Non profit
Il volontariato e l’Unione Europea
Riflessioni, appunti sullo stato dell'arte
1. L’Unione Europea, terzo settore, volontariato
Per facilitare la lettura del presente documento, si precisa già da ora che questa introduzione riguarda in modo generico i rapporti tra Unione Europea e quell’insieme di realtà non governative, associative, spontanee, prive di scopo di lucro che vengono di volta in volta individuate come terzo settore, settore non profit, economia sociale, privato sociale, associazionismo, ecc.
Questa scelta è dovuta innanzitutto all’impossibilità di identificare una politica Europea per il volontariato – data appunto l’inesistenza di una normativa comunitaria per il volontariato e la difficoltà ad adattare questo stesso concetto alle esperienze presenti nei vari paesi membri. Secondariamente, è dovuta alla convinzione di dover collocare il ragionamento sul ruolo del volontariato all’interno del proprio ambito naturale, rappresentato appunto dalla variegata galassia del terzo settore.
1.1. Gli indicatori di un positivo sviluppo del ruolo del terzo settore
Il crescente riconoscimento d’importanza per il terzo settore rispetto a diversi aspetti della vita comunitaria può essere focalizzato nei suoi principali elementi:
a. la creazione di nuovi posti di LAVORO: in diversi Paesi Membri (Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia) il terzo settore rappresenta ormai una consistente percentuale della domanda di lavoro, con livelli crescenti se si considerano i posti di lavoro creati negli ultimi anni. E’ ipotesi ormai diffusa tra gli osservatori, che questa area economica rappresenti – nei Paesi ad economia sviluppata – il miglior “bacino occupazionale” per i prossimi anni. In tal senso l’Unione Europea sta operando con alcuni strumenti; in particolare si ricordano i progetti pilota “TERZO SISTEMA E OCCUPAZIONE” finalizzato a chiarire la dimensione del contributo del III settore all’occupazione.
b. la fornitura di SERVIZI: rispetto ad un ruolo – vero o presunto – di “sostituzione” delle strutture di servizio pubbliche, il terzo settore sta passando ad un ruolo di consapevolezza e di maggior protagonismo nella titolarità ed erogazione di servizi di utilità collettiva (soprattutto di carattere relazionale, sociale, culturale e di salvaguardia dei diritti). Tutto ciò in coerenza con il cosiddetto “principio di sussidiarietà” che diventa sempre più logica portante delle politiche comunitarie. Questo comporta naturalmente l’onere ed il rischio dell’assunzione in proprio della responsabilità legata alla gestione completa di alcuni servizi.
c. la PARTECIPAZIONE politica e la democrazia: le forme associative intermedie hanno un importante ruolo per lo scambio di informazioni e idee tra governi e cittadini, anche a livello comunitario. Inoltre esse sono un’importante strumento di espressione della cittadinanza e possono essere utili all’Unione Europea per lo sviluppo della cittadinanza europea e come veicolo per diffondere informazioni fra i cittadini. In tal senso occorre ricordare alcuni positivi elementi di sviluppo:
·la commissione prenderà in esame l’istituzione di un ANNO DELLE ASSOCIAZIONI E DELLA CITTADINANZA EUROPEA;
·è in programma maggiore coinvolgimento delle associazioni nella diffusione di informazioni ai cittadini;
·verrà riconosciuta e valorizzata l’attività delle associazioni negli “anni europei”.
d. PARTNERSHIP E DIALOGO PER L’ANALISI E L’INNOVAZIONE SOCIALE: da sempre il terzo settore – le associazioni in particolare – rappresenta un prezioso strumento di rilevazione e misurazione dei bisogni espressi dal tessuto sociale, nonché un importante laboratorio di riflessione e innovazione rispetto alle possibili risposte. In questo senso il terzo settore spesso si trova nella condizione di sperimentare azioni innovative, preparando il terreno da cui possono svilupparsi le future politiche sociali. Anche in questo senso sono stati già attivati alcuni strumenti:
·1995 creazione di una piattaforma di ONG (Organizzazioni Non Governative) europee di solidarietà sociale;
·1997 creazione di una nuova linea di bilancio B3-4101: “cooperazione con associazioni di solidarietà sociale, organizzazioni non governative e associazioni che difendono gli interessi degli anziani”;
·i movimenti rappresentativi del settore hanno creato il COMITATO CONSULTIVO delle cooperative, delle mutue, delle associazioni e delle fondazioni, col compito di assicurare la consultazione e il coordinamento orizzontale del settore;
·il FORUM EUROPEO PER LA POLITICA SOCIALE (che quest’anno si è svolto a Bruxelles dal 24 al 26 giugno);
·la Commissione ha pubblicato un REPERTORIO DELLE ONG europee per favorirne la consultazione da parte dei funzionari e decision makers UE.
e. lo sviluppo di iniziative TRANSNAZIONALI: anche sotto la spinta dei programmi europei, l’attività transnazionale delle associazioni è notevolmente aumentata negli ultimi anni.
1.2. Gli elementi di carattere problematico e gli spazi d’impegno per il terzo settore
A fronte degli elementi riportati, indici di un accresciuto ruolo del terzo settore, si pongono naturalmente una serie di questioni di carattere problematico, che rappresentano altrettanti possibili ostacoli allo sviluppo del terzo settore e, nell’ottica dei centri di servizio, aree di impegno e di miglioramento.
Tra queste si possono ricordare:
a) RICONOSCIMENTO, DIFFUSIONE E VALORIZZAZIONE del terzo settore all’interno dell’Unione e degli Stati membri: nonostante quanto detto in rispetto all’accresciuto ruolo del terzo settore, secondo l’Unione Europea occorre ancora riconoscere la crescente importanza dello stesso sia a livello comunitario che degli stati membri. Le autorità di questi ultimi, mentre delegano sempre più i propri servizi ad associazioni e fondazioni, generalmente mancano di una politica complessiva nei loro confronti e non sempre conoscono in modo sufficientemente approfondito le realtà che lo compongono. Questo fatto, insieme alla mancata armonizzazione tra i paesi membri delle politiche fiscali e del quadro giuridico, ostacola tanto lo sviluppo che l’internazionalizzazione di queste organizzazioni, come si avrà modo di sottolineare anche rispetto al tema della transnazionalità.
In questo senso, diventa problematico sviluppare rapporti di parternariato locale, utile a promuovere a livello territoriale la capacità progettuale e di innovazione, necessario per favorire il dialogo e la cooperazione tra enti e istituzioni diverse, ormai indispensabile anche al fine della partecipazione ai programmi europei, sempre più centrati su progetti di ampie dimensioni e con una pluralità di attori protagonisti.
b) DIALOGO E PARTNERSHIP con l’Unione Europea: le associazioni svolgono un importante ruolo di interfaccia tra i cittadini e i poteri pubblici. Bisogna che questo ruolo sia riconosciuto nella sua completezza e non ridotto ad attività di lobbying. Ciò significa prioritariamente modificare il rapporto tra terzo settore e Unione Europea, nel senso della strutturazione di procedure che permettano una consultazione sistematica e costante su tutti i temi e le decisioni che possono influenzarne l’attività, abbandonando un ruolo di soggetti esecutori delle politiche comunitarie attraverso il meccanismo della manifestazione di interesse e del finanziamento delle attività (necessità indicata anche nella dichiarazione 23 del Trattato di Maastricht: “la conferenza sottolinea l’importanza che riveste, per il perseguimento degli obiettivi dell’articolo 117 del trattato che istituisce la Comunità Europea, una cooperazione tra quest’ultima e le associazioni e le fondazioni di solidarietà sociale, in quanto organismi responsabili di istituti e servizi sociali”) .
c) TRANSNAZIONALITA’: è aumentato notevolmente il lavoro transnazionale, con la partecipazione a un numero crescente di programmi europei. In questo lavoro, associazioni e fondazioni incontrano numerose difficoltà, in particolare per le organizzazioni di volontariato più piccole e meno strutturate in quanto mancano di una rete propria di relazioni internazionali:
·difficoltà di trovare organizzazioni con finalità affini
·mancato riconoscimento giuridico delle organizzazioni al di fuori del proprio Paese
·difficoltà ad aprire sportelli o fornire servizi finanziati dal pubblico
·mancanza di accesso alle tecniche di “networking” e conseguente incapacità di sviluppare contatti con altre organizzazioni simili.
A queste difficoltà l’Unione cercherà di fornire risposte attraverso diversi strumenti che dovranno trovare risposta da parte dei soggetti del terzo settore:
·istituzione di un fondo speciale per favorire l’attività transnazionale delle associazioni.
(prefinanziamento di progetti, visite di studio, partecipazione a conferenze, seminari e azioni di formazione);
·estensione a favore del terzo settore degli strumenti rivolti alle imprese (BC-Net, Europartenariati, BBC…);
·avvio di programmi di formazione mirati per i responsabili delle associazioni, per promuovere la conoscenza delle lingue, dei sistemi fiscali, dei metodi di lavoro e delle procedure amministrative dei diversi stati membri
·uso di tecnologie dell’informazione per creare reti di associazioni e fondazioni.
·monitoraggio e analisi degli effetti della politica comunitaria per evitare che ostacoli le azioni transnazionali delle associazioni
Mancano invece altre risposte di natura organizzativa e relazionale, quali la pubblicazione da parte dell’Unione di liste di soggetti interessati ai diversi programmi europei o la conoscenza approfondita dei partners europei da parte delle strutture di emanazione ministeriale create proprio con l’intenzione di ovviare agli inconvenienti di carattere organizzativo che potessero derivare alle ONG.
d) ACCESSO AI FINANZIAMENTI: molti programmi UE prevedono la partecipazione di associazioni e fondazioni, e l’intenzione della Comunità è di favorire ulteriormente questa partecipazione. Rispetto a queste opportunità si manifestano anche alcuni problemi:
·incapacità di ottenere i finanziamenti UE: difficoltà di ottenere informazioni aggiornate, ostacoli posti dagli stati membri
·difficoltà di reperire i cofinanziamenti locali per progetti finanziati dalla UE
·difficoltà (propria della realtà italiana) rappresentata dalla necessità di fornire fideiussione bancaria
·eccessiva dipendenza dai finanziamenti UE – problemi di continuità di gestione
·versamenti tardivi dei finanziamenti UE
·complessità delle procedure amministrative relative ai Fondi strutturali
·scarsa diffusione delle informazioni sugli strumenti finanziari disponibili per le associazioni .
2. LA SPECIFICITA’ DEL VOLONTARIATO
2.1. Le sfide aperte per il volontariato
La specificità del volontariato all’interno del terzo settore, determina la necessità di individuare nel contesto delineato, le aree di sviluppo proprie, le strategie, gli obiettivi e gli strumenti che il volontariato deve assumere per sfruttare appieno le opportunità che si presentano e risolvere difficoltà e ostacoli che si frappongono.
La tipicità del volontariato italiano non permette una analisi differenziata delle politiche comunitarie che lo riguardano, differente da quella svolta per il terzo settore. E’ però possibile individuare all’interno del contesto delineato alcune “questioni aperte” che riguardano più da vicino il volontariato. Queste possono costituire uno scenario di riferimento all’interno del quale è opportuno che i centri di servizio si interroghino rispetto alla propria funzione, ai propri compiti, agli strumenti necessari al loro perseguimento. La riflessione che qui si propone non è che una traccia delle possibili tematiche in gioco, sviluppata nella consapevolezza che ogni territorio deve esprimere in base alla propria storia, specificità, attitudine, il proprio percorso e la propria esperienza.
Quelli che seguono possono essere i temi principali su cui lavorare per la crescita del terzo settore .
a) DEMOCRAZIA, CITTADINANZA, VALORI SU CUI FONDARE L’UNIONE EUROPEA
La elaborazione di una “carta” di diritti fondamentali e dei loro strumenti applicativi è stata sollevata da tempo , in particolare dopo la pubblicazione del rapporto del Comitato dei Saggi incaricato dalla Commissione europea di esaminare gli sviluppi della Carta comunitaria dei diritti sociali dei lavoratori nell’ambito della revisione dei trattati dell’Unione europea prevista dal trattato di Maastricht .
Il lavoro dei ” saggi ” ha aperto e fondato una discussione sull’Europa di tutti”, attorno all’assunto fondamentale che l’Europa non può essere costruita su un fondamento di disoccupazione e esclusione, ne su un deficit di cittadinanza.
In coerenza con il ruolo che il volontariato ricopre all’interno della società, rispetto al tema della partecipazione e della solidarietà, questi non può mancare di portare i proprio contributo affinché l’Europa che nasce cresca, sia dal punto di vista sostanziale che formale, come l’Europa di tutti.
b) SVILUPPO ECONOMICO E SICUREZZA SOCIALE
Il contributo, anch’esso riconosciuto, allo sviluppo delle economie e dei sistemi locali di protezione sociale ha bisogno di azioni di sostegno senza cui tutto resterebbe sul piano delle dichiarazioni o delle intenzioni. In questo senso occorre contribuire all’edificazione di un sistema di strumenti che permettano al volontariato di diventare effettivo protagonista della realizzazione dello sviluppo europeo, attraverso un ruolo di parternariato effettivo. Anche in questo modo si può favorire uno sviluppo che non sia solo economico ma abbia come obiettivo più generale l’elevamento della qualità della vita.
All’interno di tale contesto si colloca la necessità di operare per favorire lo sviluppo di parternariati locali, cooperando a livello territoriale affinché rispetto ai vari problemi si stringano sinergie operative tra associazioni, terzo settore, istituzioni locali e, perché no, fondazioni e imprese.
c) LA PROMOZIONE DEL VOLONTARIATO NEI PAESI “TERZI”
Un’Europa aperta alla partecipazione di tutti i cittadini ed un Europa solidale, non può che guardare con favore la promozione del volontariato e della cultura della solidarietà anche verso gli altri Paesi e all’interno degli stessi. In modo particolare questo è vero nel momento in cui si apre la nuova fase di allargamento dell’Unione ed è necessario garantire lo sviluppo di partenariati col volontariato dei “nuovi” Paesi europei, la promozione stessa del volontariato in queste stesse zone e lo sviluppo di partenrships tra sistemi locali, di cui il volontariato locale sia protagonista.
Questa stessa logica di solidarietà che si manifesta nel cooperare allo sviluppo di tessuti sociali democratici, partecipativi e solidali, non può naturalmente non segnare le politiche nei confronti dei Paesi non europei, sia che si tratti di nazioni ad “economia sviluppata” che di “paesi in via di sviluppo”.
d) IL RICONOSCIMENTO E LA RAPPRESENTANZA DEL VOLONTARIATO
Per tutte le questioni problematiche che sono state precedentemente presentate, come del resto per molti aspetti delle azioni cui è già stato dato assetto e riconoscimento, è importante istituire e sviluppare forme di rappresentanza del volontariato che promuovano autonomia, democrazia e partecipazione.
E’ importante e positiva l’apertura di ” tavoli” , come è stato già stabilito a livello europeo (per il confronto e la valutazione delle politiche di sviluppo e di integrazione) o nazionale (per il confronto sui progetti contro l’esclusione sociale).
E ‘ compito del volontariato stesso impegnarsi per garantire autentica democraticità e reale rappresentatività a questi ” tavoli”. Altrettanto, spetta principalmente al volontariato il compito di promuovere lo sviluppo di sistemi locali di collaborazione e codecisione tra autorità, servizi pubblici, insieme degli attori sociali e terzo settore.
Riteniamo quindi necessario :
a. DIFFONDERE E SVILUPPARE INFORMAZIONE E CULTURA nei confronti del volontariato perché sia in grado:
·di affrontare col massimo di consapevolezza e di efficienza i compiti che già gli vengono riconosciuti e assegnati dall’Unione
·di affrontare con competenza quelle che abbiamo indicato come questioni aperte, con tutti i problemi, anche operativi, che ne derivano;
nei confronti dei cittadini, in particolare, sembra importante un lavoro di servizio per la promozione dei contenuti dell’Europa dei Diritti Sociali e delle proposte che ne conseguono.
b.COLLABORARE ALLA CRESCITA DEI SISTEMI LOCALI
Perché siano all’altezza dei compiti, dei doveri e dei problemi che abbiamo ricordato. Lo possono fare estendendo alle amministrazioni, autorità, sevizi pubblici e a tutti gli attori sociali l’azione di informazione e sostegno culturale destinata al volontariato o partecipando a programmi e progetti già esistenti e promossi da altri soggetti.
c.EROGARE SERVIZI SPECIFICI quali:
·informazione
·formazione
·ricerca
·assistenza tecnica
·azioni per favorire il cofinanziamento
Il compito è di migliorare e incentivare:
L’Informazione:
·conoscenza del sistema istituzionale europeo
·diffusione dei principali atti normativi del settore
·programmi esistenti e politiche in evoluzione
·sistema informativo e documentale dell’Unione Europea
La Formazione:
·differenziazione per categorie di soggetti destinatari
·formazione di persone con il compito di gestire la progettazione
·formazione dei responsabili di settore dei centri di servizio
·formazione destinata alle associazioni
La Ricerca:
·definizione delle caratteristiche e dei bisogni del territorio
·mappatura delle risorse locali per la costruzione di partnership
·analisi dei modelli e delle prassi diffuse su territori differenti per la costruzione di momenti di scambio e partnership transnazionale
·contributo ai progetti locali di osservatorio sull’economia sociale e sullo sviluppo delle politiche di integrazione sicurezza sociale, sull’impatto delle politiche di integrazione sicurezza sociale di dimensione europea, sul contributo dell’economia sociale alla soddisfazione della domanda sociale
L’Assistenza Tecnica:
·mappatura delle professionalità disponibili sul territorio e di quelle necessarie al volontariato locale per operare adeguatamente rispetto alle politiche ed alle opportunità comunitarie;
·sviluppo della capacità del volontariato locale di programmare le proprie progettazioni, uscendo dalle logiche dell’emergenza, dell’episodicità, della progettazione legata al “bando” e all’opportunità di finanziamento, a favore di una progettualità legata all’analisi del bisogno, aiutando le associazioni a non considerare l’Europa solo come una fonte alternativa o integrativa di finanziamento;
·sviluppo delle capacità delle singole associazioni di partecipare consapevolmente ed efficacemente ai processi di progettazione nei / dei sistemi locali;
·informazioni e assistenza su programmi, bandi e linee di finanziamento;
·costruzione di parternariati locali e transnazionali all’altezza delle necessità;
·tutoraggio nelle fasi di stesura dei progetti e di elaborazione dei budgets;
·assistenza , consulenza e tutoraggio nelle fasi di gestione e rendicontazione;
Azioni per favorire il cofinanziamento:
·promuovendo integrazione dei livelli locale, nazionale e transnazionale di progettazione
·operando per lo sviluppo di partnerships locali
·integrando nella progettazione i propri bilanci e l’erogazione di servizi che ne consegue
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.