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Sanità & Ricerca

Il virus? Rallenta

I casi di Aids conclamato in Italia negli ultimi sei mesi sono diminuiti di circa la met

di Federico Cella

I casi di Aids conclamato in Italia negli ultimi sei mesi sono diminuiti di circa la metà (vedi tabella). Nel contempo bisogna notare, secondo stime ?ufficiose? dato che non esiste l?obbligo di denuncia, che l?aumento dei sieropositivi si attesta sui 6/8 mila nuovi casi ogni anno. Al momento attuale si stima, dunque, che nel nostro Paese vi siano 80/100 mila casi di persone affette dal morbo Hiv. Abbiamo intervistato il professor Mauro Moroni, direttore del reparto malattie infettive dell?ospedale ?Sacco? di Milano e presidente della sezione lombarda dell?Anlaids (Associazione nazionale lotta contro l?Aids), per una ?lettura? consapevole di questi dati. «Il trend che si è creato nell?ultimo anno dipende dalla reale diffusione che è avvenuta nel nostro Paese dei nuovi farmaci inibitori di proteasi. Con questi ritrovati non è possibile far tornare ?sieronegative? le persone, dunque gli ammalati restano comunque infetti. Ma la sola presenza del virus di per sé non è causa di danno; questo si verifica a seguito della replicazione del virus. I farmaci sono in grado di abbassare, e in alcuni casi annullare, l?evoluzione del virus; quindi, risulta evidente che la curva dei casi di Aids, che è sempre stata in salita, dapprima è diventata piatta e, ora, è in netta discesa». Una cura a base di inibitori di proteasi (Saquinavir, Indinavir e Ritonavir) costa, comprese le visite mediche, circa un milione e mezzo al mese. I farmaci sono stati posti dal ministero della Sanità in fascia H, quindi completamente gratuiti per l?utente. Ma qual è la reale diffusione e la disponibilità dei farmaci nel nostro Paese? «La Lombardia, come del resto tutto il Nord d?Italia, è perfettamente a regime, nel senso che i farmaci sono disponibili in tutti gli ospedali nei quantitativi sufficienti. Questo perché le richieste al ministero sono sempre state vivaci in queste regioni, soprattutto a seguito dell?elevato numero dei pazienti. Comunque, anche se in alcuni ospedali del Sud ci sono dei rallentamenti nella distribuzione, non ho notizia di vere e proprie difficoltà nel reperire i farmaci. È comunque indubbio che permangono delle nicchie e la principale è sicuramente rappresentata dalle carceri. Qui intervengono una serie di circostanze sfavorevoli, che sono comunque comuni a tutte le patologie croniche che richiedano interventi specialistici; e l?Aids rappresenta una specialità nella specialità, che necessita di un continuo aggiornamento e di apparecchiature da laboratorio molto specifiche». Quale, dunque, sarà il futuro della diffusione del virus nel nostro Paese? E, in base anche alle ultime notizie sullo studio di una nuova terapia a base di chemiochine, in quale direzione punta la ricerca? «Il primo progetto, pratico, che stiamo portando avanti con il ministro della Sanità, è quello di far rientrare anche le visite specialistiche nell?esenzione dal ticket, come era fino a due Finanziarie fa. Bisogna tenere conto delle tipologie dei nostri pazienti, persone che vivono sotto i ponti, che hanno tagliato con la famiglia e per i quali anche le 6 mila lire del ticket possono rappresentare un problema. Più in generale posso dire che lo ?status? del morbo è cambiato: le probabilità di ammalarsi sono drasticamente diminuite. Il prezzo da pagare è rappresentato dal sempre maggior numero di compresse che l?ammalato deve assumere; compresse che non sempre sono tollerate e che, spesso, portano degli effetti collaterali. Il primo passo della ricerca è dunque quello di rendere più tollerabili questi farmaci; quindi individuare delle strategie complementari che possano far intravedere la possibilità dell?effettiva eradicazione del virus. In questo senso vanno visti gli studi sulle chemochine, così come quelli sulle citochine, sulla terapia genica e sull?immuno stimolazione». ?


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