Non profit

Immigrati: le Acli scommettono su quelli giovani

«Riconoscere le qualità professionali e investire sulla formazione linguistica»

di Redazione

«Basta con la paura, è tempo di scommettere sugli immigrati, i giovani in particolare, e le giovani famiglie». In vista della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà domenica prossima, 13 gennaio, il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero rilancia il tema dell’accoglienza e dell’integrazione, raccogliendo l’appello di ieri della Fondazione Migrantes della Cei e richiamando il messaggio di Benedetto XVI dedicato in particolare ai “giovani migranti”.

«Ancora pochi mesi fa – ricorda il presidente Olivero – un sondaggio pubblicato sui giornali evidenziava che un italiano su due ha paura degli immigrati. Una paura dettata soprattutto dal clamore di alcuni fatti di cronaca e da una rappresentazione dell’immigrazione spesso deformata dagli organi di informazione e dai toni aggressivi e strumentali del dibattito politico. Al contrario, l’immigrazione è segno di garanzia e di speranza per il nostro futuro: per la stabilità demografica, per lo sviluppo economico e la continuità del benessere, anche per una rinascita culturale del nostro Paese. Lo sanno le aziende e le famiglie italiane, lo testimoniano ogni giorno le associazioni impegnate in questo settore, lo ribadisce la Chiesa da tempo, invitando a guardare agli immigrati – il messaggio del Papa dello scorso anno – come “grande risorsa”».

Le Acli rilanciano quindi l’appello di ieri della Fondazione Migrantes a introdurre nella nostra legislazione lo jus soli, perché chi nasce in Italia deve essere considerato cittadino italiano; a ridurre da 10 a 5 anni i tempi per la domanda di cittadinanza degli altri immigrati; a concedere la possibilità di mantenere la doppia cittadinanza. «Il progetto di legge presentato dal Governo – afferma Olivero – contiene già queste misure. Ci auguriamo che le forze politiche in Parlamento vogliano approvarle al più presto, mettendo da parte le polemiche artificiose e strumentali».

Le Acli ricordano inoltre, utilizzando le parole del Papa, che “dai Paesi d’origine se ne va spesso la gioventù dotata delle migliore risorse intellettuali”. «Questo significa – spiega Olivero – che esiste una “fuga dei cervelli” che ha come meta il nostro Paese e che noi possiamo cogliere come risorsa straordinaria. Non investire sui giovani, italiani di oggi e italiani di domani, sarebbe un suicidio».

Per questo le Acli chiedono allo Stato di scommettere sugli immigrati, sui giovani in particolare. Che significa concretamente: agevolare le vie legali d’ingresso; riconoscere le qualità professionali, oltre che sociali ed umane degli immigrati, ad esempio attraverso la creazione di una banca dati; facilitare l’accesso ai servizi; investire in maniera strutturata nella formazione linguistica, coinvolgendo le scuole ma anche i datori di lavoro; concedere, infine, il voto amministrativo per un pieno coinvolgimento nella vita civile. «Molto in questi due anni è stato fatto – ammette il presidente delle Acli Olivero – ma i traguardi più importanti restano ancora da raggiungere».

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