Diritti negati
Immigrazione: storie di spari e detenzioni di minori alle frontiere esterne dell’Ue
Un nuovo rapporto di Save the Children, in vista della Giornata mondiale del rifugiato, raccoglie 30 testimonianze di minori stranieri non accompagnati e migranti, che raccontano il trattamento subito alle frontiere esterne dell'Unione europea: detenzione in istituti di pena per adulti, supporto medico-sanitario e legale negato, aggressioni, separazione dai familiari
di Redazione

«Quando siamo arrivati, hanno iniziato a spararci contro». La testimonianza di un adolescente arrivato in Grecia racconta le peripezie cui vanno incontro tanti minori rifugiati e migranti che arrivano in Europa. Spesso subiscono abusi sistematici, detenzione e un’erronea identificazione come adulti, mentre i Paesi dell’Unione europea inaspriscono i controlli sulle migrazioni nell’ambito dell’implementazione del Patto Ue sull’asilo e la migrazione. Lo afferma un nuovo rapporto di Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre cent’anni lotta per salvare le i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Invitando a una maggiore protezione per i minori rifugiati e migranti in vista della Giornata mondiale del rifugiato, che ricorre venerdì 20 giugno, il rapporto analizza la situazione dei più giovani alle frontiere esterne dell’Ue, concentrandosi in particolare su Grecia, Italia, Finlandia, Spagna e Polonia, e si basa su interviste a oltre 30 ragazzi. La ricerca avverte che il Patto dell’Ue su migrazione e asilo, una riforma che promette di bilanciare una maggiore sicurezza delle frontiere con una maggiore protezione per i migranti, rischia di non riuscire a tutelare i minori, in particolare i non accompagnati.
Sebbene il Patto europeo non entrerà ufficialmente in vigore prima di giugno 2026, diversi Paesi dell’Ue vi stanno già allineando le proprie politiche nazionali. Alcuni Stati membri stanno emanando o ampliando misure restrittive come la detenzione dei minori e la riduzione dell’accesso all’asilo, associando il controllo delle frontiere a motivi di maggiore sicurezza nazionale. Il rapporto denuncia come queste misure abbiano determinato un contesto in cui i diritti e la tutela dei più piccoli vengono sistematicamente violati, evidenziando casi di minori erroneamente identificati come adulti, collocati in strutture di detenzione per adulti e lasciati senza cure o assistenza legale adeguate. I giovani intervistati per il rapporto hanno descritto viaggi e arrivi in Europa strazianti, in cui hanno sperimentato aggressioni (fra cui colpi di arma da fuoco) e separazione dai familiari.
«Volevamo andare a Rodi», racconta Ahmed (tutti i nomi qui riportati sono di fantasia, per tutelare gli intervistati), 17enne egiziano che ricorda così il momento del suo arrivo in Grecia. «A un certo punto, il conducente della barca ci ha detto che la Guardia costiera era a 10 miglia da noi, quindi non potevamo proseguire oltre. Avevamo i passaporti e ci siamo spaventati. Abbiamo iniziato a nuotare e siamo arrivati a Symi, in Grecia. Quando siamo arrivati, hanno iniziato a spararci: circa 70 colpi».
Amin ha 16 anni, è originario della Siria e vive da solo in Grecia dopo essere arrivato via mare. Durante il viaggio è stato separato dai genitori e dalla sorella e la sua barca è arrivata su un’isola greca, ma è stata intercettata e respinta. «Sono solo, lontano dai miei genitori, e mi mancano», spiega il ragazzo, che in Grecia ha trascorso quattro giorni vivendo per strada, prima di trasferirsi in un rifugio per minori non accompagnati. «Proveniamo da Paesi diversi, solo in due veniamo dalla Siria. Mi sento al sicuro, ma a volte la notte qualcuno bussa forte alla porta senza motivo. Vorrei non accadesse».
I Paesi privi di risorse sufficienti per gestire l’arrivo di rifugiati e migranti alle loro frontiere, insieme a politiche sempre più restrittive, spesso lasciano bambini e adolescenti, soprattutto non accompagnati, senza accesso a servizi adeguati e a misura di minore al loro arrivo nell’Ue. Save the Children evidenzia che esiste il pericolo reale che un’intera generazione di minori rifugiati e migranti venga privata dei propri diritti quando il Patto UE verrà implementato.
«Ciò che si sta verificando già oggi ai confini dell’Unione europea è una chiara violazione dei diritti dei minori e deve cessare», sottolinea Willy Bergogné, direttore di Save the Children Europa e rappresentante dell’Ue. «I governi devono assumersi la responsabilità della protezione di tutti i bambini e gli adolescenti, già nel Paese o in cerca di protezione. Nessun minore dovrebbe essere costretto a subire le conseguenze di politiche che antepongono la deterrenza alla protezione. Penalizzare i richiedenti asilo per aver esercitato il loro diritto a chiedere protezione e trasformare la migrazione in un atto criminale, viola il diritto internazionale e tradisce i valori di umanità e solidarietà che l’Ue dichiara di sostenere. Quando, tra un anno, il Patto Ue su migrazione e asilo diventerà giuridicamente vincolante, rischierà di validare queste violazioni. Questa ricerca serve sia da monito che da strumento di verifica futura per garantire che i diritti dei minori non vengano messi da parte quando il Patto entrerà in vigore. Sebbene sia stato concepito come un compromesso equilibrato tra sicurezza delle frontiere e diritti umani, senza una più forte tutela dei diritti dei più piccoli nella sua attuazione, bambine, bambini e adolescenti, soprattutto quelli più vulnerabili, continueranno a pagare un prezzo altissimo».
Save the Children chiede che i principi della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo siano rispettati nel nuovo Patto Ue su migrazione e asilo. «Tutti gli Stati membri dell’Ue devono dare priorità ai diritti e alla sicurezza dei più piccoli, utilizzando procedure di accertamento dell’età e della vulnerabilità eque e a misura di minore, per evitare, fra le altre cose, che adolescenti vengano erroneamente identificati come adulti», si legge in una nota diffusa dall’organizzazione. «Le autorità di frontiera devono inoltre essere formate ad adottare un approccio sensibile ai minori consapevole dei possibili traumi, con particolare riguardo alle vittime di violenza di genere, e alle altre vulnerabilità. Queste valutazioni dovrebbero essere effettuate in un contesto a misura di bambini e adolescenti, coinvolgendo esperti indipendenti che comprendano le esigenze dei più giovani e collaborino con mediatori culturali e un team multidisciplinari. Dovrebbero prendere in considerazione la salute fisica e mentale, lo sviluppo, il background e l’ambiente di ciascun minore per garantire che i risultati siano il più accurati e affidabili possibile».
«È essenziale che l’Italia dia implementazione al Patto asilo e immigrazione mettendo al centro la tutela delle persone vulnerabili, tra cui i minori, a partire dalla valorizzazione e piena realizzazione della propria avanzata legislazione interna in materia, la L. 47/2017», prosegue la nota. «In particolare, si auspica che l’implementazione delle nuove norme europee sia occasione per migliorare alcuni aspetti importanti della protezione dei minori non accompagnati. Tra questi, l’accesso a centri di prima accoglienza a misura di bambini e adolescenti, l’ampliamento del numero di tutori e tutrici volontarie e l’omogeneità nel ricorso alle équipe multidisciplinari per l’accertamento dell’età durante le procedure di identificazione».
Save the Children chiede inoltre agli Stati membri Ue di garantire che i minori non vengano detenuti o che venga loro negata la protezione nell’ambito del nuovo sistema migratorio.
Foto di Pekko Korvuo:Save the Children
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