Mondo
Il poeta Arminio: «Volontari, la meglio gioventù»
«Che bella gioventù. È ora di darle spazio», dice il poeta e paesologo Franco Arminio. «Dobbiamo creare per i giovani cornici che permettano loro di scaricare la carica vitale. È sbagliata la cornice in cui li mette la società, non sono sbagliati loro». E sull'ambiente: «Non possiamo abitare solo le coste o le città. Dobbiamo ripopolare le colline e le montagne: dobbiamo prendercene cura»
di Anna Spena
14 le vittime, 26mila gli sfollati. Oltre 40 i comuni coinvolti nell’emergenza alluvione in Emilia Romagna. Eppure «mi colpisce l’entusiasmo delle persone, la gente sorride, e questo fa onore alla Romagna», dice il poeta e paesologo Franco Arminio. Sacro Minore, è il titolo del suo ultimo libro. (Einaudi, pp-160). In pochi sanno guardare ai luoghi come Arminio, quindi alla natura. E le immagini che arrivano dalla Regione ci obbligano a delle riflessioni, Arminio le ha messe in poesia. «Sono cose magnifiche gli abbracci», ha scritto in una poesia pubblicata sulla sua pagina Facebook. «E gli oggetti e le care abitudini a cui non si fa caso. Noi siamo comunque in grado di gioire, di ravvivare il sogno di essere qui quando una ferita comune ci attraversa. L’acqua si prende la casa e la porta fuori, espone in un salotto alla rinfusa il divano e il frigorifero, i libri e l’acqua minerale. Un albero si spoglia dei suoi frutti, si arrende alla pioggia rovinosa uscita dal bicchiere e altrove è guerra e si spara in terra e in cielo e il piccolo destino di noi tutti è un cane affogato, una strada da attraversare a nuoto, un pezzo di montagna che sembra formaggio sul fuoco. Ci voleva il fango per sentire che noi siamo acqua nell’acqua e il mondo è un monolocale all’aria aperta. Se questo tempo ci disonora col suo chiasso vano, che nessuno mai più smetta di covare il sogno di un altro mondo, che nessuno ci sia mai più lontano».
Non possiamo più girarci dall’altra parte o far finta di non vedere: i cambiamenti climatici esistono. «Stiamo continuando su questo modello di sviluppo», spiega Arminio a VITA, «fondato sull’economia, sulla carriera individuale, sull’aumento del reddito. Come se ognuno dovesse tendere ad essere ricco per raggiungere chissà quale benessere. La casa in cui alloggiamo può essere piena di opere d’arte, piena di ricchezza, ma se arriva l’acqua è una casa in pericolo».
Per questo bisogna guardare all’ambiente: «Ci vuole», aggiunge Arminio, «una premura maggiore per il bene comune. Uno sguardo ai fiumi, alle colline, ai paesi. Non solo in Romagna, ma in tutta Italia serve più attenzione». Servono politiche nuove a livello regionale, nazionale ed anche europeo: «politiche», spiega Arminio, «per favorire la distribuzione delle persone sul territorio. Oggi tutti vengono spinti verso le pianure, invece la crisi climatica ci dice che dobbiamo ricominciare a vivere anche le montagne, le colline, ci dice che dobbiamo prendercene cura. Non possiamo abitare solo le coste o le città».
Di questi giorni di emergenza colpiscono le facce dei giovani che hanno scelto di diventare volontari. Colpiscono i loro corpi coperti di fango, le braccia con le pale in mano per liberare le strade. Di loro si parla tanto, spesso male, eppure: «è solo una questione di cornice», dice Arminio. «Se i giovani li mettono il sabato sera, davanti ad un bar, con un bicchiere in mano, questi ragazzi ti sembrano inerti, senza utopie. Ma non è così. Perché poi arriva una sventura collettiva e la voglia di dare una mano si scatena. Io credo che gli esseri umani non siano del tutto andati a male. Non siano del tutto bruciati. C’è un’utopia disoccupata, le scene che vediamo in Romagna, sono le stesse che abbiamo visto durante la frana ad Ischia. La questione vera è un’altra». Quale? «Creare cornici che permettano ai ragazzi di scaricare la carica vitale. La cornice in cui li mette la società di oggi li deprime, esalta i rischi peggiori».
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