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Immigrati: più disoccupati, con meno figli e da meno Paesi

Caritas Italiana e Fondazione Migrantes hanno presentato a Roma il XXXII «Rapporto Immigrazione 2023». Liberi di scegliere se migrare o restare. Aumentano le famiglie povere e il lavoro povero fra i migranti occupati

di Ilaria Dioguardi

Dai dati del rapporto emerge che sono 281 milioni i migranti internazionali nel 2021, il 3,6% della popolazione mondiale. Quasi due terzi si sono spostati per ragioni di lavoro. In Italia sono poco più di 5 milioni e 50mila i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia al 1° gennaio 2023, in lieve aumento (poco meno di 20 mila persone) rispetto alla stessa data del 2022.
Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere presenti in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. La percentuale di chi non ha accesso a un livello di vita dignitoso risulta essere tra gli stranieri cinque volte superiore di quella registrata tra i nuclei di italiani. Da un anno all’altro peggiora in modo allarmante la condizione dei disoccupati: tra loro risulta povera quasi una persona su due; solo un anno fa toccava circa una persona su quattro.

In-work poverty

Accanto poi alle fragilità di chi è senza un impiego, si aggiungono quelle di chi un lavoro lo possiede: il fenomeno della in-work poverty ha registrato un forte peggioramento negli ultimi anni, tra stranieri e non. Secondo le ultime stime Istat, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati, come gli operai o assimilati; e se a svolgere tali occupazioni sono persone di cittadinanza straniera il dato sale al 31,1% (tra gli italiani è al 7,9%).

Manuela De Marco, Ufficio Politiche migratorie e protezione internazionale Caritas

Di fronte alla conferma che la maggior parte della mobilità internazionale è motivata da ragioni economiche, è importante considerare con sempre maggiore attenzione i contesti di partenza e le storie dei migranti: se essi siano liberi di scegliere se migrare o restare, «secondo il tema del messaggio del Papa per la 109^ Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, incentrato appunto sul diritto di ogni persona a restare o migrare nel nostro paese. La questione dell’immigrazione non è solo garantire l’incolumità fisica, ma favorire un processo di integrazione. Spesso gli immigrati sono costretti a percorsi a ostacoli e discriminazioni», ha detto monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, presidente della Caritas Italiana. «La presentazione di questo rapporto avviene in un contesto molto importante e preoccupante: la guerra in Medio Oriente, gli ostaggi, il terrorismo, la fuga delle popolazioni sono sotto i nostri occhi. Il tutto si aggiunge alla guerra in Ucraina e ai conflitti dimenticati».

Minori in povertà

Nel XXXII Rapporto Immigrazione 2023. Liberi di scegliere se migrare o restare, curato da Caritas Italiana e da Fondazione Migrantes, un importante elemento di criticità è quello legato ai minori: si contano 1 milione 400mila bambini poveri e un indigente su quattro è un minore. Se si considerano le famiglie di stranieri con minorenni i dati appaiono davvero drammatici: tra loro l’incidenza della povertà raggiunge il 36,2%, più di quattro volte la media delle famiglie italiane con minori (8,3%). Da sottolineare il persistere di un divario occupazionale consistente fra i generi, soprattutto per i lavoratori non-Ue, con uno scarto di oltre 30 punti percentuali sul tasso occupazionale (per gli uomini è del 75% e per le donne del 43,6%), mentre per gli italiani lo scarto fra i generi è di 17 punti percentuali.
I nuovi nati stranieri diminuiscono sempre di più: dal 2012 al 2021 si è registrato un calo delle nascite del 28,7%, passando da quasi 80mila a meno di 57mila.

Distribuzione in Italia

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, continua a prevalere l’inserimento nel Nord Italia (59,1% dei residenti totali): nelle regioni occidentali risiede il 34,3% e in quelle orientali il 24,8%; seguono Centro (24,5%), Sud (11,7%) e Isole (4,6%). La Lombardia da sola conta il 23,1% della popolazione straniera residente in Italia; in seconda posizione si trova il Lazio (12,2%) e, a seguire, l’Emilia-Romagna (10,9%), il Veneto (9,8%) e il Piemonte (8,2%). Oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia, e alle successive posizioni dei cittadini marocchini e albanesi, si nota un avvicendamento delle provenienze asiatiche (del Sud Est, in particolare) rispetto a quelle africane – come la tunisina, la senegalese, la nigeriana, non più presenti nella graduatoria dei primi dieci Paesi. Inoltre, anche fra le provenienze asiatiche, quelle di più storica presenza (Cina e Filippine), sono in decremento, mentre quelle di più recente arrivo (Bangladesh e Pakistan) stanno consolidando sempre più il loro percorso migratorio in Italia.

La questione dell’immigrazione non è solo garantire l’incolumità fisica, ma favorire un processo di integrazione. Spesso gli immigrati sono costretti a percorsi a ostacoli e discriminazioni

monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli

Nel rapporto colpisce il fatto che, nel dibattito pubblico, il binomio immigrazione-sicurezza rimane di stringente attualità, generando un diffuso clima di paura e di intolleranza. A 10 anni dalla tragedia di Lampedusa molto è cambiato nel racconto della mobilità in Italia: la tragedia avvenuta a Steccato di Cutro è stata raccontata con minore empatia e una maggiore indifferenza. L’informazione italiana ha dato rilevanza a entrambi i casi, ma in modo differente per intensità e durata: 61 notizie il 3 ottobre 2013, con una trattazione che si protrae per almeno tre mesi; 37 notizie il 27 febbraio 2023, con una copertura di poco più di due mesi. Le differenze, però, non si limitano al piano quantitativo, ma coinvolgono i contenuti. Se a Lampedusa prevale una cornice umana e umanitaria, la cornice sui fatti di Cutro si può definire in prevalenza securitaria, inserita nella più ampia dialettica sugli arrivi via mare, sui rischi della traversata, sulle responsabilità politiche e nei soccorsi. I frame principali sono quelli della sicurezza e del diritto internazionale. Il confronto tra lo stile dell’informazione sulle vicende di Lampedusa e di Cutro mostra come il clima sociale e politico in Italia sia cambiato negli ultimi dieci anni e quanto l’attenzione dei media al tema dell’immigrazione in Italia sia sempre più orientata all’allarmismo.

La foto in apertura mostra una giovane famiglia pachistana a Roma, in Piazza Vittorio, in occasione della festa nazionale ed è di Danilo Balducci per Agenzia Sintesi.

L’intervista a Manuela De Marco è di Ilaria Dioguardi





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