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Politica & Istituzioni

Il quartiere a luci rosse che piace alle associazioni

L'idea dello zoning lanciata dal sindaco De Magistris ha subito provocato le critiche della chiesa. Ma tante altre associazioni sono più aperte. Vita le ha interpellate una per una

di Chiara Caprio

«Parco dell’amore», «quartiere a luci rosse», «modello Amsterdam». Sui giornali sono fioccate definizioni di ogni genere per cercare di descrivere il nuovo progetto dell’amministrazione De Magistris, lo zoning. Secondo quanto dichiarato dal sindaco, la città di Napoli ospiterà delle zone-cuscinetto dove le prostitute potranno lavorare, ricevere assistenza sanitaria e un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine, con lo scopo di proteggere i lavoratori del sesso da eventuali aggressioni o scippi, mettendo in atto un modello già utilizzato in altre zone d’Italia (Mestre) ed Europa (Zurigo).

Ma la proposta del sindaco non è esclusiva del primo cittadino. Secondo quanto ha dichiarato Sergio D’Angelo, assessore ai servizi sociali e uomo forte del terzo settore napoletano, l’idea è nata all’interno del tavolo di discussione sulla tratta, che raccoglie le associazioni attive sul territorio nel contrasto alla tratta a scopo sessuale e per la promozione dei diritti delle prostitute. Una linea che però non sembra condivisa da tutti gli esponenti della società civile. Il primo a schierarsi contro lo zoning è stato il Vescovo di Napoli, Vincenzo Sepe, che ha criticato apertamente De Magistris e attirato la risposta avvelenata del primo cittadino: «si tratta di un’invettiva e affondo politico basato su evidenti distorsioni della realtà». Ed è arrivata anche una critica dal vicepresidente del consiglio comunale di Napoli, Elena Coccia, che ha dichiarato al Fatto Quotidiano: «Chi vuole prostituirsi per scelta, a me va benissimo. Però penso che almeno il 70-80% delle prostitute faccia questo mestiere per bisogno, e noi dobbiamo liberare queste donne dal bisogno, dalla schiavitù».

Ci sono però associazioni che hanno mostrato di sostenere la linea del sindaco. Tra queste spicca Dedalus, cooperativa che da oltre dieci anni è attiva nel contrasto alla tratta sul territorio napoletano. A onor del vero, Dedalus fa anche parte del gruppo di cooperative sociali Gesco, un tempo guidato proprio dall’attuale assessore e quindi “partito” forte all’interno del gruppo delle associazioni operative in questo settore.

«Credo comunque che molte delle associazioni siano a favore di questa proposta di restyling urbano e sociale,» spiega Fabio Corbisiero, docente di sociologia urbana all’Università Federico II di Napoli. «L’orientamento è di creare la zona cuscinetto nella periferia est della città, a ridosso della stazione, dove è in atto un progetto di riqualificazione urbana più ampio,» prosegue Corbisiero, che aggiunge però: «La questione dello zoning applicato alla prostituzione sul modello Amsterdam è molto più spinosa di quanto sembri: nella città olandese ci sono state consultazioni cittadine e non tutti erano d’accordo. Oggi uno dei problemi maggiori è proprio quello creato dal turismo di massa generato dalla “prostituzione in vetrina”».

Se il progetto verrà approvato, il vero nodo della questione è il ruolo che verrà giocato dagli operatori che lavorano per il contrasto alla tratta e i diritti delle prostitute. L’assessore le ha chiamate in causa e le ha individuate come vera origine della proposta del sindaco. Ma che cosa ne pensano i portavoce e i responsabili di settore? Vita ha chiesto alle associazioni più attive la loro opinione sullo zoning.

– Don Vincenzo Cozzolino, direttore Caritas Napoli

La linea della Caritas di Napoli, attiva con uno sportello per le donne immigrate e le vittime di tratta, è quella del Vescovo di Napoli Vincenzo Sepe. Come ha detto Sepe: «Capisco che non essendoci idee e proposte concrete rispetto ad argomenti seri e di interesse generale, si ricorre a temi a effetto come è avvenuto con l'ipotesi di realizzare case a luci rosse e un parco dell'amore, ma bisogna realizzare azioni di recupero per fare uscire dallo stato di costrizione e sfruttamento, salvaguardando la dignità dell'uomo e il valore della persona. Ogni ragionamento deve essere guidato prima ancora che da aspetti giuridici, dalla questione morale».

– Andrea Morniroli, coordinatore area prostituzione e tratta dell’associazione Dedalus

«C’è stata una grande confusione sui termini. Nessuno ha intenzione di creare un parco dell’amore o i quartieri a luci rosse, si tratta di una proposta di zoning, dove sia garantito alle donne che si prostituiscono l’accesso ai servizi sanitari e la tutela da parte delle forze dell’ordine. Come associazioni siamo stati coinvolte fin dall’inizio in questa discussione che riguarda anche interventi di contrasto ai trafficanti e una migliore formazione delle forze dell’ordine. La proposta di un’area dedicata è nata anche per rendere più facile il contatto da parte delle unità di strada e per diminuire il conflitto sociale tra prostitute e cittadini. Oggi le ragazze sono spesso costrette a lavorare in zone pericolose, buie, spesso sono vittime di violenza e scippi e questo progetto serve a limitare i danni. Abbiamo una legge Merlin che garantisce il diritto alla salute e il diritto al lavoro delle donne che si prostituiscono, dobbiamo rispettarla. Noi riteniamo che questa formula, già sperimentata a Venezia-Mestre e in altre zone, possa funzionare, anche per le vittime di tratta, in questo modo più protette e quindi più propense, speriamo, ad abbandonare la strada e gli sfruttatori».

– Fabrizio Sorbara, presidente di Arcigay Napoli

«Dal nostro punto di vista Napoli già offre dei quartieri a luci rosse, o peggio, quartieri senza luci. Le zone del Centro Direzionale, Piazza Garibaldi e la stazione sono già luoghi dove uomini e donne si prostituiscono senza controllo pubblico e senza servizi sociali offerti dalle istituzioni. Per questo motivo penso, previo il consenso dei cittadini, che questo progetto di zoning possa portare a un maggiore controllo del fenomeno e aiutare le persone che si prostituiscono liberamente. Diversa è invece la questione per le vittime di tratta e sfruttamento, che hanno bisogno di un sostegno diverso, sia da parte delle associazioni sia da parte delle istituzioni. Inoltre, molta delle prostituzione, anche maschile, oggi viaggia su internet, quindi la proposta di De Magistris sarebbe comunque una soluzione parziale al fenomeno».

– Renato Natale, presidente di Jerry Masslo

«Normalmente il discorso pubblico sulla prostituzione include due tematiche: da un lato, l’aspetto dello sfruttamento delle donne, dall’altro la questione morale sulla scelta di prostituirsi. Ci sono anche donne che decidono di farlo e rientrano in un ambito diverso. Ma purtroppo la maggioranza sono persone sfruttate, costrette a vendere il proprio corpo, e in questo caso le autorità devono mettere in atto altre forme di sostegno. Bisogna investire in centri accoglienza, centri di fuga, sostenere le associazioni che lottano contro la tratta a scopo sessuale. Le associazioni fanno i salti mortali per ottenere i fondi necessari a portare avanti le attività ed è su questo che le istituzioni dovrebbero fare di più. Per quanto riguarda invece la questione della donna che sceglie di prostituirsi allora il dibattito è diverso: abbiamo i casi di Amsterdam e altri località in cui forse il modello ha funzionato e come cittadino preferisco vi sia una forma di tutela nei confronti di queste donne.»


 


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