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Cooperazione & Relazioni internazionali

In Francia un AirBnb per i rifugiati

Un sito che raccoglie le offerte di case o di stanze messe a disposizione dai cittadini per i richiedenti asilo. È stato appena avviato. I primi venti migranti hanno trovato alloggio

di Anna Spena

L’hanno ribattezzato “Calm”, che è la sigla di “comme à la maison”, (come a casa). È il servizio modello AirBnb lanciato in Francia per l’accoglienza dei rifugiati. Privati che su una piattaforma mettono a disposizioni casa o stanze per ospitare i migranti che hanno fatto richiesta d’asilo in Francia. L’idea è stata lanciata dall’associazione Singa e si mette nella scia di un’analoga iniziativa tedesca, fluechtlinge-willkommen. I primi venti migranti hanno usufruito del servizio appena lanciato. Come spiega la presidente dell’associazione, Alice Barbe, le famiglie che aderiscono alla piattaforma devono fare un breve corso di formazione: «Una cosa molto semplice. Spieghiamo loro che i codici culturali non sono i nostri, e che ad esempio la percezione della pulizia è diversa».

«Il dispositivo di Calm», è scritto sull’home page del sito (un sito dalla grafica molto chiara), «permette di stabilire una relazione tra rifugiati che vivono in alloggi in cattive condizioni o senza un domicilio e dei privati. Si appoggia su una comunità sempre più grande di soggetti che vogliono impegnarsi in prima persona nell’accoglienza».

Alle spalle di Calm c’è un’altra interessante esperienza, quella di Regugiés Connectés, un “laboratorio collaborativo” nel quale 35 professionisti del web mettono a diposizione le loro competenze per sviluppare servizi sul web utili agli immigrati, in particolare creando delle app.

In Francia già i Gesuiti si erano mossi in questa direzione con la rete Welcome. La coordinatrice Marcela Villalobos Cid ha spiega al sito Rue89 «che il pericolo, però, è quello di una discriminazione anche se dettata da buoni motivi. Ad esempio alla nostra rete chiedevano spesso di poter ospitare cristiani iracheni, ma noi spiegavamo di non voler fare selezione sulla base di appartenenza religiosa«.

Un po’ risentita la reazione di Pierre, direttore dell’agenzia statale che si occupa dei rifugiati: «Benvengano tutte le iniziative della società civile. Ma ricordiamoci che lo stato fa accoglienza a nome di tutti. Non confondiamo carità con solidarietà».

Foto Getty Images, Francois Lo Presti. Migranti che pregano a Calais, nord della Francia.


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