Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sanità & Ricerca

In vetta all’Handicap

Accompagnati da guide alpine, cinque ospiti della Logos di Bergamo hanno raggiunto la piramide del Cnr, in Nepal, a 5000 metri.

di Paolo Verdura

Per Roberto è stata una prova dura, ma alla fine ricca di soddisfazioni. Quarantanove anni, reduce dalla spedizione che l?ha portato sulla Piramide di vetro ai piedi dell?Everest, a oltre 5 mila metri d?altitudine, racconta la sua esperienza con qualche difficoltà. Da 27 anni è ricoverato nel Manicomio di Borgo Palazzo a Bergamo. O meglio, la sua vita da internato comincia 27 anni fa, ma negli ultimi 10 qualcosa è cambiato: è diventato ospite della comunità Logos – che occupa un padiglione di quello che fu l?Ospedale neuropsichiatrico fino alla legge 180 del 1978. Un cambiamento sfociato – per Roberto e per quattro compagni – nella recente spedizione nepalese ai piedi del ?Tetto del Mondo?: impresa ardua per chiunque, che presuppone capacità di adattamento all?ambiente, maturità comportamentale e resistenza fisica. Per lui il reinserimento nella società dei ?sani di mente? è un obiettivo forse irraggiungibile, ma sicuramente Roberto è riuscito in qualcosa che metterebbe a dura prova qualsiasi impiegato di banca con la testa ?sulle spalle?. Così anche per Emilio, 40 anni, ricoverato a Borgo Palazzo da 20, e per Ermanno, 66 anni, cittadino dell?Ospedale neuropsichiatrico da 30. Con loro un altro ospite della comunità Logos e due giovani (uno di 24, l?altro di 30 anni), che frequentano la struttura, pur vivendo in casa e conducendo una vita sociale. La spedizione era composta da 18 persone, tra cui Pier Giacomo Lucchini, educatore, responsabile sociale della comunità, Agostino Da Polenza, famoso alpinista e responsabile del laboratorio-piramide che il Cnr gestisce sotto l?Everest, un medico (Carlo Saffiotti), due guide alpine (Michele Comi di Valmalenco e Sergio Gabbio di Alagna Valsesia), due musicisti (Ombretta Maffeis e Gianni Bergamelli). «Persone diverse», sottolinea Lucchini, «ma che nella spedizione hanno formato un gruppo omogeneo, senza confondere i ruoli, ma sicuramente facendo dimenticare la malattia mentale». Il gruppo partendo da Katmandu ha raggiunto in volo Lukla (a 2800 metri) e in sei giorni di cammino ha raggiunto quota 5 mila ai piedi dell?Everest. Alla Piramide i musicisti hanno celebrato il bicentenario della nascita di Donizetti con un concerto d?alta quota (trasmesso in videoconferenza il 24 ottobre allo Smau di Milano), mentre il gruppo della Logos ha proseguito dividendosi tra un breve trekking sul ghiacciaio del Khumbu e la salita del Kala Pattar (5554 metri), con vista sull?Everest. Un viaggio ricco di emozioni: Roberto dice di sentirsi fortunato rispetto ai cittadini nepalesi costretti a vivere in condizioni di assoluta povertà e comunque non ripeterebbe il trekking perché è stato molto faticoso, mentre il Ermanno in Himalaya tornerebbe volentieri, forse perché le tappe più dure le ha affrontate a cavallo. Un?avventura incredibile soprattutto per chi ha un?immagine sbiadita della malattia mentale. «È stato un percorso culturale di informazione e formazione per pazienti e operatori», dice Da Polenza, «ma ha offerto la possibilità, a familiari, volontari e pubblico che lo ha seguito attraverso i media, di capire la realtà dei diversi nell?area del disagio mentale». «Per noi», spiega Lucchini, «raggiungere il laboratorio sotto l?Everest ha significato raggiungere il vertice di una piramide, frutto di anni di lavoro». La preparazione dei partecipanti alla spedizione è durata un anno, con sedute in palestra, escursioni sulle Orobie e acclimatamento sul ghiacciaio del Livrio allo Stelvio). «I pazienti della comunità», spiega la guida alpina Michele Comi, «hanno dato prova di coraggio e maturità, soprattutto se si considera il lungo lavoro di preparazione sostenuto». Ma ciò è il risultato di una preparazione culturale di quasi due lustri. Da quando 37 pazienti dell?Ospedale neuropsichiatrico divennero ospiti della Logos, l?obiettivo principale è stato il reinserimento nella società. «In dieci anni», spiega Lucchini, «ben 11 persone hanno lasciato la comunità per vivere nel territorio». Così all?interno della Logos sono nati i grandi progetti triennali: ?Il disegno della mente 1 e 2? e ?Impronte del corpo e della mente?. Ciò che accomuna i tre progetti», precisa Lucchini, «è l?uso delle varie discipline artistiche con funzione terapeutica, ma anche espressiva». Gli ospiti della comunità si sono cimentati così in pittura, scultura, fotografia e teatro, e hanno collaborato con artisti di fama mondiale: («Ma non sono stati maestri dei nostri ospiti», precisa Lucchini, «bensì collaboratori»). Fra le personalità incontrate, Enrico Baj, Ernesto Treccani, Emilio Tadini, Trento Longaretti, il cardinale Ersilio Tonini, monsignor Loris Capovilla, Umberto Eco, Emanuele Severino e Stefano Zecchi. Il terzo progetto si è poi concluso con una rappresentazione teatrale al Donizetti di Bergamo, a Milano e a Pisa, per concludere l?anno scorso con lo show davanti al Papa. Il quarto progetto, che ha portato sei persone in Himalaya, si concluderà nel 2000. Altra novità del progetto Piramide è il confronto con realtà psichiatriche in Toscana, Francia, Spagna e Germania. Programmi ambiziosi, attuati grazie a una particolare formula organizzativa. Da semplice emanazione della Usl l?evoluzione è stata continua. «Se la comunità ha sempre vissuto grazie alle istituzioni pubbliche», dice Lucchini, «per superare certi ostacoli burocratici abbiamo dovuto far nascere l?associazione Amici della Logosche ha catalizzato i finanziamento necessari. L?ascesa alla Piramide, oltre all?impegno di Mountain Equipe (la macchina organizzativa del laboratorio himalayano del Cnr, guidata da Da Polenza), si è potuta realizzare grazie ai numerosi sponsor, dalla fabbrica di pavimenti ai grandi produttori di abbigliamento sportivo, agli enti pubblici. Un brillante esempio di associazione non-profit, che però, in previsione della totale dismissione dell?attività psichiatrica diretta da parte dell?Asl, ha già pensato a quale struttura adottare in futuro. Così è nata la Fondazione Emilia Bosis, che dovrà raccogliere l?esperienza della Comunità Logos e dell?omonima associazione per dar vita a una nuova struttura all?esterno del comprensorio dell?ex psichiatrico. «Per fine primavera ?99», dice Lucchini, «potremo ospitare fino a 29 persone in piccole comunità di 5 e 10 ospiti; saremo una struttura sanitaria privata in stretto contatto con l?Asl e l?Azienda ospedaliera di Bergamo. Potremmo operare solo privatamente, ma è nostra intenzione mantenere il legame con la struttura pubblica». Così, con la nascita della Fondazione, l?esperienza di una comunità terapeutica giunge al vertice della piramide.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA