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Il vento di destra soffia sul sociale

Il partito conservatore dato per vincente. Gruppi estremisti alle soglie del parlamento. E una società civile contagiata da virus anti democratici. Un esperto racconta...

di Alissa Evans

«La società civile ungherese sta cercando di resistere alla crisi globale, una crisi finanziaria ma anche sociale». Parola di Peter Nizak, esperto di non profit, direttore del fondo d’emergenza ungherese nato dalla donazione di George Soros per i Paesi dell’Est Europa. Fidesz, il partito conservatore d’opposizione, è dato vincente alle prossime elezioni ungheresi, fissate per l’11 e il 25 aprile. Con la crisi finanziaria e il secondo tasso di disoccupazione d’Europa, quasi certamente l’Ungheria svolterà a destra, contagiando anche in qualche modo il mondo del non profit. Sono passati solo vent’anni dalla nascita di una società civile democratica, ma negli ultimi tempi si sono manifestati alcuni trend preoccupanti, in particolare con l’aumento della popolarità di numerosi gruppi radicali antidemocratici.

Vita: Com’è oggi il clima politico in Ungheria?
Peter Nizak:La febbre elettorale sta salendo. E ci sono davvero buone probabilità che un partito di destra radicale ottenga posti in parlamento.
Vita: Che significato avrà questo per la società civile ungherese?
Nizak: Onestamente non mi aspetto grossi cambiamenti. Almeno sulla carta, l’élite politica di tutti i grandi partiti ha sempre sostenuto il terzo settore, considerato un attore importante. Con il cambiamento politico che credo avverrà presto, alcuni ruoli oggi ricoperti dalle ong avranno più importanza, come la difesa legale, il controllo governativo e il controllo del rispetto dei valori democratici.
Vita: Secondo lei, Soros ha creato un fondo d’emergenza per salvaguardare i valori democratici e possibilmente prevenire la svolta a destra?
Nizak: Lo scopo principale del fondo era affrontare le questioni sociali ed economiche più pressanti, causate dalla crisi finanziaria. Il suo impatto sulla situazione politica si può comprendere se consideriamo la crisi in un senso più ampio, e cioè non solo come una crisi finanziaria ma anche come una crisi sociale. I fondi comunque sono stati distribuiti in venti Paesi, ciascuno con le sue priorità.
Vita: Quali sono le priorità dell’Ungheria?
Nizak: È necessario salvare le organizzazioni sociali e culturali che offrono servizi alla comunità. Queste organizzazioni sono messe seriamente in pericolo dalla crisi finanziaria.
Vita: Come hanno reagito alla crisi queste organizzazioni?
Nizak: Molte ong sono diventate attive politicamente, e non in modo salutare. Ci sono molti gruppi radicali e orientati politicamente che rientrano nella definizione di organizzazioni civili ma che non lavorano secondo i principi del vivere democratico. Questo è il nuovo fenomeno di “società civile negativa” in Ungheria.
Vita: Può fare un esempio?
Nizak: La Hungarian Guard, per esempio, era un gruppo radicale xenofobo registrato come associazione. Aveva molti volontari, supporter, donatori ed era molto attivo nella vita pubblica. Il problema è che erano nazisti. In parte estremizzo, ma non interamente. Non si comportavano in modo democratico. Alla fine sono stati costretti a sciogliere il gruppo, ma ce ne sono molti altri.
Vita: Cosa si può fare per contrastarli?
Nizak: Ci sono molte organizzazioni di questo genere che utilizzano strumenti democratici ma che hanno scopi antidemocratici. È una grande sfida capire come rispondere. È una situazione complessa e penso che risalga alla Rivoluzione francese: che cosa possiamo fare quando i nemici della libertà usano gli strumenti propri delle istituzioni democratiche?


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