Cultura

In 850mila per la ”Eid el-Adha”

Sono circa 850 mila i musulmani italiani che hanno celebrato oggi la ''festa del sacrificio'', la piu' importante del calendario coranico

di Redazione

Il rito affonda le sue radici nella storia di Abramo, al quale Dio prima ordino’ di offrire in olocausto il figlio, Ismaele per l’Islam, Isacco per la Bibbia, ma poi, commosso dall’amore dell’uomo per il piccolo, chiese di sostituire il bambino con un capretto. La festa del Sacrificio e’ la celebrazione piu’ importante prevista dalla religione islamica. Ed e’ proprio il capretto o il montone il protagonista di questa giornata. L’animale e’ stato sgozzato questa mattina secondo i dettami dell’Islam in maniera tale che possa essere purificato dalla contaminazione del sangue. Ieri, invece, i musulmani si sono riuniti nelle case per giocare insieme e preparare il banchetto dell’indomani, una sorta di vigilia, chiamata ”El Wakfa’, della grande festa. Oggi si sono alzati presto, alle 5 si sono recati in moschea per pregare fino alle 7. E dopo aver pronunciato l’inno a Dio, l”’Allah Akbar” (Allah e’ il piu’ grande) sono tornati a casa per prepare la carne di cui una parte e’ stata offerta, come vuole la tradizione, ai poveri. Per alcuni la festa finisce oggi, per altri prosegue ancora per tre giorni. Da un punto di vista strettamente coranico festeggiare il sacrificio di Abramo ha assunto il significato di celebrare la vittoria della fede e dell’abbandono a Dio sulla morte stessa: e’, spiegano gli esegeti del libro sacro dell’Islam, ”avere coscienza che Allah non ama il sacrificio, ma la totale fiducia in lui anche quando le cose si fanno difficili, e’ riconoscere che Allah e’ il fedele, egli e’ colui che e’ lo stesso quando da’ e quando toglie. E quando toglie lo fa per dare di piu’, per farci crescere nell’abbandono alla sua misericordia, per darci i frutti di tale abbandono, e’ ancora essere coscienti della necessita’ di collaborare, ognuno al proprio posto, magari nascosto, perche’ la benedizione di Allah sani la terra”.
Ma ecco come le comunita’ islamiche italiane hanno vissuto questo importantissimo evento religioso. A cominciare da uno dei musulmani piu’ noti nel Belpaese, Adel Smith. ”Questa mattina ho fatto tutte le preghiere rituali per questa nostra importante festa del sacrificio -ha detto il presidente dell’Unione musulmani d’Italia – poi con la mia famiglia ho mangiato il prasto sacro: un agnello sacrificato in una macelleria autorizzata; ne abbiamo dato una parte ai poveri e abbiamo ringraziato Dio. Inoltre -ha proseguito- ho fatto dei regalini ai bimbi e ho dato loro anche dei soldi. Continueremo a festeggiare ancora per altri quattro giorni e come vuole la tradizione si mangeranno molti dolci tipici islamici e continueranno gli scambi di auguri con i parenti”. ”Questa mattina -ha raccontato invece il presidente della Lega musulmana mondiale in Italia, Mario Scialoja- per la festa del sacrificio sono state fatte tre preghiere nella grande moschea del centro culturale islamico d’Italia. Poi l’Imam e’ andato al mattatoio comunale di Roma e ha verificato che la macellazione del montone avvenisse secondo le norme igieniche”. ”Alla celebrazione -ha aggiunto- hanno partecipato circa 20 mila persone e l’Imam ha lanciato un messaggio di pace e fratellanza per tutta la societa’ che ha bisogno di tranquillita’. Ora la festa continua nelle singole famiglie ed ogni fedele puo’ decidere se donare una parte del pasto sacro ai poveri. Per molti musulmani italiani la festa finisce stasera, mentre, chi vuole puo’ proseguire ancora i festeggiamenti per tre giorni, come nei paesi islamici”.
”Sono stato benissimo questa mattina, perche’ ho pregato Dio insieme agli altri musulmani per la nostra comunita’ -ha detto Ben Mohamed Mohamed, presidente della moschea di Centocelle, a Roma – poi abbiamo fatto, come tutti, il sacrificio dell’animale e abbiamo consumato il pasto, dandone una parte ai bisognosi. Per me la festa -ha spiegato- proseguira’ per tutta la settimana: festeggero’ con i miei familiari, ci scambieremo doni, soprattutto vestiti, mangeremo i nostri piatti tipici e faro’ visita ai poveri. Inoltre domenica ci sara’ un giorno di festa e preghiera nella mia Moschea di Centocelle”. E’ iniziata stamattina alle 8.30 con l’adempimento del rito della preghiera la celebrazione della festa islamica dell’ ‘Aid al adha’ alla moschea milanese di via Padova. Mahamoud Asfa, direttore della Casa della cultura islamica di Milano, da 23 anni in Italia dove ha anche conseguito una laurea in architettura, ha raccontato come si e’ svolta la liturgia e in che cosa consistono i festeggiamenti. ”Alla preghiera hanno partecipato circa 4 mila fedeli -ha spiegato Asfa, sottolineando che si tratta solo di una parte degli islamici che vivono a Milano- Il rito si e’ svolto in due turni, vista la grande affluenza, e per accogliere tutti i fratelli e’ stato necessario celebrarlo negli spazi del ‘Palafesto’, una palestra messa a disposizione dal Comune di Milano. L’omelia recitata dall’Imam e’ stata incentrata sulla necessita’ del rispetto della legge italiana da parte nostra e sulla necessita’ di apertura al dialogo interculturale, oltre che sul ricordo delle parole del profeta Abramo”.
”Ovviamente oltre che un giorno di preghiera l’ ‘Aid al adha’ rappresenta un giorno di festeggiamenti -ha aggiunto Asfa- Cosi’ alle 12.00 ci siamo diretti in piu’ di 350 persone alla moschea di via Padova, dove e’ stato allestito un pranzo comunitario per trascorrere nella fratellanza questo evento fondamentale per noi musulmani. Il piatto del giorno e’ stato ovviamente l’agnello sacrificato secondo il nostro particolare rito; ci e’ stato possibile acquistarlo anche nei negozi italiani, dove specialmente a Milano sono sempre piu’ i macellai informati sulle nostre modalita’ di macellazione”. ”Piu’ tardi abbiamo portato tutti i bambini a giocare in un parco di divertimento, perche’ questa festa e’ dedicata anche a loro -ha spiegato- In serata saranno in molti i musulmani che andranno a visitare parenti e amici: anche l’Imam nel suo discorso ai fedeli di questa mattina ci ha invitati a farlo in nome dell’amicizia e della solidarieta’. Specialmente noi prime generazioni di immigrati sentiamo questo bisogno: i bambini si sono gia’ del tutto italianizzati, e sentono meno l’importanza della vita comunitaria”. ”Loro saranno il vero ponte tra la cultura islamica e quella italiana -aggiunge- e gia’ le scuole hanno mostrato una grande attenzione verso le nostre esigenze culturali, visto che hanno giustificato i ragazzi per l’assenza di oggi dalle lezioni. Ora cio’ che manca e’ una legge apposita da destinare anche ai lavoratori -conclude- Molti nostri fratelli hanno potuto solo adempiere all’obbligo della preghiera alle 8.30 e poi sono dovuti correre sul posto di lavoro senza avere diritto a un giorno di ferie”.

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