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Il segretario generale? Asiatico e, forse, donna

Nazioni Unite/ E' cominciata la bagarre per il dopo Annan

di Chiara Brusini

La partita è entrata nel vivo: con la ?votazione preliminare? del 24 luglio i membri del Consiglio di sicurezza dell?Onu hanno iniziato a esaminare le candidature alla carica più ambita del momento: quella di ottavo segretario generale dell?organizzazione e successore di Kofi Annan, il cui mandato scade il 31 dicembre. Ad oggi sono quattro i candidati ?ufficiali? (ma non tutti i contendenti sono usciti allo scoperto) che hanno condotto una campagna elettorale su scala globale, passando da un volo intercontinentale all?altro a caccia dell?appoggio di Mosca, Pechino, Londra, Parigi e Washington. Ovvero i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu il cui supporto è indispensabile per succedere ad Annan. La procedura di elezione è tutt?altro che trasparente: l?unica regola vincolante, prevista dall?articolo 97 dello Statuto Onu, stabilisce che il segretario generale sia nominato dall?assemblea «dietro nomina del Consiglio di sicurezza», per la quale sono necessari almeno nove voti, inclusi tutti quelli dei membri permanenti. La scelta tuttavia è sempre stata assoggettata a norme non scritte, da quella che esclude cittadini dei membri permanenti del Consiglio a quella della ?rotazione geografica? in base alla quale, dopo tre mandati monopolizzati dal continente africano, questo sarebbe il turno dell?Asia. I quattro candidati ?ufficiali? sono sostenuti da India, Sud Corea, Sri Lanka e Thailandia. Tutti paesi asiatici, evidentemente fiduciosi nella regola della rotazione. Peccato che l?ambasciatore Usa, John Bolton, abbia recentemente dichiarato che «verrà scelto l?uomo o la donna migliore », e che la ?nuova Europa? non abbia mai espresso un segretario generale. Eventualità, questa, appoggiata dallo stesso Bolton, che sarebbe favorevole a un candidato dell?Est, come l?ex presidente polacco Alexander Kwasniewski, sgradito però alla Russia. Per la Francia, invece, l?unica discriminante imprescindibile per Chirac è che… «il segretario generale parli fluentemente il francese». Ma chi sono i ?fantastici? quattro in lizza? Il favorito fin qui è il ministro degli Esteri della Corea del Sud, Ban Ki-Moon che ha ottenuto 12 voti di incoraggiamento su 15. Sessantaduenne, ha alle spalle una lunga esperienza Onu, culminata nell?incarico di capo di gabinetto della presidenza dell?Assemblea generale durante il mandato sudcoreano, iniziato in circostanze drammatiche il 12 settembre 2001. Ex ambasciatore a Washington, intrattiene ottimi rapporti con gli Usa. Troppo buoni, forse, agli occhi della Cina e questo potrebbe spiegare il voto negativo di Pechino. Shashi Taroor, il candidato indiano che è giornalista e scrittore, ha incassato 10 voti a favore. Sottosegretario generale alle comunicazioni e alla pubblica informazione, è il più vicino ad Annan. È nel sistema Onu dal 1978, quando entrò nello staff dell?Unhcr a Ginevra, per assumere tre anni dopo la guida dell?ufficio dell?Alto commissariato a Singapore. Il thailandese Surakiart Sathirathai, 48 anni, non sembra aver sfruttato al meglio la sua lunghissima campagna elettorale (ha iniziato nel 2004, visitando decine di capitali): solo 7 per lui i voti di incoraggiamento, mentre tre paesi si sono espressi contro. Sathirathai, laurea in legge ad Harvard, attualmente vice primo ministro della Thailandia, gode dell?appoggio ufficiale dell?Asean, ma recentemente la sua immagine ha risentito delle critiche dell?Asian Human Rights Commission secondo la quale il governo thailandese sta ?coprendo? i membri delle forze di sicurezza responsabili di esecuzioni arbitrarie di insorti nelle province musulmane del Sud. Ancora peggiore – 5 voti favorevoli, 6 contrari, 4 astenuti – la situazione di Jayantha Dhanapala, senior advisor del presidente cingalese, ex ambasciatore a Londra, Pechino, Washington, New Delhi e Ginevra. Il problema è che ha 67 anni: due in più rispetto all?età ufficiale di pensionamento per l?Onu. Ma la sorpresa non ?ufficiale? potrebbe essere rappresentata dalla pachistana Benazir Bhutto. Primo perché, oltre a essere asiatica è donna, e più volte Annan ha detto che è «giunta l?ora di avere una donna come segretario generale», cosa mai accaduta in sessant?anni di Onu. Poi perché è musulmana e, dopo il via libera di Bush – «per me è ok» – potrebbe rappresentare un riscatto ideale per quella parte del mondo islamico che sta perdendo sempre più la fiducia verso il Palazzo di Vetro.


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