Grazie forse al clima ferragostano, è nato un dibattito interessante sulla curiosa novità che nei concorsi pubblici si sostituirà il requisito del voto minimo di laurea con la conoscenza della lingua inglese. Quello che forse più ha colpito, in positivo e in negativo, alcuni lettori è l’interpretazione che ne ho dato. Come esemplificazione del processo di “svalutazione” della meritocrazia scolastica e del suo ruolo nella promozione dell’inclusione e della mobilità sociale, un processo che è in atto da tempo e che la Pubblica Amministrazione, al posto di contrastare, con un segnale come questo certifica e aggrava.
Se siete interessati a leggere la mia risposta ad alcune osservazioni che mi sono arrivate, potete leggere l’articolo apparso oggi su Linkiesta.
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