono in grado di sostenere il sistema di welfare, si decidano a dichiarare lo stato di crisi e si rivolgano al Governo nazionale. Chiediamo a tutti un atto di responsabilità perché Napoli e la Campania stanno precipitando in una situazione di non ritorno, dove dall’emergenza si passerà allo smantellamento vero e proprio dei servizi sociali realizzati in questi anni con l’apporto fondamentale delle cooperative sociali e delle associazioni».

A rischio c‘è il lavoro di 20mila operatori sociali, psicologi, medici, sociologi, educatori, ma anche la certezza dell’assistenza a centinaia di migliaia di persone tra le più sofferenti e fragili della popolazione. «Finora le risposte da parte delle istituzioni sono state evasive e non ci si rende conto che Napoli è solo la punta di un iceberg – denuncia D’Angelo – E’ tutto il Sud a rischiare un tracollo sociale». Così la latitanza delle istituzioni ha convinto il comitato a prolungare l’occupazione anche per i prossimi giorni.

E per febbraio è pronta la mobilitazione generale. «Il 24-25-26 a Napoli ospiteremo un cantiere nazionale sul tema della crisi e dei diritti – annuncia D’Angelo – È proprio nel capoluogo campano, il vero simbolo della crisi, organizzeremo laboratori di idee sulla crisi e chiamiamo a raccolta tutte le esperienze significative fatte sul territorio». Anche perché «dobbiamo fa capire a chi ci governa – conclude D’Angelo –  che se l’unico modo di uscire dalla crisi è il progressivo smantellamento dello stato sociale, l’Italia è destinata ad affogare».

Sulla questione interviene anche Legacoop sociali. «A fronte di risposte sinora drammaticamente parziali e inadeguate – dichiara la presidente nazionale di Legacoopsociali, Paola Menetti – Legacoopsociali sostiene e ribadisce l’appello alle Istituzioni ed Amministrazioni locali perché si esprima una ben più esplicita e concreta disponibilità all’ascolto ed al confronto per trovare risposte concrete ad una situazione ormai pesantissima. Quanto sta accadendo a Napoli, e le crescenti criticità che si vanno manifestando in molti altri territori del meridione, segnalano tuttavia problemi che non hanno un profilo soltanto locale. A porsi sono questioni di evidente rilevanza nazionale, poiché rimandano alla messa in discussione della sostenibilità di servizi sociali e socio sanitari a base universalistica, e della loro funzione pubblica».

«Per questo – aggiunge Menetti – un mese fa abbiamo chiesto alle istituzioni nazionali, parlamentari e di governo, l’attivazione di tavoli di confronto concreto e di merito sullo stato e le prospettive dei servizi di welfare in questo Paese, a partire dalla realtà meridionale: è grave e preoccupante che ad oggi non vi sia stato riscontro. Rinnoviamo oggi la richiesta, nonostante altre paiano essere in queste settimane e in questi giorni, le priorità nell’agenda politica».


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