Welfare

Il piano per le nuove carceri dia almeno veri spazi per l’aria

di Redazione

E la chiamano “ora d’aria”
L’edilizia penitenziaria è al centro dell’attenzione, c’è un piano per costruire in fretta nuovi istituti, una cosa ci auguriamo: che progettino degli spazi più umani per i passeggi, invece che i soliti spazi di cemento orrendi, che descrive un detenuto, Gianfranco R., sulle pagine di Altrove, il giornale del carcere di Alessandria.
«La giornata in carcere parte dalle ore d’aria: che coraggio chiamarla aria, quattro mura grigie, fredde, spoglie, dove le persone camminano, avanti e indietro, sempre i soliti discorsi, le solite facce e questa tensione, sopita come un gatto, la vedi, la senti, la tocchi. Speri che non si svegli, perché è come un barile di dinamite pronto ad esplodere».
Gli immigrati detenuti discriminati, dice l’Onu
Succede raramente che un immigrato in attesa di giudizio aspetti il processo agli arresti domiciliari, o che, se sta scontando una pena, riesca ad accedere alle misure alternative. Ma non sono solo i diretti interessati a lamentarsi della Giustizia italiana, no a parlare di discriminazioni per gli immigrati detenuti è il rapporto del Gruppo di lavoro dell’Onu sulla detenzione arbitraria, che muove queste critiche al nostro Paese e chiede anche di ridurre la percentuale della popolazione carceraria in custodia cautelare. Lodi vanno invece al sistema della giustizia minorile, proprio quello che purtroppo stanno penalizzando con tagli enormi alle risorse necessarie per il suo funzionamento.
La galera ai tempi della crisi
In tempi di crisi anche i posti di lavoro poco qualificati sono diventati appetibili per tutti, e così succede, come racconta Andrea A., un detenuto vicino al fine pena, che la gente sta in galera fino all’ultimo giorno perché non trova alternative: «Sono entrato in carcere 13 anni fa, mi rimane da scontare poco più di un anno di galera, e nonostante abbia tutte le carte in regola per continuare il mio percorso di reinserimento, in questo momento non posso uscire dal carcere, perché le cooperative che fino a un anno fa sarebbero state disposte ad assumermi, oggi rischiano di dover licenziare anche chi già lavora portando avanti un percorso positivo e che perdendo il lavoro, perderù anche quel po’ di libertà di cui ha goduto».

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