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Sanità & Ricerca

Incontro al mondo in sella al cavallo

In tutta Italia ci sono più di 150 centri che si occupano di riabilitazione attraverso lo “strumento cavallo”

di Antonietta Nembri

L?uomo e il cavallo per secoli sono stati un binomio inscindibile. Correre su un destriero poteva essere sì appannaggio di pochi, ma con il cavallo si lavorava, si viaggiava… Poi il nobile animale è stato utilizzato solo per lo sport e da pochi appassionati e gli si sono preferiti altri mezzi di locomozione. Ora il cavallo sta vivendo una nuova giovinezza grazie ad associazioni come il Centro di rieducazione equestre ?Anche noi a cavallo? di Pordenone. All?inizio dell?estate di dieci anni fa un piccolo gruppo di operatori volontari credendo e continuando a credere in una struttura di riabilitazione ?non tradizionale? ha dato vita all?associazione e a un centro, nella verde campagna di Sant?Antonio di Porcia, che oggi è l?unico maneggio coperto e riscaldato del Friuli Venezia Giulia. In tutta Italia ci sono più di 150 centri che si occupano di riabilitazione attraverso lo ?strumento cavallo?. L?associazione che è dedicata a Emanuela Setti Carraro Dalla Chiesa è, dal 1991, un ente morale riconosciuto dal presidente della Giunta regionale friulana. Al suo interno opera un?équipe di terapisti che usando tecniche particolari e sfruttando il movimento del cavallo al passo, ottiene miglioramenti a livello fisico, psichico e di socializzazione. «La scelta di realizzare una struttura autonoma – spiega la coordinatrice responsabile Beatrice Zanchet – anziché essere ospiti presso un Circolo Ippico è stata difficile, ma motivata dal fatto che essa permette di lavorare a tempo pieno con i ragazzi disabili e programmare in libertà diverse iniziative». Solo nello scorso anno sono state effettuate 1600 sedute di riabilitazione a cavallo oltre all?attività preparatoria, ai corsi promozionali e ai cicli di terapia per specifiche patologie. La scelta di utilizzare il cavallo come mezzo di riabilitazione nasce dal fatto che attraverso questo animale si possono realizzare molti progetti e attività diversificate. «Il cavallo dà risposte sia in termini riabilitativi sia di socializzazione e di gratificazione personale. Riesce a dare benefici sia a un bambino di quattro anni come a un adulto di 60 – spiega Beatrice Zanchet – perché a cavallo e intorno al cavallo è possibile stimolare la crescita fisica e psichica della persona, la sua autonomia e la sua fantasia con pochissime controindicazioni riscontrate». Un aspetto particolarmente apprezzato nell?uso del cavallo in attività terapeutiche è che lui non reagisce solo ai segnali consci, ma soprattutto ai sentimenti, alle intenzioni inconsce del cavaliere al punto che le sue reazioni possono essere lette come uno specchio dello stato emotivo profondo. Inoltre per quanto riguarda l?aspetto prettamente terapeutico, l?andatura regolare del cavallo al passo ha infatti un ritmo simile al cammino umano e aiuta a creare o ricreare vissuti di spostamento autonomo nello spazio simili a quelli normali. Si tratta di un?esperienza che molti disabili non possono sperimentare. La riabilitazione equestre prevede tre programmi principali (riconosciuti dal Congresso internazionale di Amburgo del 1982 e ripresi dal Congresso della Nuova Zelanda del ?94): l?ippoterapia, la rieducazione equestre e volteggio terapeutico e infine l?equitazione sportiva per disabili. Si tratta di tre fasi attraverso le quali il disabile passa dalla riabilitazione tecnica a una riabilitazione integrata e poi sociale. «Nella riabilitazione equestre l?operatore utilizza il cavallo come strumento – dice Beatrice Zanchet -, uno strumento meravigliosamente ricco di informazioni quali la corporeità, la ritmicità e il movimento». La scheda Nome Anche noi a cavallo Indirizzo via Campagna 33080 Porcia (Pn) Telefono 0434/920867 Presidente Beatrice Zanchet Scopo Riabilitazione dei disabili attraverso l?ippoterapia Data di nascita 1987


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