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Il Sud attacchi la spina

scommessa a mezzogiorno Tonino Perna, economista, uno sguardo oltre Gomorra

di Redazione

«Le energie rinnovabili erano una soluzione per questa parte d’Italia già trent’anni fa. Facciamo come Obama, cambiamo modello di sviluppo» D ue anni fa, quando il vento del Nord iniziava a soffiare con forza, Tonino Perna, economista dell’università di Messina ed ex presidente del Parco dell’Aspromonte, dette alle stampe un agile volume dal titolo Cari amici del Nord. C’era una volta il Sud… e c’è ancora . Una raccolta di lettere scritte a intellettuali del Settentrione per ribadire l’importanza del “legame sociale” fra le diverse parti dello Stivale. Centoventi pagine che si concludevano con una certezza: il Meridione, nonostante tutto, c’è ancora. Se oggi lo ristampasse probabilmente aggiungerebbe un punto interrogativo. Dopo i rifiuti di Napoli, dopo Gomorra, dopo la guerra delle Procure, il Sud c’è ancora? E, soprattutto, ci sarà dopo che l’onda della crisi globale avrà bagnato le sue coste?
Vita: Professore, cosa direbbe oggi agli amici del Nord?
Tonino Perna: Direi che sono molto più preoccupato. I segnali che quest’anno sono arrivati dal Sud sono inquietanti. Penso alla spazzatura di Napoli, alla crisi delle università meridionali, agli immigrati ammazzati sotto il fuoco dei camorristi. Penso al messaggio che lancia il Nord con il federalismo fiscale: si salvi chi può!
Vita: Partiamo dalla svolta politica delle elezioni. Il Nord, di fronte alle avvisaglie della crisi globale, ha reagito con forza e compattezza. La Lega ha raccolto i voti oltre i cancelli delle fabbriche e in regioni rosse come l’Emilia. Il Mezzogiorno, invece?
Perna: È un processo, quello del Nord, di lungo periodo. La parte ricca del pianeta, non riuscendo più a dare risposte ai problemi sociali, si chiude nella difesa del proprio benessere. Conquistato, va ricordato, grazie alle capacità imprenditoriali ma, spesso, grazie al lavoro di chi viene da fuori. Le regioni del Sud, su impulso della Calabria, si sono riunite nel 2007 per dar vita a un coordinamento ma, dopo il classico bel documento, si sono arenate. Non riescono a fare massa critica, ad andare oltre le appartenenze ideologiche e a individuare punti comuni su cui farsi sentire. Non permettiamo, tuttavia, che il Paese vada in frantumi. Molte buone cose fatte al Sud sono state realizzate grazie all’apporto delle organizzazioni del Nord.
Vita: Il federalismo fiscale non potrebbe essere un’opportunità?
Perna: Il Sud ha semplicemente subito la discussione sul federalismo. Il neo governatore della Sicilia Lombardo ha cavalcato politicamente l’argomento con la storia delle imposte sul petrolio raffinato nell’isola. Si tratta di pura demagogia: sono misure che saranno bocciate dall’Unione europea. Gli unici a far sentire la voce sono stati gli ex Dc oggi nel Pd mentre la componente Ds del partito di Veltroni, forse per ragioni di tesseramento o perché i dirigenti del partito sono del Nord, è sembrata più allineata. Paradossale la storia: i primi movimenti autonomisti sono nati proprio nel Meridione. Pensiamo a figure come Dorso e Salvemini che puntavano sul federalismo e l’autonomia: fino agli anni 70, infatti, il Mezzogiorno ha versato allo Stato sotto forma di tasse più soldi di quanti ne abbia ricevuti. Il dramma del Sud è che in questi anni non è riuscito a utilizzare i fondi europei per dar vita a una struttura economica e sociale sganciata dalla spesa pubblica, da cui continua a dipendere, e dall’intermediazione delle forze politiche. In Calabria mezzo Consiglio regionale è inquisito. Non è detto però che se tornassimo a votare non ne finirebbero altrettanti sotto inchiesta.
Vita: Il 2008 è stato l’anno di Gomorra . Solo un libro e un film? Che cosa ha messo in moto Roberto Saviano?
Perna: Gomorra è una parola che è entrata ormai nel linguaggio comune. Non solo italiano. Saviano, in quanto giovane, ha risvegliato la capacità di indignarsi delle nuove generazioni. Ha incarnato il grido di dolore del Sud. Le cose che dice erano in parte note. Se le avesse dette però un vecchio professore non avrebbero sortito lo stesso effetto. È riuscito invece a comunicarle in modo chiaro e, ripeto, a diventare un punto di riferimento per i giovani.
Vita: Nell’album del 2008 c’è anche la foto del presidente di Confindustria della Sicilia che propone di allontanare dall’associazione chi paga il pizzo…
Perna: È uno dei pochi segnali positivi dell’anno. Il punto è che spesso chi denuncia viene poi abbandonato dallo Stato: i tempi della giustizia sono lenti e le condanne, complice la prescrizione, non arrivano mai. Denunciare è diventato rischioso..
Vita: Il 2009 si annuncia come l’anno della crisi. Che succederà al Sud?
Perna: Inizialmente il Sud, dove la spesa pubblica ha un peso notevole sul Pil regionale, ne risentirà di meno. La spesa pubblica, infatti, si adegua lentamente alla crisi economica. Il punto è che manca, diversamente dal Nord, la percezione del problema. Nelle piazze e nei bar del Veneto si discute delle aziende in crisi, al Sud meno. C’è il rischio di trovarsi impreparati quando scoppierà. Si consideri, inoltre, che il salvagente della spesa pubblica potrebbe sgonfiarsi sotto la pressione del federalismo fiscale e delle politiche di riduzione del debito pubblico.
Vita: Che rischi intravede?
Perna: La crisi offre alle mafie l’occasione per continuare a comprare pezzi dell’economia sana. Da un lato ci sono le imprese che hanno grossi problemi di liquidità, dall’altro la criminalità organizzata che deve investire gli ingenti proventi dei traffici illegali. Al centro un sistema creditizio fragile che non presta più denaro alle piccole imprese.
Vita: Opportunità?
Perna: Le energie rinnovabili, su cui ora punta Obama, erano una soluzione per il Sud già trent’anni fa. Crisi economica ed ecologica sono l’occasione giusta per rivedere il modello di sviluppo.

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