Welfare
Il terzo settoreapre al capitaledi rischio
puglia Piccoli sussidi, 650mila euro per far crescere l'impresa sociale
di Redazione
Il privato sociale pugliese apre all’ingresso di soggetti finanziatori esterni. Fra timori, tuttavia, e qualche titubanza. È stato necessario infatti prorogare i termini per la presentazione delle domande a Piccoli sussidi, il progetto regionale che istituisce un fondo per la partecipazione al capitale di rischio del non profit, per vincere i dubbi degli organismi del terzo settore. Inizialmente solo poche imprese sociali avevano avanzato richieste di sostegno. Per un importo complessivo, peraltro, inferiore alle risorse messe a disposizione. In seguito alla riapertura del bando, invece, sono giunte domande per un ammontare superiore ai 650mila euro disponibili. «Un buon risultato che consentirà di selezionare e di premiare i progetti di qualità», afferma Michele Gravina, componente del comitato di gestione dell’organismo intermedio (un’associazione temporanea di scopo composta dal Consorzio Ape e Fondosviluppo) che darà attuazione a Piccoli sussidi, e responsabile area Sud di Banca Etica.
Le imprese partecipanti (cooperative sociali o loro consorzi) hanno presentato, infatti, accanto ai progetti di sviluppo per il rafforzamento della struttura patrimoniale e/o per la realizzazione di programmi di investimento, un programma finalizzato all’inserimento sociale e lavorativo di soggetti svantaggiati. L’azione 4 di Piccoli sussidi, in particolare, fissa in 50mila euro il contributo massimo erogabile ed esclude qualsiasi intervento volto al ripianamento di perdite, al consolidamento di passività a breve o al superamento di situazioni finanziarie precarie. Il bando, soprattutto, prevede che l’organismo intermedio diventi socio del soggetto proponente. A due condizioni: che ci sia da parte del privato sociale l’impegno a versare un importo almeno pari alla richiesta di intervento e a restituire il capitale entro e non oltre cinque anni.
Due paletti, secondo Gravina, che possono aver frenato le adesioni iniziali all’azione 4: un’iniziativa di sostegno finanziario che rappresenta la risposta a una necessità sempre più urgente, ma non sempre avvertita, dalle imprese sociali. Specie del Sud. «Il problema delle cooperative sociali», osserva, «è la mancanza di capitale di rischio. Non accedono facilmente al credito perché hanno un patrimonio netto molto piccolo in rapporto agli altri indicatori di bilancio». Le titubanze degli organismi del terzo settore nascondono anche un gap culturale. «Non sono ancora maturi per cogliere un aspetto importante: se cresce il patrimonio netto, cresce anche la possibilità dell’impresa di dar lavoro», sottolinea il membro del comitato di gestione.
L’impresa sociale che invece investe una somma pari a quella erogata dal socio sovventore (in questo caso l’organismo intermedio capeggiato da Fondosviluppo) scommette su se stessa. I suoi soci, cioè, credono pienamente nelle qualità del soggetto di cui fanno parte tanto da impegnare parte dei capitali. Secondo Gravina, infine, dietro i dubbi del non profit meridionale non ci sarebbe, in linea di massima, una resistenza all’ingresso di soci, soggetti esterni che potrebbero mettere il naso laddove non devono. Il sovventore, infatti, mette a disposizione le sue capacità manageriali.
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